"La crescente richiesta di nuove varietà proveniente dal mondo agricolo, per restare economicamente competitivo con le sue produzioni di fronte alla domanda del mercato e dei consumatori, esalta la funzione innovativa dell'industria sementiera, ma mette anche in evidenza la situazione di grave svantaggio delle aziende italiane rispetto ai partner europei". E' quanto ha sottolineato Assosementi, l'Associazione italiana sementi, intervenuta ieri 23 marzo con il proprio direttore Marco Nardi ad una audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci avviata dalla Commissione Agricoltura della Camera.

"Lo svantaggio nasce soprattutto dalle limitate risorse che in Italia vengono dedicate alla ricerca varietale, dallo scarso coordinamento tra privato e pubblico, dalla mancanza di efficaci iniziative per tutelare la proprietà intellettuale ed anche da fenomeni di illegalità sempre più diffusi, che sottraggono spazio vitale alla crescita delle aziende sane - ha segnalato Assosementi – ma pure da limiti strutturali dovuti alle dimensioni colturali comunque limitate e da scelte errate di politica agricola come quelle di non difendere l'utilizzo del seme certificato per i premi Pac, ad esempio con il grano duro".

"Esiste poi una grande differenza tra le colture nel saper attrarre investimenti e sviluppare ricerca – ha spiegato NardiAd esempio, si stima che a livello mondiale per la coltura del frumento vengano investiti in ricerca e sperimentazione circa 3,3 dollari ad ettaro, rispetto ai 32 dollari per ettaro di mais, circa dieci volte tanto. La Francia, invece, riesce ad arrivare in Europa per il frumento tenero a 7,8 dollari per ettaro".

Circa le accuse mosse da precedenti interventi all'indagine conoscitiva della Commissione sull'esistenza di una sorta di oligopolio in campo sementiero, Nardi ha evidenziato che nonostante i requisiti da rispettare per l'attività sementiera, stabiliti per tutelare gli agricoltori utilizzatori delle sementi e per migliorare la sanità e qualità delle produzioni (professionalità ed attrezzature per ottenere la licenza sementiera, adempimenti fitosanitari, l'iscrizione al registro varietale e la certificazione ufficiale delle sementi) possano essere considerate delle barriere, sul mercato esiste di fatto un forte grado di concorrenza. "Mentre da un lato i progressi della genetica non conoscono confini, la libera circolazione delle sementi assicurata all'interno del mercato unico europeo ha poi finora permesso all'agricoltura italiana – ha affermato Nardidi utilizzare le varietà più idonee e le sementi della migliore qualità".