Nella giornata di giovedì 28 agosto il Crpv - Centro ricerche produzioni vegetali ha organizzato un incontro tecnico ed una mostra pomologica sul susino che si terranno presso il Fondo Montecuccoli - Impresa Mancini a Vignola. Durante l'incontro saranno presentate le liste varietali consigliate su questa specie frutticola e l'attività di ricerca svolta sui portinnesti per affrontare un tema di grande attualità ed importanza come i fitoplasmi, che stanno creando non pochi problemi alla susinicoltura. L'evento è stato gestito in collaborazione con Astra Innovazione e sviluppo, Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola ed il Comune di Vignola.

'La susina rappresenta una produzione di grande tradizione e valore per il territorio del comune di Vignola - dice Giampaolo Marchiorri, Vice Sindaco del Comune di Vignola - grazie anche alle particolari condizioni pedoclimatiche che contribuiscono ad esaltare le caratteristiche genetiche dell'albero e la qualita' dei frutti. La 'Susina di Vignola' è caratterizzata da una buona serbevolezza, elevato profumo e sapore dolce. Essa, inoltre deve rispondere a delle particolari caratteristiche merceologiche come forma e colore dei frutti che sono quelli tipici delle varieta'. In ques'ottica di dare sempre maggiore valore e sempre più informazione, iniziative come questa organizzata con il Crpv rappresentano elemento indispensabile e da potenziare ulteriormente in un futuro prossimo. L'elemento qualitativo delle nostre susine deve essere il reale valore aggiunto per poter essere competitivi sul mercato sia nazionale che internazionale.'

 

Successivamente agli indirizzi di saluto ha avuto inizio la discussione tecnica, con un primo intervento sull'attività di ricerca e sperimentazione che sta conducendo il Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola sui portinnesti e sulla loro sensibilità ai fitoplasmi. 'L'introduzione di nuove cultivar soprattutto straniere - spiega Chiara Etiopi del Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola - ha fatto emergere la necessità di disporre di portinnesti affidabili in grado di garantire determinati requisiti, quali l'affinità d'innesto con le maggiori cultivar, la precoce entrata in produzione delle piante, la capacità di equilibrato sviluppo vegetativo e produttivo e la necessità di disporre di materiale sano dalle principali virosi, dai fitoplasmi e dalle batteriosi. Fino ad una decina di anni fà il 90% dei portinnesti per il susino era rappresentato dal Mirabolano da seme, ma a seguito della comparsa di portinnesti clonali si è visto un lento ma progressivo cambiamento del materiale utilizzato che ha portato alla sostituzione del prodotto tradizionale con quello più innovativo e migliorativo.'

 

I principali portinnesti del susino e le loro problematiche

• Mirabolano da seme (semenzale di Prunus cerasifera)
Rimane ancora un portinnesto largamente usato, grazie alla facilità di propagazione in vivai e l'adattabilità a tutti i tipi di terreni, anche marginali e difficili, tipici delle zone collinari. E' però necessario disporre di materiale selezionato ed il più possibile omogeneo per evitare la perdita di piante per disaffinità. Sulle cultivar induce elevata vigoria, ma lenta ebntrata in produzione e frutti di media pezzatura.

• Mirabolano 29/C (Selezione clonale di Prunus cerasifera - Usa)
Negli ultimi anni questo portinnesto clonale si è affermato a livello vivaistico, grazie anche ai risultati positivi ottenuti in diversi ambienti. Ha dimostrato una buona adattabilità a vari terreni ed una certa resistenza all'asfissia radicale.

• MrS 2/5 (Selezione di Prunus cerasifera - Italia)
Riduce la tagila della pianta, conferisce elevata e costante produzione e buona pezzatura dei frutti. Tuttavia si adatta meglio in terreni di medio impasto freschi ed irrigui. Mentre in terreni pesanti e siccitosi induce un lento accrescimento con perdita di soggetti a causa di un apparato radicale superficiale e finemente ramificato.

