Anacer traccia il bilancio con i dati relativi all'intero anno solare 2020 in merito ai trend commerciali del comparto cerealicolo italiano, la situazione import-export e il saldo della bilancia commerciale. Il primo dato che salta all'occhio è l'aspetto finanziario: il saldo risulta in passivo, come ormai da diversi anni, ma con un deficit minore rispetto all'anno scorso. 1876,7 milioni di euro è stato infatti il dato di chiusura del passivo 2020, in confronto ai 2153,3 milioni del 2019, con una riduzione di 276,6 milioni di euro. Questo è stato reso possibile dal forte incremento delle esportazioni, sia in quantità che in valore, contrapposte a un lieve aumento delle importazioni.

Proprio focalizzando l'attenzione sulle merci importate, l'import dei cereali in granella si è chiuso complessivamente in crescita di 157mila tonnellate (+1,1%) e con un valore in crescita del 3,1, pari a +178,3 milioni di euro. L'aumento maggiore lo si deve al grano duro (+686mila tonnellate), mentre in controtendenza vi sono mais (-433mila tonnellate), grano tenero (-71mila tonnellate) e orzo (-46.500 tonnellate). Segno più per prodotti trasformati (+112mila tonnellate), mentre sono calati anche riso (-4.600 tonnellate) e mangimi (-25.500 tonnellate).

Sul fronte dell'export, alla forte crescita quantitativa di +427mila tonnellate (+9,6%) si è corrisposto un aumento ancora più rilevante in valore (+12,4%), pari a 459,9 milioni di euro. Qui il dato record riguarda le vendite all'estero di pasta alimentare (+293mila tonnellate, +15%), oltre a riso (+84.500 tonnellate), mangimi a base di cereali (+26.600 tonnellate), semola di grano duro (+9.700 tonnellate) e cereali in granella (+31.800 tonnellate). Stabile la farina di grano tenero, mentre scende lievemente il livello di export dei prodotti trasformati (-1,7%).