L'obiettivo è selezionare frutti resistenti e nutrienti, buoni per i consumatori e redditivi per gli agricoltori. A investire in un ambizioso progetto di ricerca è il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) che vuole valorizzare la biodiversità genetica e migliorare la qualità nutrizionale della frutta.

Ad esporre i primi risultati sono stati i ricercatori del Crea che ad Expo, all'interno del Padiglione del Mipaaf, hanno preso parte al convegno 'La ricerca dà i suoi frutti: biodiversità, innovazione varietale e qualità di frutta e agrumi', in cui sono state illustrate alcune scoperte, come la pastorizzazione della spremuta di frutta.

Di che cosa si tratta? È una tecnica chiamata 'mild technology' che permette di pastorizzare il succo di arancia senza alterarne le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. La pastorizzazione, che avviene a 36 gradi e a 300 bar di pressione, riduce la quantità di microbi e i danni termici ed ossidativi, rendendo possibile, come hanno fatto alcune aziende, immettere sul mercato spremute fresche, 100% arance rosse, con una data di scadenza in etichetta di 20 giorni.

Sempre sul versante degli agrumi, il Crea ha sviluppato nuove varietà di arance e nuovi ibridi di mandarini, precoci e tardivi, capaci cioè di intercettare la domanda di un consumatore che vuole mangiare frutta buona tutto l'anno. Inoltre sono stati selezionati alcuni cultivar di mandarini con la polpa di colore rosso, i primi esemplari al mondo.

Durante l'incontro è stata presentata anche una ricerca che dimostra come l'effetto foto-protettivo di un estratto di arance rosse è maggiore di quello del tocoferolo, un altro antiossidante naturale utilizzato in cosmetica per schermare i raggi Uv. Questo significa che gli agricoltori non avranno come acquirenti solo le aziende alimentari, ma anche quelle cosmetiche.

Ma oltre a parlare di scienza si è discusso anche di economia e di tutela della proprietà intellettuale. Gli agricoltori presenti in sala hanno infatti lamentato la concorrenza sleale dei produttori esteri e la mancanza di un intervento del settore pubblico a fianco delle imprese agricole. Nello specifico è stato lanciato l'allarme contraffazione, visto che molti produttori coltivano all'estero varietà selezionate in Italia in anni di ricerca e spacciano come frutta made in Italy prodotti che invece sono cresciuti in Sud America o in Asia.

La brevettazione è un argomento molto complesso”, spiega Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea. “Da un lato c'è la necessità di sviluppare in modo libero nuove varietà, dall'altro l'esigenza di garantire un ritorno economico sia a chi ha fatto la ricerca, ma soprattutto a chi l'ha sperimentata. Dobbiamo tutelare gli agricoltori che impiantano nuove colture arboree, che danno i frutti in 4-5 anni, senza la certezza che poi la nuova varietà abbia successo”.

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