• Ishtara®-Ferciana* (Complesso ibrido interspecifico - Francia)
Conferisce alle piante uno sviluppo inferiore al Mirabolano ma un rinnovo vegetativo buono ed un discreto sviluppo del tronco. Fino ad oggi ha dimostrato una buona adattabilità anche in terreni pesanti ed irrigati anche se l'asfissia radicale rimane un suo punto debole ha causa della tipologia di radici e del loro sviluppo. Buona l'affinità con le princiapli varietà. Dal punto di vista produttivo sembra indurre precoce entrata in produzione e buone rese.

• Montclar®-Chanturge* (Linea di pesco selezionata in Francia)
Tende ad indurre elevata vigoria e precoce entrata in produzione con buona affinità d'innesto con diverse varietà anche in presenza di terreni calcarei e pesanti purchè dotati di buona irrigazione e buon drenaggio vista la sensibilità ai ristagni idrici ed all'asfissia radicale.

• GF 677 (Ibrido naturale di Prunus persica x Prunus amygdalus - Francia)
E' da oltre 30 anni il più importante portinnesto clonale per pesco e nettarine per la sua adattabilità alle più difficili condizioni pedologiche con particolare attenzione per problemi relativi al calcare ed alla carenza di acqua. Ha seguito di sperimentazione è risultato utilizzabile anche per il susino soprattutto in combinazione con alcune varietà come Fortune per elevata produzione ed elevata pezzatura.

• Adesoto®-Puebla de soto (Selezione di Pollizo di Murcia - Spagna)
Conferisce buona vigoria, omogeneità delle piante, buona produttività, aumento della pezzatura dei frutti ed anticipo di maturazione. Presenta una certa attività pollonifera. E' polivalente ed affine a pesco e nettarine, albicocco e susino. Si adatta ai terreni siccitosi, argillosi e calcarei. Tollerante ad Armillaria e con un'elevata attività pollonifera.
 
'Secondo i nostri dati e le nostre prove effettuate - continua Chiara Etiopi - nei campi sperimentali presso Modena e Bologna il migliore in assoluto è risultato Mirabolano 29/C che è apparso il più resistente, vigoroso, rustico e che meglio si adatta alle principali varietà coltivate ed innestate per dare una migliore produzione in termini sia di quantità che di qualità.'

 

Le varietà di susino e le liste di orientamento

Diverse sono le novità in studio per cercare di migliorare il panorama varietale che attualmente, come i dati del Cav Centro attività vivaistiche attestano, è rappresentato all'interno delle susine cino-giapponesi (le più importanti e coltivate con il 70% del totale delle intere susine) per il 34% dalla varietà Angeleno seguita da Fortune, Aphrodite ed October Sun. Per le susine europee, che coprono il 30% del totale, le principali varietà coltivate aono ancora quelle tradizionali come Firenze 90*, Stanley e President.

 

Tra le susine cino-giapponesi (nelle foto la sezione della mostra pomologica a loro dedicata) le novità interessanti presentate da Roberto Colombo - dell'Astra Innovazione e Sviluppo:Susino cinogiapponese - Vignola

