L'olivicoltura negli ultimi decenni è passata dall'essere un settore agricolo caratterizzato da una bassa propensione all'innovazione ad una filiera produttiva che, per poter sopravvivere alla concorrenza dei vicini mercati del Mediterraneo, ha dovuto adeguarsi adottando approcci tecnici paragonabili a quelli delle altre colture arboree da frutto. Ne sono un esempio i "numerosi" impianti super intensivi (>1600 piante/ettaro) comparsi negli ultimi due decenni in Italia e che contano ad oggi quasi 5mila ettari, la metà dei quali nella sola Puglia.
Queste superfici, seppur rappresentino per ora meno dell'1% della superficie olivicola nazionale, sono un evidente segnale di cambiamento di mentalità che trova piena conferma se si prendono in considerazione le grandi superfici investite ad oliveto intensivo (400-600 piante per ettaro). Quest'ultimo sistema di coltivazione costituisce un approccio più "cautelativo" del super intensivo ma sufficientemente competitivo e, soprattutto, adatto alle cultivar tradizionali.

Aumentando però sia la produttività che gli standard qualitativi delle produzioni, l'olivicoltura tradizionale a basso input ha dovuto cedere il passo ad un sistema più esigente dal punto di vista gestionale e di conseguenza più vulnerabile alle problematiche direttamente o indirettamente imputabili agli effetti dei cambiamenti climatici. Annate particolarmente critiche dal punto di vista climatico per la coltivazione dell'olivo in Italia come le due appena passate, hanno messo a dura prova il comparto olivicolo nazionale.
I fine inverni particolarmente freddi che hanno caratterizzato alcune zone del Sud Italia nel 2020 e 2021 hanno avuto effetti deleteri sulla ripresa vegetativa degli olivi, provocando una forte riduzione della fioritura e dell'allegagione con conseguente limitazione del carico produttivo. Come ampiamente descritto nei manuali di fisiologia vegetale, un basso carico di produzione induce un maggior vigore vegetativo che ha come conseguenza una notevole produzione di gemme a fiore che, l'anno successivo, andranno a determinare un forte carico produttivo (anno di carica). La presenza di un gran numero di frutti inibirà così lo sviluppo vegetativo con conseguente riduzione del numero dei futuri siti di fioritura. Si innesca così un circolo vizioso con il susseguirsi di annate di carica e di scarica conosciuto da tutti come alternanza di produzione. Inoltre, la frequente tendenza ad una raccolta tardiva inibisce ulteriormente la fioritura dell'anno successivo, aumentando lo squilibrio vegeto produttivo delle piante.
 
Regolazione alternanza
Fonte: E. E Goldschmidt - Regolazione dell'alternanza di produzione negli alberi da frutto. Review n. 1 – Italus Hortus 12 (1), 2005: 11-17

Greenhas Group, grazie alla sua presenza decennale nei principali mercati olivicoli mediterranei, ha consolidato una strategia di nutrizione speciale e biostimolazione per l'olivo in grado di supportare la coltura durante tutto il ciclo.
Una delle tappe fondamentali di questa strategia è rappresentata dai trattamenti invernali di post raccolta finalizzati alla preparazione della pianta alla stagione successiva, tramite l'apporto di microelementi utilizzabili al momento della ripresa vegetativa e soprattutto grazie all'induzione di una maggiore resistenza agli stress da freddo.

A questo scopo, il dipartimento di ricerca e sviluppo di Greenhas Group ha recentemente sviluppato Eranthis, un prodotto ad azione biostimolante di origine esclusivamente vegetale che grazie al contenuto di sostanze antiossidanti derivanti da estratti di Ascophyllum nodosum, Laminaria digitata ed estratti di lievito, conferisce alle piante una protezione contro gli stress termici e, alla ripresa vegetativa, supporta l'attività fotosintetica anche in condizioni di bassa luminosità.

Numerosi studi condotti in collaborazione con diverse università italiane ed estere hanno evidenziato come le piante trattate con Eranthis, in seguito ad un'esposizione ad uno stress abiotico, sviluppino un minor contenuto di specie reattive dell'ossigeno (a dimostrazione di un minor danno cellulare) e, di conseguenza, abbiano una minor necessità di mettere in atto meccanismi di detossificazione da quest'ultime. La diretta conseguenza di questo effetto è una più alta disponibilità di energia per l'espletamento delle normali attività fisiologiche (fioritura, allegagione ecc..) che risulterebbero altrimenti penalizzate.

Per completare l'effetto biostimolante e protettivo, Eranthis può essere applicato in miscela con Oligogreen un fertilizzante a base di microelementi ad altissima solubilità e disponibilità, con lo scopo di creare una riserva di nutrienti prontamente disponibili al momento della ripresa vegetativa. In particolare la presenza di zinco risulta particolarmente utile per la sintesi del triptofano, un precursore delle auxine, fitormoni fondamentali per la crescita dei nuovi germogli e per la successiva fioritura.

Eranthis e Oligogreen, entrambi utilizzabili in agricoltura biologica, possono essere applicati su olivo a partire dal post raccolta fino alla successiva ripresa vegetativa. Il dosaggio consigliato è di 2 litro/ettaro per Eranthis e 1 chilo/ettaro per Oligogreen. Si consiglia di evitare l'applicazione in giornate particolarmente fredde al fine di evitare uno scarso assorbimento dei prodotti o su vegetazione bagnata. Eranthis e Oligogreen possono essere applicati in miscela con i fitofarmaci ad uso più comune, inclusi i formulati rameici utilizzati nei trattamenti invernali per il contenimento della Spilocaea oleaginea (agente dell'occhio di pavone) e Pseudomonas savastanoi (batterio responsabile della rogna dell'olivo).

Eranthis è inoltre utilizzabile durante tutta la stagione vegetativa in prevenzione degli stress abiotici dovuti a condizioni climatiche avverse quali siccità, ondate di calore o ritorni di freddo.

Per ulteriori approfondimenti, visita il sito di Greenhas