Un sistema che integra diverse apparecchiature, tra le quali un dispositivo per la Risonanza magnetica nucleare (Nmr),  gestito da un software che ne elabora i segnali misurati e consente di individuare le nocciole dal guscio sano, ma colpite al proprio interno da cimici o marciume. Il prototipo di questa nuova macchina – sviluppata a partire da un’attività di ricerca volta ad esaminare il contenuto di acidi grassi e di steroidi vegetali delle nocciole di Giffoni – una volta industrializzata, potrà consentire alle imprese agricole di portare sul mercato un prodotto sano e dal valore più elevato, scartando i frutti in guscio non edibili.

E’ questo in sintesi il risultato – presentato ieri pomeriggio a Giffoni Vallepiana (Sa) nella sede dell’Osservatorio sul Nocciolo - del Progetto di ricerca applicata SeivonSistema evoluto individuazione vizi occulti sulle nocciole”, finanziato dalla misura 41, sottomisura 411, azione 1 del Piano di sviluppo locale del Gruppo di azione locale “Colline Salernitane” grazie alla misura 124 del Piano di sviluppo rurale della Campania 2007/2013 che con l’approccio leader dell’asse 4 porta la collaborazione tra imprese agricole ed enti di ricerca con il sistema del partenariato anche nelle aree interne.
Si tratta di un contributo rilevante alla competitività delle aziende agricole che coltivano noccioleti in Campania, regione forte del primo polo produttivo nazionale del comparto nocciole: 22.837 ettari investiti (32,89% su Italia), e 455mila quintali di produzione media tra 2004 e 2008 ne fanno uno dei comparti importanti dell'economia agricola regionale, con un valore della produzione agricola che si aggira sui 70 milioni di euro.
 
Il progetto Seivon è frutto del lavoro di collaborazione tra la cooperativa agricola “Tonda Giffoni” – che è il soggetto promotore e capofila dell’associazione temporanea di scopo Seivon - e il dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Salerno. Del partenariato fanno parte anche altre quattro imprese agricole: Domenico Califri, Giuseppina Carmando, Tommaso Caffariello e “Il Nido”.
 
Decisivo l’apporto della Cooperativa “Tonda Giffoni” che con 200 ettari investiti dai soci in noccioleti certificati per l’Igp Nocciola Tonda di Giffoni e 6000 quintali di produzione media annua, ha consentito una ampia gamma di operazioni di ricerca sul campo rivolta a limitare i vizi occulti delle nocciole e a tarare gli strumenti che sono poi stati realizzati e che potranno, in una fase successiva, essere utilizzati da tutte le aziende del territorio, nello spirito della misura 124 del Psr 2007/2013, che prevede la trasferibilità dei risultati tra tutte le aziende agricole del territorio.
Uno dei problemi delle aziende corilifere – ha detto la professoressa Marisa Di Matteo, ordinaria di Processi della tecnologia alimentare – è quello di vedersi contestare dall’industria di trasformazione o dalla Gdo la consegna di un prodotto apparentemente sano, ma in realtà scadente, cosa della quale sono chiamate a rispondere e che nel tempo può avere effetto sul prezzo all’origine per tutte le imprese coltivatrici coinvolte”.
 
La prima fase del lavoro di ricerca è stata la valutazione del contenuto lipidico delle nocciole cultivar Tonda di Giffoni raccolte nelle annate agrarie 2013 e 2014.
 
La seconda fase della ricerca ha riguardato le modificazioni chimiche scatenate dai principali vizi occulti delle nocciole “Prevalentemente attaccate da cimici o da muffe – ha sottolineato la Di Matteo – e per la prima volta in letteratura abbiamo misurato con analisi chimiche gli acidi grassi e gli steroli vegetali delle nocciole sia su prodotto sano che su prodotto attaccato da muffe o cimici, con il risultato di poter ricavare delle curve di correlazione tra lo stato fisico del prodotto all’interno del guscio e il sottostante contenuto lipidico”. Muffe e cimici danno risultati diversi. In particolare, le nocciole sane danno un contenuto di olio estratto pari al 44,5%, in quelle cimiciate il tasso di olio scende al 43,8%, mentre in quelle ammuffite cala ancora: 35,2%.
 
Antonio Pietrosanto, docente di Misure elettroniche all’Università di Salerno, ha detto “Nella terza fase del progetto Seivon abbiamo scelto di servirci della Risonanza magnetica nuclerare perché consente di conoscere lo stato del frutto a guscio inviolato e in questo caso abbiamo dovuto correlare i valori emersi dalle analisi di laboratorio con la risposta delle nocciole sane, cimiciate e ammuffite alla risonanza”.
 
La Nmr, Nuclear magnetic resonance o Risonanza magnetica nuclera) è una tecnica analitica strumentale basata sulle proprietà magnetiche di alcuni atomi e isotopi il cui obiettivo è ricavare informazioni sulla composizione molecolare dei campioni sotto esame. La Nmr si basa sulla misura dell’assorbimento di radiazione elettromagnetica di frequenze radio in molecole immerse in un forte campo magnetico. In ambito industriale, l’uso dell’Nmr è diffuso nei test di “controllo qualità” degli alimenti (pane, verdure, frutta, carne, pesce, latticini).
 
Abbiamo poi sviluppato un software di elaborazione dei segnali prodotti dalla stazione di Nmr, opportunamente dimensionata e configurata, per costituire un 'rilassometro' la cui risposta permette di selezionare automaticamente le nocciole in guscio il cui frutto sia rinsecchito, ammuffito o cimiciato" - ha sottolineato il professor Pietrosanto.
Il risultato raggiunto è però da perfezionare: "Il magnete va condizionato ad una temperatura stabile (ad esempio di 26 C°) e le nocciole devono essere calibrate e pesate prima di essere sottoposte a risonanza. Allo stato attuale – conclude Pietrosanto – il prototipo impiegherebbe circa 6 ore per esaminare un quintale di nocciole".

L’Università di Salerno ha contribuito con due distinte unità di ricerca: i tecnologi alimentari, per le analisi di laboratorio e l’individuazione dei valori, i fisici e gli ingegneri elettronici per la taratura della Nmr e per lo sviluppo del software.
Ora è il momento della divulgazione dei risultati e del trasferimento dei risultati sul territorio.