Sempre più negativo il saldo della bilancia commerciale cerealicola italiana. Secondo i dati pubblicati dall’Anacer, l’export cresce di più dell’import a livello quantitativo, mentre la situazione è capovolta per il valore, dal momento che l’import cresce di 85 milioni rispetto ai circa 47 del fatturato all’estero.

Il deficit tocca al 30 settembre 2017 i 1411,1 milioni di euro rispetto ai 1372,9 milioni dei primi nove mesi del 2016. Analizzando voce per voce la situazione, l’import è cresciuto nel periodo gennaio-settembre 2017 di 481mila tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2016, crescendo del 3,3% in quantità e di 85 milioni di euro (+2,2% in valore).

A trainare la crescita delle importazione è il granturco (+645mila tonnellate), mentre scendono gli arrivi di grano tenero (-173mila tonnellate), orzo (-42mila tonnellate), avena (-7300 tonnellate) e altri cereali minori (-6300 tonnellate). In calo anche l’import di grano duro (-126mila tonnellate) e dei semi oleosi (-16mila tonnellate), mentre invece risultano in aumento le farine proteiche (+186mila tonnellate). Lieve decremento anche per il riso, in calo di 7300 tonnellate.

Sul fronte dell’export, la crescita di vendite in quantità tocca le 329mila tonnellate (+10%), mentre i prezzi medi all’export corrono molto meno, visto che l’incremento di fatturato è di 47,3 milioni (+1,9%). Crescono le vendite all’estero di cereali in granella (+189mila tonnellate), prodotti trasformati (+75mila tonnellate) e riso (+52mila tonnellate). In leggera flessione l’export di paste alimentari (-5500 tonnellate).