Vuoi vedere che un albero può avvicinare le posizioni di Stati Uniti e Cina e di Turchia e Unione europea?
Ancora non lo sappiamo, ma la diplomazia degli alberi potrebbe davvero rilanciare alcuni scenari geopolitici che sono al momento in stallo.
È uno dei risvolti della tavola rotonda mondiale sui problemi del vivaismo, che si terrà il prossimo 25 giugno ad Acireale (Catania).
La organizza l’Ena (European nursery association), il cui presidente è il mantovano Maurizio Lapponi, al vertice anche di Anve, l’Associazione nazionale dei vivaisti esportatori.

In attesa di ottenere i patrocini dei ministeri delle Politiche agricole e del Commercio estero, all’evento hanno già aderito le rappresentanze istituzionali degli operatori vivaistici di 22 Paesi: Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda, Inghilterra, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Italia, Ungheria, Bulgaria, Polonia, Russia, Turchia, Cina, Stati Uniti, Canada. E si attendono le adesioni dei rappresentanti del Sud Africa, Giappone e dell’area oceanica, dalla Nuova Zelanda all’Australia.

A livello europeo, il comparto florovivaistico vale 19,8 miliardi di euro (dato stimato 2011, Ue-27, fonte: Eurostat). L’Italia registra valori sostanzialmente stabili da una decina d’anni e dopo il picco del 2008, con una produzione lorda vendibile salita a 3,1 miliardi di euro, nel 2011 dovrebbe essere ritornata a 2,85 miliardi di euro, poco di più rispetto al 2001.


Presidente Lapponi, innanzitutto perché ha voluto organizzare la tavola rotonda di Acireale?
“L’idea è nata per dare l’opportunità ai vivaisti italiani ed europei di conquistare nuovi mercati, anche lontani, ma allo stesso tempo per risolvere problemi che sono comuni al settore e che sono sostanzialmente di due tipi: barriere doganali e aspetti fitosanitari. Come European nursery association puntiamo a trovare una convergenza e favorire gli scambi. Evidentemente c’è molta attenzione sul tema, visto che ad oggi hanno aderito già 22 Paesi”.

Ci sono alcuni cambiamenti in vista per il settore, a livello europeo. Di cosa si tratta?
“L’Unione europea sta ridiscutendo del cosiddetto Health plant regime, sullo stato di salute delle piante e la loro circolazione. Verranno previsti i passaporti a tutte le specie di piante, mentre oggi solo alcune erano di fatto soggette all’anagrafe; inoltre, verranno intensificati i controlli sanitari”.

Quali conseguenze prevede Ena?
“Indubbiamente maggiori oneri burocratici, con conseguente innalzamento dei costi per i vivaisti. Si prevede che le nuove regole vengano licenziate dalla Commissione al Parlamento europeo entro la fine di marzo, poi le valuteremo con maggiore profondità”.

Stati Uniti e Cina sono stati fra i primi Paesi ad aderire. Quello che non fa la politica la fanno gli alberi?
“E’ un’interpretazione in libertà, ma proprio nei giorni scorsi la Turchia ha fatto domanda di ingresso nell’Associazione europea dei vivaisti. E naturalmente l’Ena ha accettato. Anche perché la Turchia è uno dei Paesi più dinamici e per l’Europa, e l’Italia in particolare, rappresenta il 15% dell’export”.

Lei è anche presidente dell’Anve: come sta andando il settore del vivaismo in Italia?
“Il mercato interno è crollato: i Comuni sono senza soldi, i lavori pubblici e l’edilizia sono fermi. I garden center hanno lavorato poco anche nel periodo natalizio e nel weekend dei Morti. Confidiamo nella stagione primaverile che sta per partire, perché senza una ripresa l’occupazione è a rischio”.

Le esportazioni?
“L’Italia tiene. I principali mercati sono verso l’Europa Centro Orientale, la Russia e le ex repubbliche russe. E anche il Nord Africa sta ripartendo, anche se le grandi commesse non sono ancora ripartite”.

Dove stanno lavorando con maggiore intensità i vivaisti esportatori italiani?
“La Libia, nella zona di Bengasi, sta investendo nella ricostruzione di scuole e ospedali. Ci chiedono esclusivamente piante mediterranee, coltivate nell’Italia meridionale.
I vivaisti del Nord e del Centro Italia, invece, sono impegnati in Russia con contratti di subappalto, in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi, in programma il prossimo gennaio 2914. Le piante più ricercate sono principalmente le conifere, ma anche alberature e piante mediterranee, visto che Sochi si trova nell’area del Caucaso. Molto stretti sono i rapporti commerciali con la Turchia, che per la regione asiatica cerca dall’Italia grosse alberature, conifere e arbusti. La Siria, che aveva avuto in passato un’accelerazione, oggi purtroppo è ferma per le note vicende belliche”.


E la Cina?
“Il Paese del Dragone vale oggi il 2% dell’export, ma l’interesse per il made in Italy è forte anche per le piante. All’Expo di Shanghai ai nostri vivaisti è stata chiesta assistenza sul know how, per coltivare grandi piante, senza ricorrere al disboscamento. Alcune aziende italiane, poi, si stanno attrezzando per aprire vivai in Cina”.

Quindi i rapporti con Pechino non presentano problemi?
“Purtroppo ci sono problemi in fase di import, per colpa di piante infestate da insetti, che hanno provocato danni anche al paesaggio. Lo scorso anno le importazioni sono state sospese. La tavola rotonda del prossimo 25 giugno servirà anche a risolvere questo problema”.