Le 'regioni della frutta' più competitive e di successo in Europa dispongono di un Centro ricerche che risponde al bisogno di innovazione.

L’ortofrutticoltura piemontese, a queto proposito, ha costituito il CReSO - Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese, con il compito di mettere a fuoco la domanda di ricerca della filiera, svolgere ricerca applicata, tessere una rete per connettere il territorio ai flussi di innovazione a livello internazionale.

Il Consorzio, costituito nel 2001 sotto forma di società consortile a prevalente capitale pubblico, ha come soci di maggioranza so la Regione Piemonte e le Province piemontesi interessate all’ortofrutticoltura.

Non svolge solo funzioni di agenzia, ma realizza direttamente le attività di ricerca nelle 3 stazioni sperimentali (Fig. 4) dotate di laboratori convenzionali e a cielo aperto costituiti dalle parcelle delle aziende sperimentali.


 

Fig. 4 Le attività di ricerca nelle 3 stazioni sperimentali

Il Centro ricerche di Manta - realizzato dal CReSO dal 2003 al 2005 - è nel cuore del distretto frutticolo piemontese e concentra attività di innovazione varietale relative ai processi di produzione sostenibile in pre- e post-raccolta. Il Centro sperimentale di Boves è il riferimento per la filiera orticola e per la frutticoltura minore della fascia pedemontana (fragola e frutti di bosco). La ricerca sul nocciolo è stata concentrata nell'Azienda sperimentale Nasio nell’Alta Langa, territorio d’elezione per la corilicoltura piemontese. 

La filiera di ricerca
"Il budget del CReSO - spiega il direttore scientifico, Silvio Pellegrino - è limitato, soprattutto se si considera che si distribuisce su 4 filiere e che le attività si svolgono in 3 siti sperimentali. Le risorse finanziarie sono rigorosamente destinate allo svolgimento di attività che rappresentino una risposta alla domanda di ricerca. Prima ancora delle distinzioni tra ricerca fondamentale, applicata e trasferimento tecnologico, il Creso ha impostato la propria azione secondo un taglio di ricerca orientata a farsi carico e a risolvere i problemi degli operatori, a cogliere spunti di innovazione per applicarli sul territorio".
In sostanza, l’attività si declina in maniera versatile: "Se un problema ha già una soluzione - spiega Pellegrino - si interviene con la divulgazione. Se si tratta di adattare una soluzione ad un nuovo contesto, si interviene con la dimostrazione nelle aziende; se occorrono nuove soluzioni, si lavora con la ricerca applicata sulle parcelle del Centro sperimentale, e così fino alla ricerca di base". L'attività si svolge dunque in una fascia compresa tra la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico.

Manta, il centro ricerche

Collaborazioni 'a monte'
La maggior parte dei progetti sono svolti in collaborazione con istituzioni o singoli ricercatori. I rapporti a monte riguardano in Italia il Cra, con il quale è stata stipulata una convenzione quadro; Dipartimenti universitari (Università e Politecnico di Torino; Bologna, Udine, Padova, Firenze, Pisa); enti di ricerca regionali (Iasma). Ma ci sono anche progetti internazionali in partnership con istituzioni come l’Inra (Sophia-Antipolis e Avignon, sui temi dei nematodi e più in generale dei patogeni della rizosfera).
Inoltre il Centro partecipa al gruppo di lavoro 'Valutazione delle varietà di melo e pero' nell’ambito del network europeo Eufrin che connette i Centri di ricerca sulla frutticoltura.
Alle partnership verticali si affiancano quelle orizzontali tra le stazioni regionali delle regioni frutticole europee. 

I rapporti a valle
L’ortofrutticoltura piemontese dispone di un buon servizio di consulenza alle aziende, assicurata sia dai tecnici delle Op, sia dei Centri di assistenza tecnica delle Organizzazioni professionali. I rapporti a valle non riguardano quindi direttamente le oltre 5.000 aziende ortofrutticole, ma i loro consulenti.
Per ognuna delle quattro filiere ortofrutticole è stato costituito un Tavolo di coordinamento che coinvolge almeno un ricercatore del Creso e tutti i tecnici del settore.
"Per fornire un ordine di grandezza, il gruppo frutticoltura è costituito da circa 30 tecnici di base. Ogni tecnico segue a sua volta 60-80 aziende - dice Pellegrino -, il trasferimento dei risultati raggiunge capillarmente le circa 2.000 aziende frutticole. Il flusso di informazioni tra Creso e gruppo di lavoro è ampio e costante. Sono previsti incontri di coordinamento settimanali, più frequenti nei periodi critici per la difesa fitosanitaria".
I tecnici partecipano in diretta alla sperimentazione, sia quella svolta presso il Centro ricerche, sia a quella estensiva presso le aziende. Si anticipa così l’applicazione e la diffusione dei risultati.

