La chiave è l'equilibrio

Scritto martedì 6 settembre 2011 - 17:53

Giusto qualche riflessione, capisco senza un filo logico ma è ciò che voglio spesso mi ritrovo a pensare:

Semplicemente sostengo la necessità di un ritorno ad un'agricoltura su concetti tradizionali, ben si intenda, non letame e aratro, sono un sostenitore dei polimeri a cessione programmata e riconosco la funzione nutrizionale dei concimi di nuova generazione; ci stiamo dimenticando però la base, il punto di partenza, l'EQUILIBRIO nel coltivare.
I concimi stessi per esprimere il loro potenziale necessitano di un substrato adeguato, ci dimentichiamo spesso dell'importanza della struttura del terreno, del suo scheletro, ci limitiamo a pensare che i giusti valori in un' analisi del terreno o della soluzione circolante siano una specie di BIBBIA per la nostra concimazione.
Ebbene per fortuna (è qui che si percepisce chi è il vero coltivatore) non è così:
L' equilibrio tra macro/micro pori nel substrato, il giusto scheletro, il drenaggio influenzano la respirazione e l'assorbimento della nostra pianta, può quindi essere già di per se un fattore limitante alla crescita ed inibire le nostre seppur abbondanti concimazioni, per non parlare poi nel caso dell' eccessiva presenza di micropori la reazione che possono avere le frequenti annaffiature, questo a dimostrare che prima di pensare al titolo del concime da somministrare è fondamentale aver creato prima le giuste condizioni (substrato, drenaggio, CSC, concimazione di fondo) che non possono prescindere dal resto per ottenere un risultato.

Per non dilungarmi oltre, quello che conta a mio avviso è capire innanzitutto cosa si vuole ottenere, fare un passo alla volta senza voler strafare, ma garantendo la base cui può aver bisogno la nostra coltivazione, partire dalla qualità della torba se parliamo di vasi, da una giusta concimazione di fondo e lavorazione del terreno se parliamo di pieno campo. Questo processo ci permette potenzialmente di limitare i problemi e gestire meglio gli interventi successivi.


Non sono mai stato forte in matematica, però quando chi fa coltivazione fuori suolo mi pone un quesito, tendo a fare questo esempio: i fattori che influenzano la concimazione e la crescita sono come un'equazione matematica, più variabili inseriamo, più l'equazione si complica fino a rischiare di non essere più in grado di risolverla. Cerchiamo quindi di non inserire troppe variabili in modo da essere in grado di risolvere l'equazione in base alle nostre capacità senza aspirare ad essere dei geni.


Certo tutti vogliamo evitare le carenze nutrizionali, ma non pensiamo che anche gli eccessi possono essere pericolosi ??

Tutto ci riporta al discorso iniziale, una dieta equilibrata, forse addirittura scarsa, in modo da ottenere una reazione quando decidiamo di intervenire, l'incremento di concime stimola proporzionalmente la crescita sino ad un certo punto, arrivati al limite delle possibilità della coltivazione il concime in eccesso viene dilavato ed in alcuni casi diventa addirittura nocivo (eccesso salinità - eccesso di vigoria -suscettibilità malattie funginee), senza considerare che abbiamo buttato via soldi e disciolto chissà quanti nitrati nelle nostre già inquinate falde.

Se qualcuno pensa che non stia vaneggiando, eventualmente continuiamo il discorso Cool

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