Il Centro sperimentale del Creso ha ospitato il 20 e 21 febbraio scorsi un seminario di studio sulle nuove architetture del meleto. Si sono dati appuntamento a Manta (Cn) i ricercatori delle Regioni francesi della Savoia e della Provenza (Stazione sperimentale Sefra di Valence/Grenoble) e tecnici delle rispettive Charmbres agriculture (Bruno Hucbourg), della Valle d’Aosta (Morgan Diemoz, Institut agricole) e della Fondazione Edmund Mach (Alberto Dorigoni) di San Michele all’Adige (Tn).

Una decina di anni fa si era costituito un gruppo di lavoro, Mafcot, per la diffusione di un nuovo concetto di distribuzione/gestione della fruttificazione del melo (taille longue, extinction). Partito dalla Francia/Val d’Aosta/Piemonte questo movimento ha rivoluzionato il modello di meleto. Branche fruttifere gestite in “taille longue” (potatura lunga) e poi “extinction”, intorno ad un asso centrale, hanno alzato l’asticella della qualità dei frutti, ma anche migliorato le performance produttive. La riduzione degli interventi cesori, meno forbici in frutteto, andava però compensata da un perfetto diradamento dei frutticini per regolare il carico produttivo.

Oggi che si tende a sostituire il diradamento “chimico”, con quello meccanico perché più eco-friendly, ma anche per la costanza dell’efficacia, il gruppo di tecnici che lavora su fisiologia e architettura del meleto ha pronte idee nuove. Una parete fruttifera più sottile, che agevoli l’azione dei flagelli diradanti. La parete più sottile (si passa da 1,80 a 1,0 m) si ottiene con branchette fruttifere più corte, rinnovabili, che non si espandono perché inserite su assi ravvicinati. Da un asse centrale al bi-asse (noto con il marchio bibaum®). Ne vengono fuori diverse soluzioni, inimmaginabili fino a qualche anno fa. Si infittisce tra i filari, le pareti sottili consentono la meccanizzazione del diradamento, ma anche della potatura verde.

I vantaggi? Maggior penetrazione della luce all’interno della chioma: più radiazione luminosa significa ottenere frutti più colorati, per l’interesse per i melicoltori piemontesi che stanno lanciando l’Igp Mela Rossa Cuneo.
Riduzione degli interventi “chimici” e manuali. Un melo più eco-sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, sia l’economicità dei costi di gestione. Il nuovo gruppo europeo avvia il suo percorso, con prospettive interessanti per i meleti. I risultati di questi primi anni di ricerca sono entusiasmanti, tanto da trasferire la sperimentazione in pieno campo. Il giorno seguente l'incontro si è spostato in campo per i sopralluoghi agli impianti-modello realizzati nel Saluzzese.