Lo strumento divulgativo principale tra il Centro e i produttori
è la pubblicazione della 'Guida alla frutticoltura sostenibile'

La divulgazione
Un capitolo a sé riguarda la divulgazione: convegni, incontri divulgativi e pubblicazioni. La convegnistica prevede un calendario fitto di appuntamenti – 32 nel 2009 – di carattere regionale e nazionale.
Oltre agli appuntamenti rivolti ai produttori o ad altri operatori della filiera, assume rilievo l’organizzazione di workshop con ricercatori e tecnici di altre regioni europee. Recentemente sono stati discussi temi quali il diradamento meccanico, l’irrigazione guidata, gli avanzamenti della tecnica confusionale contro i tortricidi, la certificazione volontaria e i residui di agrofarmaci.

I risultati delle ricerche sono pubblicati su riviste, spesso anticipati o ripresi sui notiziari delle Op e delle Organizzazioni professionali. Nel 2009 la Regione Piemonte ha raccolto in 3 volumi (Ricerca applicata in frutticoltura/corilicoltura/orticoltura) i risultati dei Progetti di ricerca realizzati dal CReSO nell’anno precedente (verificare se è possibile inserire le immagini delle 3 copertine).

"Anche il sito (www.cresoricerca.it), inizialmente di natura istituzionale, è diventato uno strumento molto utilizzato dai tecnici di base e dagli stessi produttori", dice Pellegrino.

Ma lo strumento divulgativo che più caratterizza il legame del Centro con i produttori è la pubblicazione biennale della 'Guida alla frutticoltura sostenibile' (anche qui varrebbe la pena di pubblicare la copertina dell’edizione 2009). Un manuale di 250-300 pagine che prende in considerazione i passaggi dell’itinerario-qualità dall’impianto al confezionamento.
"I risultati della ricerca - sottolinea il direttore - diventano applicazione pratica, attraverso liste, tabelle, soglie di intervento e indici". Ogni anno la pubblicazione è integrata con un aggiornamento del capitolo Difesa e di quelli che hanno fatto registrare innovazioni di maggior rilievo (nel 2010 la fertilizzazione per accordarla alle disposizioni del Psr). La Guida costituisce una sorta di applicativo, nel quale inserire le informazioni degli avvisi tecnici (fenologia, accrescimento, accumulo, soglie termiche, epidemiologia, etc.) per trasformarsi in decisioni operative: come e quando intervenire.

La maggior parte dei progetti sono svolti
in collaborazione con istituzioni o singoli ricercatori

Il personale, le risorse finanziarie, i progetti in corso
Lo staff del Creso è composto da 10 ricercatori, 2 tecnici e 2 operai. Al personale strutturato si affiancano contrattisti di ricerca e operai.
Il Creso dispone di un fondo consortile per la copertura dei costi di funzionamento generale che nel 2009 hanno rappresentato il 13,8% del budget. La maggior parte delle risorse è dunque impiegata in ricerca (75%) e divulgazione (9,6%).
In parte sono messe a disposizione dai Soci, in particolare dalla Regione Piemonte, il cui 'Programma di ricerca e sperimentazione in frutticoltura e orticoltura' ha rappresentato il 52,2% del budget 2009, e della Provincia di Cuneo, che con il 'Progetto di trasferimento tecnologico e innovazione delle filiere ortofrutticole' ha messo a disposizione il 5,4% delle risorse finanziarie. La concentrazione delle risorse in una istituzione e su un programma di attività condivise da tutti i soggetti interessati all’ortofrutticoltura è di per sé un risultato apprezzabile. Ora i soci si pongono un traguardo più ambizioso: far diventare il Consorzio un polo di eccellenza, capace di competere per il reperimento di risorse finanziarie “esterne” alla cerchia societaria. Ciò sta avvenendo, con una crescente partecipazione a Progetti inter-regionali, nazionali ed europei.
I progetti di ricerca – una ventina quelli in corso – toccano tutti gli ambiti del processo produttivo, dall’innovazione varietale alla coltura sostenibile, dalla qualità alla sicurezza alimentare, fino ai processi post-raccolta.