Dal 1980 al 1999 la produzione fragolicola mondiale è aumentata del 53% fino a raggiungere i quasi 3 milioni di tonnellate. Trend in crescita per quasi tutte le aree di produzione mondiale ad esclusione dell'Europa dove invece il livello produttivo è rimasto più o meno costante (dati: fonte Fao). Secondo gli ultimi dati, la produzione si è stabilizzata sui 3 milioni e 500 mila tonnellate, in ragione di un incremento medio annuo di circa il 3%.

Nel 2000 i principali paesi produttori erano rappresentati da:

USA (750.000 t, 26,8% della produzione mondiale)

Spagna (294.000 t, 10,5%)

Giappone (192.000 t, 6,8%)

Polonia (176.000 t, 6,3%)

Italia (172.000 t, 6,1%)

Corea (160.000 t, 5,7%)

Messico (102.0000 t, 3,7%)

Insieme questi paesi rappresentano oltre 1,5 milione di tonnellate di produzione equivalenti ad oltre il 56% del totale produttivo mondiale.

I maggiori incrementi produttivi nell'arco degli ultimi dieci anni si sono registrati in Turchia (+116%), nei paesi dell'ex unione sovietica (+98%), in Spagna (+78%), in Germania (+48%), in Corea (+42%), negli Stati Uniti (+38%), in Messico (+35%) ed in Egitto (+25%). Nello stesso periodo diversi paesi hanno ridotto la loro produzione: Polonia (-26%), Giappone (-22%), Francia (-22%), Italia (-6%) e Gran Bretagna (-4%). Tra i produttori minori si sono riscontrate interessanti mutazioni produttive in Marocco, Iran, Australia, Cile e Libano con percentuali che vanno dal 900% al 110%.

Secondo gli ultimi dati FAOStat (2006), le quote produttive sono così suddivise: Stati Uniti (31%), Spagna (8,2%), Confederazione Russa (5,8%), Turchia (5,2%), Corea (5,0%), Polonia (4,8%), Messico (4,7%), Giappone (4,7%), Germania (4,3%), Italia (3,2%).

 

La coltivazione mondiale della fragola ha manifestato una fase di flessione nel 2002 con una successiva ripresa ed una importante crescita. Attualmente (FaoStat 2006) gli ettari coltivati sono oltre 260.000 di cui oltre 1/3 si concentra nell'est Europa con investimenti principalmente collocati in Polonia (55.600) e in Russia (37.000). Grandi investimenti si registrano anche in USA, Germania e Turchia. La Spagna, che ha consolidato il ruolo di secondo produttore mondiale, con un'offerta che, dopo alcuni anni in calo, da tre anni supera la soglia delle 300.000 t, classificandosi solo al nono posto in termini di superficie. 

Negli anni 2004 e 2005 la produzione fragolicola dell'UE ha superato 1milione di tonnellate ponendosi in ripresa a seguito del calo manifestato nel 2002 e 2003. Anche l'andamento degli investimenti riflette l'andamento produttivo con i 106.000 ha del 2005 a differenza degli 89.000 del 2002. I paesi con le superfici maggiori sono, oltre alla già citata Polonia, la Germania (14.000 ha), la Spagna (7.400 ha).

 

Produzione italiana

In Italia nel 2007 sono stati investiti 3.500 ha con un calo del 22% rispetto al 2000. Quasi l'80% della superficie riguarda la coltura protetta ed il rimanente 20% il pieno campo. Il calo più significativo è rappresentato dalla Basilicata con una diminuzione particolarmente accentuata nella zona del metapontino, con un meno 25%. Altre contrazioni si sono registrate anche in Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia.

Ad oggi la Campania presenta 809 ha coltivati, il Veneto 656 ha, la Basilicata 419 ha, l'Emilia-Romagna 371 ha, la Sicilia 293 ha, la Calabria 260 ha, il Trentino 240 ha ed il Piemonte 163 ha. 

In Piemonte la superficie è pari a 163 ha con un calo del 9% rispetto al 2005 con particolare attenzione per gli impianti in pieno campo rispetto a quello in coltura protetta. In Emilia-Romagna il calo si è assestato intorno al 7% con la coltura in pieno campo che presenta circa 260 ha e quindi in calo più significativo rispetto a quella in coltura protetta. In Sicilia la situazione non cambia e la flessione è del 7% anche se in questo caso interessa principalmente la coltura protetta visto anche il fatto che rappresenta la principale e quasi unica forma d'allevamento utilizzata. Più lieve è il calo in Campania con un meno 4% rispetto all'anno scorso. Le uniche regioni che hanno realizzato un incremento della coltura sono il Veneto e la Calabria con rispettivamente un +6% ed un +4%. (fonte: Cso)

 

L'export, l'import ed i consumi

Le esportazioni delle fragole italiane nel 2005 si sono assestate sulle 23.000 t segnando un +18% rispetto ai livelli minimi dell'anno precedente. In aumento anche il valore complessivo delle fragole esportate con un valore di poco superiore ai 43 milioni di euro con un incremento del 13% ma inferiore a quanto evidenziato in termini di quantità. Circa l'80% del prodotto italiano viene destinato ai paesi dell'Ue con particolare riferimento alla Germania (oltre il 50%) seguita dall'Austria (oltre il 14%). Interessanti anche i valori di Spagna e Slovenia. 

Nel caso dell'import la presenza di prodotto estero nel nostro paese è sempre maggiore e nel 2005 ha raggiunto le 34.000 t. In termini di valore l'import complessivo raggiunge quasi i 54 milioni di euro con un +16% rispetto all'anno precedente. Principalmente il prodotto deriva dalla Spagna che concorre per il 63% del totale seguita dalla Francia con il 28%. E' sempre maggiore la presenza sul nostro mercato di prodotto tedesco, mentre si iniziano a registrare importazioni dalle aree dell'Europa Extra Ue e dai paesi del Nord Africa che risultano ancora poco significative ma che rappresentano paesi in notevole crescita e di rilevanti prospettive. 

Per quanto riguarda il consumo si è registrato un incremento del 14% dal 2000 ad oggi.  Dal 2000 al 2004 sono saliti da 61.000 t alle 73.000 t con un incremento del 21% e nel 2005 si è evidenziata una contrazione riportando i valori intorno alle 67.000 t che rimangono simili negli ultimi due anni. (fonte Cso)

 

Conclusioni

L'Italia è - e rimane - un interessante mercato di sbocco anche per paesi nostri concorrenti e quindi, anche in situazione di difficoltà, rimane di notevole importanza negli equilibri commerciali. Per questo motivo è sicuramente importante mantenere e rafforzare le quote di mercato puntando sul vantaggio di prossimità delle produzioni e su un miglioramento qualitativo. Per poter ottenere questo elevato standard qualitativo è necessario che gli orientamenti varietali puntino non solo su produttività, colore, pezzatura e consistenza della polpa, ma anche sul sapore che ad oggi è l'elemento chiave nella scelta del consumatore.

 

A cura di Lorenzo Cricca

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