La cooperativa Apofruit presenta al Macfrut di Rimini le strategie dei prossimi anni.

"Crediamo di poter dare ulteriore slancio alla cooperativa - spiega Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit -, continuando la strada di chi ha diretto negli anni passati, e di poter competere sul mercato, portando redditività ai nostri soci. Il nostro obiettivo per il 2015 erano i 70 milioni di euro e possiamo dire con soddisfazione di averlo quasi raggiunto. Ora puntiamo ai 100 milioni per il 2018. Ma quali sono le linee guida che vogliamo seguire per ottenere questo risultato? Il biologico è sicuramente un settore in cui vogliamo investire, sia in Italia che all'estero, diversificando anche l'offerta a seconda del target che vogliamo raggiungere.

Per quanto riguarda l'export non vogliamo porci limiti. Oggi esportiamo il 40% della produzione complessiva, di cui il 15% fuori dall'Europa. Vogliamo che l'extra Europa diventi il 25% entro il 2018. Attualmente raggiungiamo Asia, Medio Oriente, Nord America: qui vogliamo ulteriormente consolidarci. Nel prossimo futuro lavoreremo per raggiungere anche il Nord Africa, l'India e il Centro-Sud America.
Aspetto importante è l’innovazione varietale, determinante per creare valore e reddito. Su questo fronte punteremo molto, per individuare varietà sempre più corrispondenti alle richieste del mercato e dell'agricoltore. Credo che il futuro sia nelle varietà a club, che permettono controllare lo sviluppo delle superfici e sviluppare corrette politiche di marca".

 

Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit presenta i progetti per il prossimi triennio ad una numerosa platea di soci

Il presidente Mirco Zanotti ha parlato dal punto di vista dei soci produttori. “La cooperativa dà servizi e sta cercando di continuare la propria politica di sviluppo, specie per raggiungere nuovi mercati. Abbiamo una base sociale che, a differenza di altre realtà, si caratterizza anche per l’età media che è più bassa. E sono proprio le aziende giovani che ci spronano a cercare le novità, a puntare su nuove varietà e tipologie di frutta. Solo puntando sull’innovazione possiamo sperare di dare una giusta remunerazione ai nostri soci che, anche nell’estate 2015, hanno vissuto periodi di luci e di ombre”.

"Il prodotto biologico è oggi una concreta possibilità di differenziare e qualificare l'offerta - spiega Ernesto Fornari, direttore di Canova Srl -, che deve essere sempre più dinamica per soddisfare le esigenze del consumatore. Oggi in Italia abbiamo 800 aziende, la produzione 2014 è stata di 34,2 tonnellate di ortofrutta fresca per un volume d'affari di 59,2 milioni di euro. In questa crescita la politica di marca è stata importante".

"Nel 2014 abbiamo venduto per 2,5 miliardi di euro, incrementando del 4% il valore del 2013 - spiega Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio -. Nato nel 2000, Almaverde Bio è oggi riconosciuto come il primo marchio di biologico in Italia e vanta una gamma di prodotti assolutamente unica nel settore, adatto a tutti i canali commerciali. Vogliamo crescere ulteriormente, e crediamo che lo spazio ci sia. E' necessario però creare una politica adeguata, migliorarne l'organizzazione presso i canali distributivi, mantenere le promesse fatte ai consumatori".
 

Un momento dell'intervento di Bastoni
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"Anche il mercato convenzionale sarà al centro del progetto - spiega Micro Zanelli, responsabile vendite di Apofruit -. Lavoreremo per creare valore al prodotto attraverso anche adeguate politiche di marca. Senza dimenticare naturalmente la qualità e l'identità. Solarelli ne è un esempio: questa linea è rappresentata da una gamma di prodotti coltivati secondo rigorosi disciplinari che esprime il massimo dell'innovazione e della qualità: dalla maturazione al confezionamento, dall'innovazione varietale al controllo della filiera".

"Oggi possiamo dire che sono cambiati gli equilibri del sistema ortofrutta - spiega Claudio Magnani, direttore operativo di Apofruit -. Per adattarci dobbiamo investire ed organizzarci. Solo in questo modo possiamo far diventare un problema in un'opportunità. Investire vuol dire innovare per rendere efficianti le nostre strutture  e le nostre produzioni, senza perdere di vista la qualità di prodotto e di risorse".

"Innovazione varietale e tecnica sono parole chiavi nel nostro futuro - spiega Andrea Grassi, direttore tecnico di Apofruit -, per rimanere competitivi e dare reddito ai nostri soci. Ma su cosa stiamo lavorando in termini d'innovazione varietale? Per l'albicocco su varietà a frutto rosso e tolleranti a Sharka. Per il susino su nuovo varietale ibrido come il Susincocco. Nel pero su varietà con l'epidermide rossa del frutto. Nel kiwi su frutti a polpa rossa. Nelle clementine su varietà che allunghino il calendario di maturazione. Queste sono solo alcune delle attività su sui stiamo lavorando".
 

L'assessore Caselli al convegno di Apofruit
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"Oggi vogliamo rendere reali le nostre parole - spiega Mario Tamanti, responsabile finanziario di Apofruit - e per farlo il gioco di squadra è fondamentale, sia all'interno della cooperativa sia con i nostri partner. In quest'ottica rientra la creazione di Aop Gruppo Viva. Per creare questa unione dobbiamo lavorare su due leve: le risorse umane e le risorse finaziarie. Siamo una società solida con 102 milioni di euro di patrimonio netto, 10,6 milioni di capitale sociale e 90,3 milioni di risorse. Negli ultimi cinque anni abbiamo usato 25 milioni di euro di aiuti pubblici. Continueremo a sostenere i nostri soci nei prossimo triennio anche grazie all'Ocm e al Psr". 

“L’innovazione, se fine a se stessa, ha poco valore. Deve essere declinata secondo le reali esigenze delle aziende e del mercato - afferma Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna -. Bisogna avere le idee chiare su quale obiettivo perseguire. Il Piano di sviluppo rurale è ai blocchi di partenza ed entro la fine di ottobre uscirà gran parte dei bandi grazie ai quali le imprese possono attingere a risorse da integrare alle proprie per crescere specie sul fronte della conquista dei mercati esteri. Questa prima trance impegnerà quasi 400 milioni di euro pari al 38% del budget totale”.