Ad Agripiazza, terzo Salone dei mezzi tecnici per l'agricoltura svoltosi a Verona nell'ambito della 108ma edizione di Fieragricola, si è tenuto nella giovedì 7 febbraio un evento dedicato al tema della frutticoltura. La mattina si è aperta con il convegno dal titolo "Evoluzione varietale in frutticoltura negli ultimi 15 anni" a cura del 'Progetto Liste Varietali', in collaborazione con Image Line® e Fieragricola. Il convegno ha affrontato il tema dell'evoluzione varietale in Italia nei settori delle drupacee, pomacee e fragole-piccoli frutti coinvolgendo mondo della ricerca, vivaisti, produzione e grande distribuzione.
 
Il convegno si è aperto con la Mostra pomologica nazionale organizzata da Veronafiere in collaborazione con il Crpv - Centro ricerche produzioni vegetali, che ha messo in vetrina circa 400 campioni di varietà frutticole appartenenti a specie autunnali ed invernali provenienti da tutta Italia. Le specie rappresentate appartengono ad Actinidia (tradizionale, come Hayward, a maturazione precoce come Summer Kiwi e a frutto con polpa gialla), frutta secca (nocciolo, pistacchio), Melo (dei gruppi Red Delicious, Golden Delicious, Braeburn, Stayman, Fuji, varietà resistenti alla ticchiolatura e altre nuove varietà), Pero, Cotogno e Agrumi (mandarino, clementine, arancio, cedro, bergamotto, limone, pompelmo, kumquat).
L’introduzione all’evento è stata curata dal professor Carlo Fideghelli, direttore del Cra-Fru Centro di ricerca per la frutticoltura Roma, che ha messo in risalto l’evoluzione varietale avuta nei 15 anni d’attività del progetto anche a seguito delle esigenze che hanno manifestato i produttori ed i consumatori. Il progetto “Liste d’orientamento varietale in frutticoltura” è stato avviato nel 1994 ed è presente in 15 regioni coinvolgendo 34 Unità operative con 1069 varietà valutate o attualmente in valutazione. Per quanto riguarda il miglioramento genetico in frutticoltura, gli aspetti maggiormente interessanti delle nuove acquisizioni riguardano la parte agronomica, la qualità, la tipologia commerciale ed il recupero del vecchio germoplasma.
“Nel caso del miglioramento degli aspetti agronomici – dice Fideghelli - ci si è interessati ad ottenere cultivar autofertili di specie storicamente autoincompatibili come, ad esempio, nel ciliegio e nel mandorlo, si è ampliato il calendario di maturazione, si è cercato di ottenere piante resistenti ad importanti parassiti (ad es. ticchiolatura del melo, fuoco batterico del pero e sharka di albicocco e susino) e si è cercato di incrementare la produttività. Per quanto riguarda l'aspetto qualitativo, è stata data grande attenzione alla forma, al colore, al sapore, alle proprietà nutraceutiche e alla serbevolezza. Un aspetto particolare ha poi riguardato il problema delle biodiversità e della diversità della tipologia commerciale per poter dare al mercato possibilità di scelta che possano coprire le esigenze del consumatore e del mercato (ad esempio, nel ciliegio cultivar idonee alla raccolta per scuotimento e senza peduncolo e nelle pesche e nettarine tipologie platicarpe, subacide, honey e deantocianiche). Di notevole interesse risulta anche il recupero di cultivar appartenenti al vecchio germoplasma che presentano caratteristiche qualitative e di resistenza a diverse patologie di valore che possono risultare vincenti sia a livello commerciale sia a livello parentale nell’ottenimento di nuove cultivar. Le principali problematiche affrontate all’interno del progetto sono invece risultate le modalità di presentazione delle liste (basti vedere come in 15 anni più volte la scelta sia stata modificata), la presenza di brevetti e club che hanno non poco creato difficoltà nel reperire il materiale da valutare".
 
