L’interesse per i piccoli frutti in Italia è in crescita.
Basti pensare al lampone, cultivar principale in questo settore: nel 2006 veniva coltivato su una superficie di 233 ettari, per una produzione di 17.328 quintali, mentre nel 2011 la superficie era cresciuta a 293 ettari e la produzione a 22.492 quintali (fonte Istat).

Questa crescita è legata al rinnovato interesse da parte dei consumatori, che ha portato gli agricoltori a investire. Il consumo pro capite resta però ancora basso: il fattore prezzo rappresenta un elemento ancora limitante, visto che i piccoli frutti vengono ancora considerati adatti solo a particolari circostanze e non un prodotto per tutti i giorni.

 
Abbiamo intervistato Gilberto Molari dei Vivai Molari e Gatti per approfondire alcuni aspetti legati al mondo dei piccoli frutti e al loro sviluppo.
 
I piccoli frutti rappresentano un mercato in crescita. Quali sono le tendenze e le prospettive?

"Le principali motivazioni di questo interesse per i piccoli frutti - spiega Molari - sono da ricercarsi nell’elevata reddititvità, nella differenziazione colturale, nelle loro proprietà nutraceutiche e nella crescente attenzione dei consumatori alla salute. Inoltre, si inseriscono perfettamente nell'ottica di un'agricoltura sostenibile e maggiormente attenta alle esigenze dell'ambiente.

I mercati più recettivi sono quelli della Gran Bretagna e della Germania, dove stanno crescendo anche gli investimenti. In base all’andamento delle piante richieste in Italia si può immaginare che siamo davanti ad uno dei pochi aspetti della produzione agricola nazionale che ancora cresce ed ha margini di crescita futura.

Anche il vivaismo di riferimento sta crescendo parallelamente. Nei prossimi anni abbiamo in programma attività di destagionalizzazione: cultivar precoci e tardive delle aree meridionali, produzioni estive delle zone montane e collinari. Le produzioni di pianura dovranno adeguarsi a questi flussi giocando con le varietà e le tecniche colturali”.



Quali sono gli orientamenti per il miglioramento genetico dei piccoli frutti e per lo sviluppo agronomico?

“Cresce l’attività dei breeder pubblici e privati nel creare nuove varietà, sempre più adatte alle esigenze del mercato. In modo particolare è sempre maggiore l'importanza che rivestiranno le cultivar rifiorenti o bifere, perché offrono la possibilità di programmare la prima produzione (programmazione indotta in vivaio) e sfruttare anche la seconda produzione. I costi relativi all’impianto risulteranno inferiori rispetto al costo chilo.

L’architettura delle piante e la loro qualità, nonché la comparazione delle ultimissime novità, è stata argomento del recente workshop 
Isfc - International soft fruit conference tenutosi a Hertogenbosh, in Olanda.

Questo incontro ha messo in evidenza come lo scambio di notizie tra i diversi settori (vivaismo, forniture di mezzi di produzione, assistenza tecnica, mercato) sia fonte di continua crescita per questo comparto. La difesa delle produzioni e la sempre maggiore richiesta di prodotti biologici è stata un altro degli aspetti messi in risalto, anche se la comparsa di Drosophila suzuki costituisce al momento un forte intralcio alla crescita del segmento bio.

Nello stesso appuntamento è emerso che i maggiori breeder mondiali stanno puntando soprattutto all’ottenimento di varietà di lampone bifero con qualità del frutto simile alle migliori varietà unifere. 
In quest'ottica la mia azienda a breve brevetterà due varietà di lampone bifero di grandissima qualità, uno precoce ed uno tardivo, in grado di essere utilizzati anche come piante programmate.

Per quanto riguarda i mirtilli, invece, la ricerca si sta concentrando sull'ottenere un prodotto sempre più tardivo, succoso e conservabile”.


Cosa bisogna migliorare nel comparto per fare un ulteriore salto di qualità?

“I piccoli frutti rappresentano una sfida per le produzioni future. E' necessario però migliorarne le caratteristiche del post-raccolta e della conservazione. Inoltre è necessario avere una produzione più costante nel tempo, che permetta di rifornire il mercato anche nei momenti in cui è alta la richiesta e scarsa è la disponiblità.

Infine bisogna avere una maggiore attenzione nella gestione agronomica delle piante e dell'impianto, per permettere una riduzione dei costi di produzione e un miglioramento della qualità dei frutti".