Leggero calo delle superfici ma con buone produzioni, per quantità e qualità. Chiuse le operazioni di trebbiatura dei frumenti, il Consorzio agrario di Bologna e Modena fa un primo bilancio della campagna cereali. C'è soddisfazione perché, nonostante il calo delle semine autunnali, le quantità ritirate sono state pressoché le stesse del 2010 (112.000 ton).

L'andamento meteorologico ha condizionato la campagna cerealicola 2010-2011, influenzando fin dall'inizio i risultati produttivi.
A fronte di una campagna di semina che ha visto una leggera contrazione per le difficoltà di accesso ai campi durante i mesi autunnali, le coltivazioni seminate con la giusta tempistica sono uscite dall'inverno con un'ottima condizione vegetativa. Una situazione che si è mantenuta nei mesi primaverili dall'andamento climatico favorevole.

I temporali di inizio giugno avevano fatto temere un possibile decadimento dei valori merceologici del frumento, una ipotesi scongiurata dall'arrivo della bella stagione che ha consentito la trebbiatura in condizioni ottimali.

"Tali condizioni di campo – dice il direttore generale del Caip, Angelo Barbieri - hanno permesso di ottenere produzioni veramente buone, che in molti casi hanno superato le medie degli ultimi anni. Basti pensare che i frumenti teneri hanno toccato punte di 90 quintali/ettaro, mentre con il frumento duro in molti casi si sono superati gli 80 quintali. Le medie si possono attestare sui 75 quintali per il frumento tenero e sui 70 per il duro".

Tra i teneri occorre citare l'exploit delle varietà Bologna e Palesio, le cui produzioni spesso sono state superiori agli 85 quintali/ettaro. Tra i duri, confermano un'ottima produzione Claudio e Normanno, mentre tra le nuove varietà proposte, Miradoux ha ottenuto un'ottima performance.
Tutti i frumenti duri hanno avuto ottime caratteristiche igenico-sanitario, con proteine che, nella media, si sono attestate attorno al 13%. 
Nel resto del Paese la campagna cereali ha registrato buone rese, buona qualità anche se in un contesto di calo generalizzato delle superfici. Veneto e Lombardia ad esempio hanno seminato fino al 20% in meno.

Le prime battute della nuova campagna di commercializzazione del grano sono inserite in un contesto internazionale del tutto diverso dallo scorso anno, visto che un ruolo importante e decisivo sarà svolto dal prodotto russo che rappresenta circa il 15% del commercio mondiale e che nella scorsa campagna non era disponibile (causa siccità).
L'aumento delle produzioni in CinaPaesi dell'Est e nell'Ue (ad eccezione della Francia che produrrà circa un 5-10 % in meno) e il ritorno dell'India sul mercato dell'export confermano ad oggi i fondamentali come deboli–ribassisti.

"Tutto ciò in un contesto economico molto incerto – spiega Barbieri, che è anche presidente di Fits-Federazione italiana trading seminativi – che lascia prevedere una forte volatilità dei mercati. Attualmente i prezzi tengono in particolare perché sostenuti dal prezzo record del mais a livello mondiale (in Italia siamo circa a 260-270 euro/ton con problemi di approvvigionamento per arrivare al nuovo raccolto). I prezzi di apertura del grano tenero sono rispetto allo scorso anno più alti mediamente di un 50% (150-155 euro /ton nel 2010, 225-235 oggi). Mentre per il duro siamo a circa un 70% in più (180 euro/ton nel 2010 e 300 oggi). Lo scenario è più ottimistico per il duro rispetto al tenero per le minori semine e raccolti in Canada e Usa".

Gli scambi restano comunque deboli, conclude Barbieri, "il consumo acquista solo quando serve, giorno per giorno, nella speranza di cali di prezzo derivanti da pressioni di vendite da parte degli agricoltori".