Il Green deal e la strategia Farm to fork sono le nuove sfide del settore agricolo che mirano alla promozione di un'agricoltura più sostenibile capace di far fronte ai cambiamenti climatici. I biostimolanti entrano a pieno titolo in questa strategia e sono degli strumenti fondamentali per garantire un approccio integrato non solo dei nutrienti ma di tutti gli input agricoli.

Quello dei biostimolanti è un mercato in continua crescita: secondo le stime vale oggi 3 miliardi di dollari, destinati a salire a 5 nel 2025. In aumento anche il numero di aziende produttrici e l'interesse da parte del mondo accademico. L'Italia è al primo posto per numero di pubblicazioni scientifiche a livello internazionale.

Proprio i trend di mercato e della ricerca sono stati il focus della giornata del 23 febbraio 2021 della Biostimolanti conference, moderata da Lorenzo Andreotti (L'informatore agrario) e che ha visto la partecipazione online di più di 1000 persone. L'edizione 2021 è stata organizzata dall'Arptra (Associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura) e da Fruit communication, con il patrocinio della Soi (Società orticola italiana). Fertilgest®, la banca dati dei fertilizzanti, dei concimi e dei substrati che insieme ad AgroNotizie fa parte del network di Image Line, è content partner dell'evento.
 
Biostimolanti conference 2021
 

Trend di mercato e normativa

Quale futuro per i biostimolanti? Marco Rosso, Global corporate affairs director di Valagro Spa, ci ricorda il ruolo importante che questi giocano nella possibilità di garantire un'agricoltura più sostenibile. Grazie a queste nuove tecnologie, è infatti possibile integrare maggiormente gli input agronomici e razionalizzarli per assicurare una migliore qualità e gestione delle risorse acqua e suolo e una maggiore resa per ettaro.

Nonostante la domanda di biostimolanti sia in continua espansione, oggi in Europa si parla ancora di mercati di nicchia che spesso vedono nei biostimolanti uno strumento utile per lo più per il settore frutticolo ed orticolo. Viene di fatto sottovalutato il loro potenziale per le colture industriali, tipiche di nazioni come il Brasile, gli Usa, l'India e la Cina.

Allo stesso tempo, privi di una normativa chiara ed univoca, non è sempre possibile studiare i dati del mercato con esattezza e di conseguenza innovare concretamente il settore.

Lorenzo Galli, di Assofertilizzanti-Federchimica, si è occupato perciò di fare il punto sul regolamento europeo dei fertilizzanti. I biostimolanti sono definiti, dal regolamento Eu 2019/1009, come prodotti fertilizzanti Ue, la cui funzione è stimolare i processi di nutrizione delle piante indipendentemente dal contenuto di nutrienti del prodotto, allo scopo di migliorare una o più caratteristiche della pianta e della rizosfera. Perché ciò sia vero un prodotto biostimolante deve rispettare 4 claim che ne validino l'efficacia attraverso prove sperimentali: efficienza dell'uso dei nutrienti, tolleranza allo stress abiotico, caratteristiche qualitative delle colture, disponibilità di nutrienti confinati nel suolo e nella rizosfera.

Tale regolamento verrà applicato solo a partire dal 16 luglio 2022, data in cui i biostimolanti potranno quindi godere di un'etichetta tutta nuova, fortemente richiesta dalla filiera e dagli utilizzatori. Finalmente indicazioni più chiare e precise su cosa potrà essere considerato un prodotto biostimolante e cosa no.

In particolare, in questi anni che precedono l'applicazione del regolamento la Comunità europea sta provvedendo all'uniformazione e alla standardizzazione del sistema, al fine di tutelare il consumatore e l'ambiente. Una serie di parametri, infatti, dovranno essere dimostrati attraverso protocolli specifici standardizzabili. L'elenco degli standard verrà pubblicato entro aprile 2022 e comprenderà: la validazione dei claim, la presenza di contaminanti e altre sostanze non ammesse, la presenza di patogeni organici e di microrganismi benefici, la definizione della terminologia scientifica e l’indicazione dei metodi di campionamento specifici.

