'Colture energetiche, biogas: quale futuro in Italia?' Questo è stato il tema dominante della giornata di dibattiti organizzata da Kws Italia per festeggiare il cinquantesimo compleanno.

Diversi gli aspetti che sono stati presi in considerazione: la domanda mondiale di energia rinnovabile, l'impatto economico e sociale del biogas in Italia, aspetti agronomici e performance delle colture da biogas, il tutto seguito da una tavola rotonda sugli aspetti tecnici, economici e politici delle colture sostenibili.

Andreas Von Felde, di Kws ha fatto una panoramica dello scenario mondiale da cui emerge una crescita nel settore delle rinnovabili, seppure con un rallentamento del trend dovuto alla crisi economica in atto. In Europa, entro il 2020 è stata fissata la percentuale degli investimenti sulle rinnovabili pari al 20%. L'Italia è ben lontana da questo obiettivo a differenza della Svezia che addirittura l'ha superata.

"Le politiche dei Paesi – ha detto Von Felde – dovranno essere incentivanti se si vogliono raggiungere dei risultati. Si dovrebbe lavorare sull'efficienza del settore del biogas affinché venga reso più competitivo e la coltivazione di colture energetiche può essere migliorata praticando un'appropriata rotazione delle colture. Le risorse naturali sono in esaurimento, si prevede che il gas naturale nel 2025 sarà presente solo in Russia. Il biogas può rappresentare una risorsa molto preziosa e in Italia esiste un grande potenziale per lo sviluppo che potrebbe raggiungere percentuali di produzione ben al di sopra di quelle fissate".

E quale sarà l'impatto economico e sociale del biogas in Italia? Angelo Frascarelli, Dipartimento di scienze economiche estimative e degli alimenti della Facoltà di Agraria di Perugia, ha fatto un quadro molto chiaro in relazione all'evoluzione dei mercati e della nuova Pac.
La Commissione europea indica tre grandi sfide per il futuro: economica, ambientale e territoriale. La sfida economica e la produzione di cibo, sono legate alla sicurezza alimentare, alla variabilità dei prezzi e alla crisi economica. La sfida ambientale, correlata alla gestione delle risorse naturali e quindi a tutto ciò che riguarda le emissioni dei gas serra, al degrado dei terreni, alla qualità dell'acqua e dell'aria, all'habitat ed alla biodiversità. La sfida territoriale comporta invece lo sviluppo del territorio che non può prescindere dalla vitalità delle zone rurali e dalla diversità dell'agricoltura nei Paesi dell'Ue.

"La produzione di biogas ha un'elevata redditività - ha sottolineato Frascarelli - incentiva lo sviluppo di nuovi impianti e provoca un riassetto dell'ordinamento produttivo aziendale e del territorio circostante. Questo può portare però al rischio del sovradimensionamento degli impianti rispetto alle potenzialità del territorio. Di qui, la necessità di procedere con analisi e studi d'area, cioè mirati alla valutazione dell'impatto della filiera del biogas su uno specifico territorio. Una crescita incontrollata degli impianti a biogas in aree agricole sensibili (con presenza di importanti filiere agroalimentari), provoca ripercussioni e conflitti sull'uso della terra. Occorre programmare e definire uno sviluppo sostenibile degli impianti a biogas".

Raggiunta una certa affidabilità tecnologica degli impianti a biogas, ora il comparto si sta concentrando nella ricerca dell'efficienza e senza dubbio un ruolo significativo potrà essere giocato dalle coltivazioni sia in termini di attitudine alla fermentazione, sia di ottimale sfruttamento delle superfici, grazie ad adeguate coltivazioni e rotazioni. Interessanti risultati sono stati ottenuti dalle prove condotte da Rodolfo Santilocchi dell'Università Politecnica delle Marche che collabora con la sezione ricerca Kws da diversi anni, una sinergia pubblico-privato, strategica per le soluzioni territoriali.

L'efficienza complessiva degli impianti sarà sempre più importante, nonostante la redditività attualmente garantita dal biogas sia considerevole.