  • Brarossa (-10 da Shiro) susina rossa di bell'aspetto, interessante epoca di maturazione ma con problematiche nell'impollinazione e quindi di produttività non elevata e incostante.
  • Earliqueen (-9) susina nera con frutti attraenti di buona pezzatura, ma con una produzione che appare non elevatissima e tendenzialmente incostante.
  • Black Glow® (-1) susina nera con produttività medio-elevata, frutto attraente, sodo, succoso, con buone caratteristiche organolettiche, ma che presenta in negativo maturazione scalare, sensibililità alle screpolature all'apice e pezzatura non elevata.
  • Crimson Glo* (+1) susina rossa con elevata vigoria della pianta, portamento assurgente, precoce entrata in produzione e buon sapore. In negativo presenta una produzione che è da verificare ma che per il momento appare non troppo costante.
  • Anne Gold (+5) susina gialla con buona produttività e pezzatura, sapore discreto e buona consistenza. Di negativo presenta umbone, cascola pre-raccolta e sensibilità alle scottature da sole.
  • Black Sunrise (+10) susina nera con frutti di elevata pezzatura, polpa consistente e di buona produttività. Di contro, ha sapore mediocre e, una volta giunta a completa maturazione, tende a perdere lucentezza e pruina.
  • Moon Globe® Zaipubo* (+16) susina giallo-verde che presenta ottima produttività e che a volte necessita di diradamento. L’epoca di fioritura è intermedia e gliimpollinatori adatti sono il Mirabolano e Golden Globe. I frutti si presentano di aspetto cuoriforme, di colore giallo-oro, tendente al rosato all’insolazione diretta, di buona consistenza.
  • Hiromi Red (+18) susina rossa con frutti di buon sapore ed elevata pezzatura ma con una produzione che è ancora da verificare sia per quantità che per costanza.
  • Aphrodite* (+20) susina rossa con frutti di grossa pezzatura, colore attraente, buon sapore ed aromatici. Gli aspetti negativi sono rappresentati dalla produttività che risulta al momento non troppo voluminosa in termini di quantità.
  • Golden Plumza* (+24) susina gialla valida commercialmente per l'interessante periodo di maturazione, con frutti di bell'aspetto e dal sapore molto valido e dolce. Presenta però una produttività medio-elevata che non riesce a mantenersi nel tempo e nello spazio.
  • Joanna Red* (+30) susina rossa con frutto attraente, bell'aspetto, pezzatura elevata e buon sapore. La produzione per il momento non appare elevata e costante ma essendo le prime fruttificazioni delle varietà in sperimentazione è necessario ancora un certo periodo di prova per poter dare un'opinione corretta.
  • Ruby Crunch® Saga W2* (+40) susina nera con frutti di grossa pezzatura, colore attraente e di buon sapore. Da verificare la produttività nei diversi ambienti.
  • Bragialla* (+44) susina gialla con frutti di grossa pezzatura, colore attraente e di buon sapore. Da verificare la produttività nei diversi ambienti.

Tra le susine europee le novità interessanti presentate da Walter Monari - Consorzio della ciliegia, della susina e della frutta tipica di Vignola:

  • Valerie (-20 da Stanley) presenta pezzatura grossa, elevata consistenza della polpa e buona tenuta, epoca di maturazione interessante ma con un sapore mediocre dei frutti.
  • Lia Blu (-11) con buona e costante produttività, resistenza alle manipolazioni medio-elevata ma con un sapore medio dei frutti e la tendenza all'imbrunimento interno in fase di conservazione.
  • Jojo® (+10) di aspetto attraente, buona pezzatura ed una naturale tendenza a resistere alla Sharka. Il sapore però rimane mediocre e la produzione non è elevatissima.
  • Tophit® (+18) con elevata produttività, buona pezzatura dei frutti e sapore discreto ma sono da verificare l'epoca ottimale di raccolta ed il migliore standard qualitativo.
  • Tophit Plus®* (+20) con frutti di grossa pezzatura ed aspetto attraente, elevata produttività e scarsa sensibilità alle malattie. Da verificare l'epoca ottimale di raccolta ed il migliore standard qualitativo.
  • Toped Plus®* (+23) con frutti di grossa pezzatura ed aspetto attraente, elevata produttività e scarsa sensibilità alle malattie. Da verificare l'epoca ottimale di raccolta ed il migliore standard qualitativo.

I fitoplasmi del susino, un vero problema

Da alcuni anni i fitoplasmi rappresentano in Italia e nel mondo un vero problema di difficile risoluzione sia per la mancanza di informazioni dettagliate sulla malattie sia per l'impossibilità di poter utilizzare una lotta diretta efficace. In particolare, a seguito dell'attività di ricerca svolta dal DiSTA - Università di Bologna è stata individuata la presenza di un pericoloso fitoplasma denominato European stone fruit yellows = Esfy (Giallume delle drupacee) che provoca danni a volte ingenti sulle produzioni del susino.

 

Giallumi delle drupacee (European stone fruit yellows = Esfy)

In Europa erano note, con nomenclature diverse (accartocciamento fogliare dell'albicocco, leptonecrosi del susino, giallumi del pesco ed altre) varie malattie da fitoplasmi delle drupacee. Lorenz et al. (1994), avendo dimostrato che esse hanno una comune eziologia, proposero di indicarle con il nome di "giallumi europei delle drupacee" (Europan stone fruit yellows = ESFY). I danni economicamente più importanti sono causati su albicocco, susino giapponese e pesco. Le cultivar di susino europeo sono generalmente tolleranti. La malattia può colpire anche il mandorlo, il ciliegio dolce e vari portinnesti delle drupacee. Infezioni sono state riscontrate anche su varie specie di Prunus selvatico.

