Nei giorni scorsi violenti temporali hanno interessato il Trentino, ma grazie ai sistemi di protezione introdotti nei ceraseti le piante di ciliegio tardivo si sono salvaguardate. Ad essere colpite seriamente solamente una piccola percentuale di ciliegie precoci, che rappresentano circa il 30% della produzione cerasicola della Cooperativa Sant’Orsola.

Quanto accaduto dimostra l’efficacia del progetto portato avanti in questi anni dalla Cooperativa e destinato a fare scuola anche al di fuori dei confini nazionali. Il progetto è denominato ‘100 ettari in 10 anni’ ed è stato argomento del Convegno nazionale del ciliegio che si è tenuto dall’8 al 10 giugno 2011 nella Rocca sforzesca di Vignola (Mo).

Alla metà degli anni ’90 - spiega Michele Scrinzi, direttore della Cooperativa Sant’Orsola - la cerasicoltura trentina si trovava in una situazione di stallo, caratterizzata da impianti obsoleti, piante di grande dimensione, utilizzo di varietà non adatte al mercato, scarso utilizzo di tecniche colturali e agronomiche adeguate.
Tutto questo portava ad avere elevati costi di produzione, maggiore rischio d’infortuni nelle operazioni di raccolta, impossibilità di realizzare coperture, elevati problemi nella fase di conservazione e di post-raccolta, bassa qualità dei frutti. Da queste basi prese vita il progetto Cento ettari in dieci anni, allo scopo di modernizzare la cerasicoltura trentina e della Cooperativa Sant’Orsola. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Provincia autonoma di Trento e all’Istituto di San Michele all’Adige (oggi fondazione Edmund Mach).
La zona che ha interessato l’attività è racchiusa tra le aree produttive della Valsugana, la Valle dei Mòcheni, la Valle di Non e il Bleggio. Le strategie applicate al progetto sono state: introduzione di portinnesti semi-nanizzanti, introduzione di varietà a maturazione tardiva caratterizzate da elevata qualità e conservabilità, introduzione di mezzi di prevenzione della spaccatura dei frutti (come sistemi di copertura con funzione antipioggia e antigrandine), introduzione di sistemi d’induzione all’incremento della pezzatura e della qualità (tecniche di diradamento), ottenimento di un corretto equilibrio vegeto-produttivo nella pianta (grazie a potature invernali e a verde)”.

Il produttore si trova così avvantaggiato rispetto alle precedenti strategie e tecniche di coltivazione per l’elevato prezzo di liquidazione ottenuto, elevate produzioni con calibri importanti, elevata resa oraria durante la raccolta e la cernita, corretto rapporto tra costi e reddito.

In pochi anni la superficie trentina coltivata a ciliegie ha raggiunto quota 150 ettari, per una produzione annua di circa 14 mila tonnellate di frutta. Circa 1.100 tonnellate sono raccolte dai soci della Cooperativa che, a partire da fine giugno, le commercializza sfruttando a proprio favore la stagionalità del tutto particolare.

“Le ciliegie distribuite da Sant’Orsola - continua Scrinzi - si definiscono tardive, in quanto si collocano sul mercato dopo la seconda decade di giugno e fino alla prima settimana di agosto, ovvero dopo i tradizionali periodi di presenza di ciliegie nel resto d’Italia. Una differenza dovuta alle specifiche condizioni pedoclimatiche che, oltre a conferire loro caratteristiche organolettiche uniche e un gusto eccellente, dona ai frutti questa speciale collocazione temporale.
Bisogna sottolineare –
conclude – che molte zone del Trentino si sono rivelate idonee alla coltivazione di nuove varietà di ciliegio su portinnesti medio-deboli. Inoltre gli impianti si sono rilevati più duraturi e più produttivi quando vengono applicate in modo ottimale le innovative tecniche culturali applicate nel progetto. Poiché per l’impianto è necessario un ingente capitale iniziale e poiché le dimensioni delle aziende sono mediamente ridotte, si deve quotidianamente agire nella direzione di una ottimizzazione dei costi”.