Tra gli appassionati ma anche tra i più esperti viene spesso analizzato il fenomeno dello stratwarming, un evento che di solito condiziona sensibilmente il quadro meteorologico nel lungo termine durante la stagione invernale portando uno sconquasso in area europea. Ma cos’è lo stratwarming? Come può condizionare il meteo sulla nostra Penisola?

Lo stratwarming è un repentino e netto riscaldamento della stratosfera, il secondo dei cinque strati in cui è convenzionalmente suddivisa l'atmosfera (troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera e esosfera). Essa si trova al di sopra della troposfera, dopo la tropopausa.
Tale riscaldamento, in particolare sulle zone artiche e antartiche, è in grado di propagarsi successivamente sulle quote più basse attivando una destabilizzazione del vortice polare e quindi una rottura in due lobi o più lobi dello stesso.
Una porzione della depressione che normalmente staziona sul Polo Nord potrebbe successivamente affondare con delle colate di aria fredda verso le medie o basse latitudini. Conosciuto anche come “split di vortice polare”, quando si verifica si va a strutturare una vasta area anticiclonica che porta valori termici anomali per quella zona, mentre i due lobi scendono verso le aree normalmente più temperate. 
Sulle zone colpite si formano profonde depressioni di norma alimentate dall’aria molto fredda in discesa dalle alta latitudini, la classica causa delle più forti ondate di gelo su Nord America, Asia ed Europa (compreso il Mediterraneo centrale e l’Italia).
L’analisi modellistica sulla stratosfera è disponibile alla comunità scientifica solo da pochi anni: per questo non sono ancora note le cause del repentino stratwarming che spesso avviene appunto nel periodo invernale.
 

Effetti sull'Italia

Intendiamo però sottolineare che non è sufficiente una stratwarming per garantire un’ondata di gelo sull’Italia. Quel che si verificherà sicuramente è un periodo molto freddo alle medie latitudini, quindi con molta probabilità un lobo piuttosto gelido colpirà nei successivi 15-30 giorni (dopo l’evento di surriscaldamento) il continente europeo, ma non è detto che possa coinvolgere anche il nostro territorio. 
Un riscaldamento stratosferico è una delle condizioni chiave per avere un’ondata di gelo degna di nota, ma non è l’unica: è importante anche analizzare la distribuzione delle alte pressioni alle latitudini più basse, la posizione del flusso atlantico ed anche l’entità del lobo polare in affondo.
Durante la stagione invernale si possono verificare diversi stratwarming: ogni volta che succede, i due lobi del vortice polare si spaccano. Naturalmente i lobi non hanno sempre la medesima dimensione, ma si possono avere condizioni particolari per cui uno dei due sia più grande dell’altro: più vasto sarà, maggiore sarà l’impatto sull’area che andrà a colpire.

Uno dei stratwarming più incisivi degli ultimi dieci anni si è verificato nei primi quindici giorni del gennaio 2019, quando si è passati dai -75°C ai +12°C in poche ore, un delta termico davvero notevole di quasi 90°C. Sull’Europa non ha prodotto effetti di rilievo, ma sul Nord America abbiamo avuto una delle ondate di gelo più forti degli ultimi 100 anni, toccando valori minimi di -40° gradi sugli Stati nord orientali.