Successivamente si è avuto l’intervento a cura del professor Elvio Bellini del Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell'Università di Firenze, dal titolo “Evoluzione varietale delle drupacee”. L’intervento ha evidenziato come si è passati dalle 117 varietà in lista e dalle 819 in valutazione del 1994, alle 193 in lista ed alle 90 in valutazione del 2007. Molto importanti e meritevoli d’attenzione sono le innovazioni apportate alle varie specie delle drupacee in questi anni e le varie problematiche che sono state affrontate e che ancora oggi sono presenti e che meritano particolare e continua ricerca. Per l’albicocco, ad esempio, gli aspetti innovativi sono rappresentati dalla sostituzione delle cultivar tradizionali di origine locale con altre pomologicamente innovative, ampliamento del calendario di maturazione, presenza di caratteri pomologici innovativi quali sovraccolore rosso intenso molto esteso, elevata consistenza e tenuta della polpa e lenta capacità di maturare. Tra i problemi ancora presenti e da risolvere c’è l’elevata necessità di fabbisogno in freddo, autoincompatibilità delle piante e l’elevata suscettibilità ad alcune patologie come la monilia.
 
Il professor Silviero Sansavini del Dipartimento di Colture arboree dell'Università di Bologna, ha parlato di “Evoluzione varietale delle pomacee”. "Il cambiamento varietale – ha detto Sansavini – è da attribuirsi a diversi fattori riassumibili nella spinta vivaistica e nella ricerca, negli orientamenti pubblici e regionali, nelle necessità agronomiche, nelle tendenze generali degli agricoltori e nelle necessità di mercato. Per il melo si è avuto un cambiamento varietale negli ultimi 17 anni pari al 25% del totale, anche se ancora oggi le principali cultivar sono rappresentate da Golden e Red Delicious seguite da Gala e Fuji, che non sono gruppi di grande innovazione. E’ però vero che all’interno dei gruppi si sono avuti cambiamenti con varietà oramai abbandonate o poco coltivate sostituite da altre più nuove e più innovative. In particolare questo aspetto è legato all’intensa attività genetica dettata dalla costituzione di cloni varietali. Complessivamente dal 1993 al 2007 sono state introdotte 172 varietà di cui 130 valutate (40 inserite in lista e 90 eliminate) e 42 in valutazione. Diverso il discorso per il pero dove il cambiamento non è avvenuto come nel gruppo precedente e dove ancora oggi le varietà maggiormente coltivate sono rappresentate da cultivar inserite in lista da diversi anni. Complessivamente, dal 1993 al 2007 sono state introdotte 72 varietà di cui 50 valutate (di cui 21 il lista e 29 eliminate) e 22 in valutazione.
 
Nel quarto intervento a cura di Walther Faedi del Cra-Frc, Unità di ricerca per la frutticoltura di Forlì, la specie protagonista è stata la fragola. Faedi ha mostrato dati che hanno evidenziato l’andamento superficiale fragolicola con un calo nel 2007 del 22% rispetto al 2000, ma superiore del 6% rispetto al 2006. Inoltre il mercato delle fragola è ricco di varietà, ma la ricerca e il miglioramento genetico puntano sempre alla ricerca di nuove cultivar che presentano caratteristiche sempre migliori e sempre più adatte alle nuove esigenze e ai nuovi obiettivi. Tutto questo in funzione di migliorare il mercato e di soddisfare le esigenze che esso presenta. Molto importante risulta la qualità che, secondo Faedi, è rappresentata principalmente dalla presenza di frutti molto consistenti, di colore rosso brillante e di elevato indice rifrattometrico (molto dolci). E' molto importante che la ricerca individui varietà che presentano caratteristiche che migliorino le operazioni colturali, strutturando ad esempio la protezione in momenti diversi per adattarsi ai cambiamenti climatici.
 
