Neanche il tempo di lasciarci alle spalle una delle peggiori ondate di maltempo a memoria d’uomo sull’intero territorio nazionale, che già si prepara sulla penisola iberica un nuovo vortice depressionario. Perturbazione che colpirà l'Italia dalle prime ore del ponte festivo di Ognissanti, anche se i fenomeni dovrebbero risultare meno violenti di quelli appena passati.
 

Il punto della situazione 

Mai un ciclone così forte sulla penisola italiana: venti tempestosi, eventi meteo estremi, record di fulmini (oltre 320mila), alluvioni, chicchi di grandine grossi come arance (complici le grandi quantità di sabbia presenti in atmosfera), sono gli ingredienti che tutti insieme hanno flagellato e ferito profondamente tutto il territorio, dalle regioni settentrionali alle regioni meridionali.
Quella di lunedì 29 ottobre 2018 passerà così alla storia come una delle peggiori parentesi instabili degli ultimi anni.
La causa è da ricercare nei fortissimi contrasti termici, con un bacino del Mediterraneo rovente - parecchi gradi oltre le medie del periodo - che a contatto con i flussi d'aria piuttosto freddi, responsabili della neve a bassa quota su Spagna, Marocco e Algeria, ha creato un cocktail ideale per la genesi di un’autentica tempesta. Basti pensare che il minimo depressionario in poco più di 12 ore ha perso circa 20 hPa, portando valori al suolo tra 978 e 975 hPa nel settore nord occidentale italiano, un vortice con caratteristiche esplosive.
Tra le zone più colpite il Nord Est, in particolare il settore friulano, e tutta la Liguria, ove si misurano punte di 600millimetri caduti nell’arco dei tre giorni, tra sabato, domenica e lunedì.
Da segnalare le grandinate di portata storica in Sardegna, dove a memoria d'uomo, in forma così diffusa, non si ricorda un così grande bombardamento di ghiaccio. Palle di enormi dimensioni cadute da Alghero a Santa Teresa di Gallura, così come sulle province di Oristano, Cagliari, Iglesias e Nuoro.
Non solo le piogge, ma anche i venti hanno creato danni irreparabili, con una intensità di uragano su scala Beaufort, hanno raggiunto i 200 chilometri orari sui rilievi del Centro Nord, con un’incredibile raffica di 204 km/h a Monte Gomito, sull’Abetone in provincia di Pistoia, ed i 200 km orari nell'Isola di Monte Cristo, nell'arcipelago toscano. 
Le intense correnti, incanalandosi lungo l’Adriatico, hanno portato inoltre uno dei più significativi fenomeni di acqua alta a Venezia, fino a 156 centimetri di altezza. Intense mareggiate su tutte le coste esposte del territorio nazionale.
 

Analisi e previsione 

Come ricordato, la breve tregua più tranquilla è già alle battute finali, difatti un vortice ciclonico è ai nastri di partenza tra Spagna e Baleari, la cui evoluzione verso levante incentiverà l’ulteriore approfondimento. 
La presenza del muro anticiclonico tra Grecia e settori balcanici ostacolerà ancora una volta il movimento verso i settori orientali, generando un’altra intensa parentesi di maltempo - stazionaria - tipicamente autunnale sull’Italia. 
Una nuova perturbazione che metterà piede sulla Penisola in queste ore, portando i primi fenomeni sulle regioni di ponente ed entrerà successivamente nel vivo proprio nella giornata del 1 novembre. Il ponte di Ognissanti sarà perciò perturbato, con piogge abbondanti sulle regioni settentrionali e lungo i settori tirrenici.
Dalle ultime emissioni modellistiche ci giungono conferme circa l’intensità dei fenomeni, che dovrebbero comunque risultare meno violenti di quelli appena passati. L’assetto atmosferico propone però un lungo periodo favorevole alle grandi piogge autunnali, orientandosi verso un vero punto di svolta da tanto desiderato.
 

Dopo Ognissanti, ancora fenomeni abbondanti 

Piogge e rovesci continueranno a caratterizzare anche gli ultimi giorni della settimana, con un quadro per tutto il ponte di Ognissanti spesso instabile, grazie al transito di alcuni vortici depressionari che avranno come obiettivo principale le regioni centro-settentrionali. I maggiori accumuli si registreranno presumibilmente sulle aree occidentali della penisola e soprattutto sulle due isole maggiori, trovandosi in prossimità del nucleo instabile di matrice afro-mediterranea.
Nonostante tutto, saranno ancora possibili locali nubifragi soprattutto sul lato del medio versante tirrenico, Sicilia e localmente al Nord Est.
Le precipitazioni saranno abbondanti su settori alpini e prealpini, con il grosso dei fenomeni in trasferimento sui settori centro-orientali. La neve cadrà inizialmente dai 1200 - 1500 metri, con limite in rapido rialzo sopra i 2000 metri di quota per l’attivazione di nuove correnti miti meridionali che innalzeranno le temperature in montagna.
 

Nuovi rischi per il sistema idrico

Le precipitazioni attese tra l’1 ed il 3 novembre potranno localmente superare i 100 millimetri sulle aree esposte, comprese quelle aree già martoriate dalla tantissima pioggia caduta, in particolare tra Friuli e Veneto. 

Evoluzione meteo per il weekend

Sulle ultime ore del fine settimana si registrerà un lieve parziale miglioramento su gran parte delle aree nazionali. L'instabilità verrà prevalentemente confinata sulle due isole maggiori, ancora esposte alle correnti molto umide e miti, senza escludere anche possibili piovaschi e qualche temporale sui settori tirrenici e sulle aree nord occidentali.
 

Tendenza per i primi 15 giorni di novembre 

L'Italia sarà pesantemente condizionata da un assetto barico tipicamente autunnale. Il quadro meteorologico verrà speso condizionato dalle perturbazioni atlantiche, che in percentuale rappresenteranno il ruolo principale su quasi tutto il continente europeo. I vari periodi di maltempo verranno però intervallati da brevi parentesi anticicloniche d’origine africana, che porteranno la colonnina di mercurio spesso oltre la norma del periodo.
Per questa prima parte del mese non mancheranno quindi le precipitazioni, pertanto le prossime due settimane ricalcheranno le orme degli ultimi giorni. Come anticipato anche nell’ultimo appuntamento delle previsioni stagionali, ritorneremo entro i ranghi pluviometrici sulla stragrande maggioranza delle nostre regioni.
 

Freddo non pervenuto 

Scorgendo lo sguardo oltre confine, sull’Europa centrale ed orientale, non notiamo particolari raffreddamenti del continente. Vige difatti un vasto anticiclone che si allunga fino al Mare del Nord, con massime ancora vicine ai 20 gradi. Anche sull’Italia i valori termici - almeno sino a metà novembre - non proporranno periodi freddi degni di nota, mantenendo anomalie positive diffuse, certamente non di spessore, ma ugualmente importanti tanto da confermare un andamento consolidato.

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