La frutticoltura ha rappresentato da sempre un elemento di grande valore per l’agricoltura italiana e mondiale, permettendo di acquisire lustro e valore da una parte ed importanti fette di mercato e notevoli guadagni economici dall’altra.

Negli ultimi anni però l’Italia ha ceduto la sua leadership in diverse aree di competenza della frutticoltura a favore d’altri Paesi, già consolidati o più emergenti. Le motivazioni possono ricercarsi in un arresto della crescita ed un aumento delle problematiche e dei costi. Su alcune specie l'Italia ha visto allargarsi eccessivamente la forbice costi/ricavi (aumentano i costi di produzione e diminuiscono i guadagni) creando un ostacolo importante alla loro coltivazione. In altri casi non è stata in grado di rinnovarsi in modo sufficiente sia in campo varietale sia in campo agronomico: ha così perso treni importanti a discapito di altri Paesi che invece hanno saputo approfittarne. Il nostro paese rimane in ogni caso protagonista sul piano mondiale con riferimento, ad esempio, a specie quali melo, pero, pesco ed albicocco.

In quest’ottica, interessante e curiosa potrebbe apparire la relazione fatta dal pomologo italiano Girolamo Molon nella prima metà del ‘900 a seguito di un’autentica esplorazione sul campo. ‘La frutticoltura francese – affermava Molon - si sta sviluppando lentamente, verso moduli industriali. Anche quella californiana si sta avviando ad una moderna frutticoltura industriale per la quantità di frutta che un agricoltore è in grado di coltivare in un anno (assumendo magari avventizi per la raccolta). In funzione di ciò – continua Molon - si avverte gli economisti e gli agricoltori che la frutticoltura italiana è assolutamente arretrata, per la molteplicità di varietà prive d’autentiche qualità, per le forme d’allevamento irrazionali, per i circuiti commerciali primordiali.’ La storia ha poi dimostrato come l’Italia abbia continuato un percorso di grande crescita che però ad oggi si è arrestato. E’ dunque necessario riprendere un trend positivo per rimettere in moto l’intera filiera riconquistando quanto ci compete.

 

La parola all'esperto

Per riuscire in questo obbiettivo bisogna affrontare e risolvere alcuni aspetti negativi. Abbiamo voluto chiedere al prof. Carlo Fideghelli, già direttore del CRA - Centro Ricerche per la Frutticoltura di Roma, coordinatore del progetto 'Liste di orientamento varietale in frutticoltura' e del progetto 'FRUMEA' (frutticoltura mediterranea), alcune considerazioni sull’attuale situazione del comparto frutticolo, allo scopo d’individuare alcune aree di interesse per lo sviluppo della moderna frutticoltura italiana.

 

Quali sono gli ambiti su cui è necessario lavorare nel 2009?

‘Un aspetto molto importante è rappresentato dal consolidamento e dall'applicazione della legge sulla certificazione che oramai è diventata nazionale a seguito del Decreto del 4 maggio 2006. Grazie a quest’avvenuto accordo l’Italia ed i vivaisti italiani potranno competere con gli altri Paesi in funzione della sanità del materiale, della tracciabilità e della rintracciabilità di processo e di prodotto che essa consente e che rappresenta requisito fondamentale per la qualità delle produzioni frutticole. Un altro aspetto vivaistico importante è la Sharka; si evidenzia come oramai essa sia diventata una vera e propria piaga che necessita di essere risolta. La soluzione è l’incentivazione della ricerca per la costituzione di nuove varietà resistenti o tolleranti alla malattia.’

‘E’ inoltre necessario – continua Fideghelli - individuare nuove ed interessanti varietà che siano adatte ai nostri territori per poter accrescere nelle produzioni e nella qualità riducendo i costi; la ricerca ed i ricercatori italiani sono sempre stati un elemento di grande vanto per la nazione e devono continuare ad esserlo continuando la propria attività su vari settori, come valutazioni di vecchie e nuove cultivar nella coltivazione biologica o nel miglioramento del comparto corilicolo. In quest'ultimo ambito sarebbe opportuno concentrarsi sull'individuazione di specie affini da utilizzare come portinnesto per migliorare la qualità dei frutti e la produttività delle piante. Un primo passo avanti in questa direzione è stato fatto da una ricerca italiana che ha individuato un possibile 'candidato' nella specie Colyrus colurna’.

 

Quasi sono le prospettive di superficie coltivate e di vendita per il vivaismo frutticolo nel 2009 in funzione della crisi economica e delle mutazioni climatiche?