 

Sintomatologia

• Susino e albicocco. I sintomi più tipici sono: protrazione della vegetazione fino al tardo autunno; fenomeni di ripresa vegetativa anche in inverno e ripresa vegetativa primaverile anticipata; talvolta, sviluppo delle foglie che precede quello dei fiori; fioriture fuori stagione. Le foglie sono piccole, arrotolate verso l'alto, a triangolo, spesso papiracee, fragili, clorotiche e quindi arrossate e cadono prematuramente. Le nervature fogliari sono clorotiche, prominenti o necrosate. Sullo stesso ramo si può avere la presenza contemporanea di foglie giovani appena sviluppate e di foglie vecchie ed arrossate. La pianta produce frutti piccoli, malformati, poco colorati, poveri di succo, con suberosi interne e che cadono prematuramente. I rami hanno internodi corti, sono fragili e possono presentare scopazzi e necrosi corticali ad andamento basipeto, inizialmente limitate ad una o poche branche. L'intensità e la frequenza dei sintomi sono molto influenzate dalla cultivar. Così, ad es. nel susino Ozark Premier e nell'albicocco si può avere la perdita totale della produzione mentre nel susino cv. Shiro l'incidenza dei danni non è grave, anche se le infezioni possono interessare tutte le piante presenti nel frutteto.
• Pesco. Nelle piante infette la vegetazione primaverile è pressoché normale; nel corso dell'estate si ha vegetazione stentata, caratterizzata da germogli corti, con un numero limitato di foglie, più piccole del normale, di aspetto clorotico e che a fine estate assumono un’accentuata colorazione rossastra. Le foglie ripiegano i margini verso l'alto parallelamente alla nervatura mediana, assumendo una lieve torsione all'indietro e un comportamento pendulo. Si nota inoltre un ingrossamento della nervatura mediana e delle nervature principali accompagnato da tessuto suberificato perinervale. Nel contempo la lamina fogliare assume una consistenza papiracea; segue una filloptosi anticipata. In settembre si ha spesso un’anomala ripresa vegetativa da gemme terminali e ascellari che sviluppano piccole foglie clorotiche e talvolta fiori. Nelle piante infette la crescita è molto ridotta e, generalmente, le piante cominciano a deperire durante il secondo anno (Poggi Pollini et al., 2001).

• Mandorlo e ciliegio dolce. In seguito a inoculazioni artificiali sono stati ottenuti sintomi analoghi a quelli indotti su albicocco (Giunchedi et al., 1983).

 

Suscettibilità varietale

Non sono note varietà di albicocco resistenti a Esfy. Le cultivar di susino giapponese sono generalmente altamente suscettibili al fitoplasma; particolarmente sensibile è la Ozark Premier. Le cultivar europee di susino sono dotate, in genere, d’elevata tolleranza, sebbene ad es. la Susina di Drò possa presentare sintomi evidenti della malattia.

In Emilia-Romagna, nel Veneto e nella vicino Slovenia si è registrato negli ultimi anni un numero crescente di piante di pesco con accartocciamento ed arrossamento precoce della chioma seguito da deperimento e morte della pianta. La malattia era più frequente nelle piante innestate sul portinnesto GF 677 (ibrido pesco x mandorlo).


Agente causale

Mediante tecniche di biologia molecolare si è potuto accertare che l'agente della malattia è un fitoplasma del gruppo di AP (16SrX-B), che - come detto - può colpire, oltre che il susino, anche l'albicocco, il pesco, il mandorlo e diversi portinnesti Prunus (Jarausch et al, 1998 ). In Friuli Venezia Giulia sono state trovate infezioni di Esfy anche su piante selvatiche della specie Prunus spinosa, P. cerasifera e P. domestica; queste specie possono colonizzare anche il vettore, ma non su piante di P. avium, P. cerasus e P. mahaleb (Carraro et al.,2002). In Francia il fitoplasma è stato recentemente trovato su piante di sei diverse specie selvatiche di Prunus, in Celtis australis, in Fraxinus excelsior e in Rosa canina, presenti nelle vicinanze di frutteti di albicocco infetti. Il ruolo che possono assumere le specie di Prunus selvatico nel ciclo della malattia è di notevole importanza anche ai fini della sua endemicità.

