Il mercato della frutta di stagione solitamente copre un arco di tempo molto ristretto e la frutta che ne fa parte presenta una vita naturale molto breve dopo la raccolta. Questa a causa dell’alta deperibilità del prodotto portando ad un tempo di gestione stretto ed a volte insufficiente. La pesca non è certo esule da questa problematica anche se oramai percorre in lungo ed in largo tutta l’Europa (e non solo) per arrivare sulle tavole del consumatore. Indipendentemente dalla qualità capita poi che un andamento climatico avverso riduca drasticamente produzioni e consumi rompendo gli equilibri di mercato. In particolar modo si verificano crolli dei prezzi remunerati al produttore e la creazione di un equilibrio qualità/prezzi “impazzito” con la conseguentemente facile possibilità di trovare prezzi al dettaglio troppo elevati e la mancata garanzia della qualità del prodotto stesso.

‘L’unico modo per poter cercare di salvaguardare il sistema – dice Giampiero Reggidori di Apoconerpo - sembra essere rappresentato dalla creazione di un rapporto fidelizzato tra cliente e fornitore. Tutto questo è possibile attraverso alcuni passaggi che sembrano essere obbligatori e necessari.’

  • Il primo aspetto che può permettere questo è dato dal rinnovamento varietale studiando quali sono le caratteristiche che dovranno avere le pesche e le nettarine  perché il consumatore le possa apprezzare a pieno. Oggi la tendenza è quella di frutti colorati in modo uniforme, con grado brix elevato, pezzatura tendenzialmente grossa (almeno per l’Italia), con polpa succosa e croccante. Sempre ricordando che al Centro ed al Sud si preferisce la pesca ed al Nord ed all’estero si preferisce la nettarina.
  • Il secondo aspetto è quello di coltivare attraverso una gestione ed una programmazione specifica e dettagliata (ad es. superfici ed anni d’investimento).
  • Il terzo è rappresentato dalla predisposizione di disciplinari tecnici di coltivazione finalizzati al raggiungimento di elevate garanzie sia per la sicurezza alimentare, che per l’impatto ambientale, che per la qualità.
  • Il quarto è legato alla catena del freddo durante il periodo di conservazione, manipolazione e confezionamento che deve essere la più lineare possibile e non soggetta a sbalzi termici.
  • Il quinto è il mantenimento di un adeguato controllo sui principali parametri di qualità. Tutto sottoposto a documentazione di riscontro ed ad una rintracciabilità delle partite specifiche. Una specie di carta d’identità del frutto che assomma molte informazioni sia dei processi applicati che delle caratteristiche del prodotto ottenuto.

‘Fatto tutto questo però – continua Reggidori - non abbiamo fatto tutto in quanto rimane una frammentazione del mercato e dell’offerta mentre la domanda si è concentrata in poche potenze economiche. A parte una fidelizzazione tra Grande Catena e Grande Organizzazione dei Produttori è necessario che ci sia un rispetto per le regole e per le norme e una maggiore determinazione nel concentrare l’offerta. Non è molto difficile smembrare ulteriormente un già fragile mondo della produzione che ragiona molto sull’agronomia perché è il suo mestiere e delega troppo sul piano commerciale. Considerato questo non basta organizzarsi per vendere direttamente al consumatore, perché in Italia produciamo pesche e nettarine per quasi 3,2 volte i nostri consumi e dunque siamo a pieno titolo e merito un robusto paese esportatore e che soprattutto deve esportare.’

 

Nel corso del VI convegno sulla peschicoltura meridionale, Fabrizio Marzano aveva evidenziato come innovazione varietale, rintracciabilità e qualità del prodotto fossero il modo per cercare di dare nuova linfa alla peschicoltura italiana.
‘Nella peschicoltura  - dice Fabrizio Marzano - uno degli aspetti più salienti è rappresentato dall’innovazione e dal riordino/riclassificazione varietale. Le tante varietà presenti impediscono la distinzione del prodotto mentre il mercato chiede la riconoscibilità almeno delle caratteristiche principali del prodotto stesso. Per questo è indispensabile uscire dal tunnel nel quale la peschicoltura è sprofondata attraverso un sistema di codificazione semplificato delle varietà in funzione dei parametri salienti che possono essere rappresentati dal periodo di maturazione, dalla destinazione d’uso ed altri ancora che rispondano alle esigenze del mercato e non dei ricercatori. E’ importante uno sforzo complessivo per superare le attuali distinzioni varietali che appartengono ormai quasi esclusivamente ad un gruppo ristretto di esperti in un’ottica orientata alla visione produttiva senza tener conto che l’impatto sul mercato è sempre più negativo. Uscire dall’anonimato anche grazie all’innovazione è un obbiettivo primario della nostra peschicoltura.’ 

(Fonte Università di Napoli Federico II - Riassunti del VI convegno nazionale sulla peschicoltura meridionale, Caserta 6/7 marzo 2008)

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