La crescente domanda – ha detto Bounous del Dipartimento Colture arboree dell'Università di Torino - da parte del mercato interno e il reddito che riescono a fornire sta facendo aumentare negli ultimi anni l’interesse della ricerca nel campo dei piccoli frutti. Gli attributi positivi di questo eterogeneo gruppo sono di varia natura, come la diversificazione colturale, la valorizzazione degli ambienti marginali, la buona redditività e la presenza di frutti dotati di considerevoli pregi estetici ed organolettici. Tra le varie specie quelle più interessanti e in espansione sono il lampone e il mirtillo gigante, caratterizzate dall’introduzione di nuove varietà e da una intensa attività di ricerca con genotipi di elevate qualità dei frutti, composizione chimica adeguata, produttività, fonti di resistenza alle avversità biotiche e abiotiche, modifica dell’habitus vegetativo in modo da agevolare la gestione e la raccolta delle piante ed ampliamento del calendario di maturazione. Per quanto riguarda il rovo, esistono invece alcune difficoltà con un panorama varietale deficitario ancora legato a vecchio cultivar con caratteristiche non innovative.
 
Alessio Martinelli del Civ, Consorzio italiano vivaisti è intervenuto sull’impatto dell’innovazione varietale sul settore vivaistico. Il vivaista è una figura altamente specializzata che assicura e fornisce servizi di qualità ed è insostituibile all’interno della filiera frutticola. In Italia il vivaista professionale è in grado di offrire servizi tecnici evoluti risultando allo stesso tempo propagatore, editore e consulente. E’ però importante far notare come alla figura tradizionale di colui che introduceva, cercava, promuoveva, preparava piante e le vendeva, oggi si sia sostituita la figura di colui che costituisce, introduce, prova, prepara le piante, le certifica, le brevetta e le commercializza, risultando quindi un gestore delle innovazioni varietali. In quest’ottica, per gestire l’innovazione varietale in modo competitivo, bisogna essere in grado di pensare e gestire progetti “globali” in termini di processo, di filiera, in termini territoriali, finanziari e di ritorno economico per tutti i soggetti coinvolti. La competitività del vivaismo, in risposta alle sfide attuali, implica il passaggio da propagatore di piante a protagonista nella gestione dell’innovazione.

Nell’intervento di Davide Boscaini di Apo Scaligera di Verona si è cercato di porre l’attenzione all’attività che il Consorzio ha nei confronti dell’innovazione varietale sulla produzione fragolicola con 64700 Semenzali osservati dal 1995 ad oggi, per 883 combinazioni d’incrocio che hanno dato 3645 selezioni valide ottenute e 3 cultivar lanciate sul mercato che rappresentano varietà molto valide e di diffusa coltivazione. In questo contesto si è cercato di operare a favore di quelle caratteristiche che interessano all’agricoltore: elevata produttività, facile raccolta, rusticità, comportamento compatto, elevata consistenza della polpa ed elevata pezzatura. A differenza delle caratteristiche che invece ricerca il consumatore: qualità organolettiche, elevata shelf-life, buona pezzatura e colore attraente.

Per Maurizio Brasina di Coop Italia, nel suo intervento dal titolo “Innovazione varietale e impatto sulla distribuzione” si è rimarcato come i consumi siano calati del 13% e come il consumatore percepisca la frutta secondo una graduatoria di parametri che includono la qualità, i requisiti igienico-sanitari, la presenza di etichette, la convenienza ed il rispetto ambientale. Si evince quindi che la qualità e le elevate caratteristiche organolettiche diversificate e specifiche per ogni specie frutticola - legate ad una continuità ed omogeneità delle stesse - rappresenti il valore aggiunto richiesto e necessario. E' quindi necessario creare un'adeguata campagna di marketing e di commercializzazione e per il futuro creare sinergie di sistema e di collaborazione per un'innovazione varietale che sia sia produttiva e con caratteristiche adeguate alla ricerca, alla Gdo e al consumatore finale.
 
A cura di Lorenzo Cricca