 

Trasmissione e diffusione
Recentemente (Carraro et al., 1998) è stato dimostrato che l'agente di Esfy è trasmesso da una psilla (Cacopsylla pruni ƒScopoli), che sverna come adulto e compare sulle drupacee nei mesi di marzo e aprile, compiendo una sola generazione l’anno. Dalle drupacee, la psilla si sposta su ospiti secondari. Il vettore quindi non sverna sulle drupacee coltivate, ma su altre specie, che però non si conoscono in modo specifico anche se si pensa a piante sempre verdi, come le conifere. In prove sperimentali si è potuto accertare che sia adulti che ninfe sono in grado di trasmettere il fitoplasma. E' stato anche provato che la trasmissione può avvenire sia ad opera degli adulti svernanti reimmigranti in primavera su drupacee sia di quelli della nuova generazione (nati dalle uova deposte sull'ospite primario dello psillide). La diffusione della malattia in campo è rapida e nell'arco di 3-4 anni pressoché tutte le piante del frutteto possono essere infettate ipotizzando così danni notevoli.

 

Decorso della malattia
Nelle piante inoculate sperimentalmente per innesto i primi sintomi di Esfy compaiono dopo 1-2 anni. Nelle piante inoculate sperimentalmente i primi sintomi di Esfy compaiono dopo alcuni mesi, fino a 1 o 2 anni. Soltanto nelle cultivar più sensibili di susino e di albicocco si notano necrosi evidenti a carico dei rami. Queste ultime progrediscono in senso basipeto ed avanzano per settori sulla chioma. In genere,queste piante vengono a morte nell'arco di 2-4 anni dall'infezione. Nel caso di marze sensibili innestate su susino europeo o su mirabolano, il portinnesto vive dopo la morte della chioma, anche se continua ad essere infetto. Il fenomeno della guarigione spontanea da ESFY è stato accertato sia su albicocco che su susino. Di norma, le piante «risanate», producono normalmente. Questo fenomeno è comunque meno frequente rispetto al melo infettato da AP. Quindi, il recovery è noto anche per altre fitoplasmosi dei fruttiferi (moria del pero e scopazzi del melo) e della vite (giallumi, flavescenza dorata compresa). Le motivazioni precise di quest’interessante fenomeno non si conoscono ancora anche se si pensa a reazioni della pianta all'infezione, a selezioni di ceppi attenuati del patogeno, a processi di perdita di riconoscimento ospite/patogeno, a superinfezioni naturali-protezione incrociata ed ad implicazioni ambientali. (Loi.et al., 1995b).

 

Difesa
Analogamente a quanto affermato per le altre fitoplasmosi, non si dispone di mezzi diretti di lotta contro l'agente di Esfy. Anche il ricorso a materiale vivaistico sicuramente sano non può assicurare un successo permanente dell'impianto, a causa della pressione d'infezione che sussiste nei nostri territori. Una delle vie più rassicuranti sarebbe quella di impiegare nei nuovi impianti genotipi resistenti o tolleranti, per i quali sono peraltro in corso ricerche specifiche. Un’altra ipotesi di lotta contro questo tipo di malattia infettiva è basata sul ricorso a piante difese da endofiti. Questi microrganismi possono indurre Sar (Resistenze Acquisite Sistemiche) nelle piante. Sono in corso ricerche - anche in F-VG - volte a comprendere la reale e pratica utilità di questi fenomeni. Concrete possibilità d'intervento sono ora basate sulla lotta alla psilla. Le ricerche sulla biologia del vettore e sui parametri della trasmissione stanno fornendo preziose informazioni per rendere più mirati e quindi più efficaci gli interventi nel prossimo futuro (Osler et al., 2000). Ancora oggi però l'attuazione di corrette pratiche agronomiche come un'accurata pulizia dell'impianto, non solo internamente ma anche nelle sue prossime vicinanze, il riconoscimento delle piante infette e la loro successiva eliminazione ed una lotta all'insetto vettore rappresentano le uniche vere armi in mano all'agricoltore per cercare di limitare i danni al proprio frutteto.