‘Per quanto riguarda le superfici investite sul territorio nazionale, si può dire che avremo una riduzione con particolare riferimento al pesco e all’uva da tavola. All’interno di questa situazione è però importante dire che altre specie sono in netto aumento: ne è un esempio l’espansione dell’albicocco. L’Italia finalmente è in grado d’esportare quantitativi sempre maggiori di piante che permettono di compensare questa parziale riduzione interna. Grazie alla capacità che abbiamo di vendere i nostri prodotti e le nostre conoscenze all'estero, quindi, il quadro generale e tutt'altro che ridimensionato, anzi è da ritenersi di grandi potenzialità e prospettive.’

 

Quali saranno gli appuntamenti più importanti nel corso dell'anno 2009 per il vivaismo frutticolo?

Tanti saranno i momenti d'incontro e di confronto per il vivaismo frutticolo, ma tra i tanti quelli legati al progetto 'Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura' rimangono tra quelli più interessanti ed importanti.

 

Data/Periodo Evento Luogo Riferimento
26 Giugno 2009 Presentazione della 'Monografia dei Portinnesti' Università degli Studi di Pisa - Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie legnose 'G.Scaramuzzi' (DCDSL) Prof. C. Fideghelli e Prof. F. Loreti
18 Giugno 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per la Fragola e Piccoli Frutti' Fondazione “Fojanini” di Studi Superiori - Sondrio Prof. G. C. Bounous e Dr. W. Faedi
15 Giugno 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per il Ciliegio e Mandorlo' Università degli Studi di Bari - Dipartimento Colture Arboree Prof. Angelo Godini
28 Agosto 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per il Susino' Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola Dr. V. Mencetti e W. Monari
Metà Ottobre 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per il Pesco e Albicocco' CReSO - Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e divulgazione per l'Ortofrutticoltura piemontese (Sede operativa di Manta provincia di Cuneo) Prof. E. Bellini e Dott. S. Pellegrino
Fine Luglio 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per l'Uva da Tavola' CRA Centro di Ricerca per la Viticoltura sede operativa di Turi (Ba) Dr. D. Antonacci
Metà Ottobre 2009 Presentazione delle 'Liste di Orientamento Varietale per il Melo e Pero' CRA Unità di Ricerca per la Frutticoltura sede di Caserta (Durante tradizionale Festa dei Frutti d'Autunno) Prof.S. Sansavini e Dr. M. Scortichini
Dal 6 all’8 Ottobre 2009  IX° Convegno Nazionale dell’Actinidia Università degli Studi della Tuscia di Viterbo - Dipartimento di Protezione delle Piante Prof. G. M. Balestra
Dal 13 al 16 Ottobre 2009 Castanea 2009, V Convegno Nazionale sul Castagno (1st European Congress on Chestnut) Università degli Studi di Torino-Dipartimento di Colture Arboree Prof. G. Bounous

Quali specie 'minori' meriteranno maggiore considerazione nel 2009?

'Prima tra tutte - spiega Carlo Fideghelli - il mirtillo gigante che da specie di nicchia potrebbe passare a coltura importante. Le grandi catene di distribuzione ed i media hanno finalmente cominciato a dare considerazione a questo frutto ha un’immagine molto positiva per le elevate caratteristiche nutraceutiche e l'ottimo sapore e che si presta molto bene alla trasformazione industriale. Nella sua scia lampone e tutti gli altri piccoli frutti avranno un incremento produttivo e di vendite acquisendo fette di mercato e prospettive sempre più interessanti. 

Cultivar che avranno sicuramente maggiore considerazione sono le pesche platicarpe, così come varie cultivar autoctone a partire dalle vecchie varietà di melo e pero fino a quello di pesco, le cultivar d’albicocco a maturazione tardiva, cultivar di ciliegio senza peduncolo che si raccolgono tramite lo scuotimento della pianta, l’uva apirena ed il noceVolendo andare su specie particolari pongo l’attenzione sulla Feijoa (=Acca sellowiana Berg.) pianta d'origine sudamericana che è stata importata in Italia nella seconda metà degli anni '70 ma senza un grande successo. Grazie però all'attività di miglioramento genetico che la Nuova Zelanda sta attuando sono state individuate nuove varietà che potrebbero risolvere le precedenti problematiche produttive ed agronomiche; potrebbero così aprirsi nuove prospettive per la coltivazione di questo pianta dal frutto curioso e di sapore molto gradevole.'

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