Il Cen (Comitato europeo di normazione) sta elaborando questi standard attraverso prove analitiche e riproducibili: il Tc 455 è un tavolo tecnico a lavoro per elaborare standard armonizzati per i prodotti biostimolanti. Il tavolo è suddiviso in 5 gruppi di lavoro ognuno dedicato ad un tema specifico. La Repubblica Ceca si sta occupando della standardizzazione dei metodi di campionamento e della presenza di contaminanti, la Francia sta definendo le prove sperimentali che serviranno a comprovare i claim dei biostimolanti. L'Italia ha il ruolo di definire i microrganismi patogeni e non, e di determinare tutte le terminologie scientifiche per la creazione di un glossario dei biostimolanti.

L'applicazione definitiva del regolamento, a luglio 2022, permetterà quindi la creazione di un sistema di standardizzazione europeo caratterizzato da un dossier agronomico per la valutazione dei claim, dall'armonizzazione del sistema di analisi e di controllo in tutto il territorio europeo e dall'armonizzazione delle terminologie scientifiche. Il tutto servirà a garantire una maggiore competitività sul mercato internazionale.
 

I trend della ricerca

Giuseppe Colla, del dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'Università degli studi della Tuscia, ha mostrato l'evoluzione della produzione scientifica dal 1997 al 2020.

Negli ultimi 5 anni c’è stato un aumento esponenziale delle pubblicazioni scientifiche sul tema biostimolanti, un incremento che ricalca quasi perfettamente l'andamento del fatturato del settore.

La ripartizione degli articoli per sostanza vede la pubblicazione di un maggior numero di studi riguardo le alghe e le sostanze umiche, al contrario degli idrolizzati proteici e del silicio. Per quanto riguarda l'interesse verso i microrganismi utilizzati come biostimolanti, la ricerca punta maggiormente sui funghi micorrizici piuttosto che sui batteri azotofissatori.

L'effetto biostimolante più indagato è la resistenza agli stress abiotici, seguito dalla qualità dei prodotti finale e dall'assorbimento degli elementi nutritivi.

L'Italia è al primo posto per numero di pubblicazioni dimostrando la forte partnership tra i centri di ricerca pubblici e privati. A seguire ci sono Brasile, Polonia, Spagna, Usa, India, Egitto, Canada, Messico e Cina.

La ricerca nel settore dei biostimolanti è sempre più diversificata e a carattere multidisciplinare. Infatti, l'interesse per il settore ha pian piano coinvolto discipline diverse dalle scienze agrarie e biologiche. A partire dal 2016 molte ricerche a tema biostimolanti sono state pubblicate a nome delle discipline chimiche, genetiche, microbiologiche e biochimiche. Molti studi, inoltre, sono stati affrontati dal mondo dell'economia, dell'informatica, delle scienze sociali, della tossicologia e delle scienze dei materiali. Questi dati evidenziano un approfondimento sempre più dettagliato e profondo della tematica nonché la sua crescente evoluzione.

Anche il numero di matrici e ceppi microbici studiati per la produzione di biostimolanti è aumentato. Le matrici, infatti sono sempre più ricercate negli scarti di altri processi produttivi in un'ottica di economia circolare.

Negli anni è stato possibile osservare un aumento dell'utilizzo delle scienze omiche per la valutazione degli effetti biostimolanti e per l'identificazione dei meccanismi d'azione. In particolare si fa riferimento alla trascrittomica, alla proteomica, alla metabolomica e alla fenomica.

L'uso dell'intelligenza artificiale, machine learning, big data science permettono di velocizzare lo sviluppo di biostimolanti più efficaci ed efficienti e di ottimizzarne gli effetti in campo.

Infine, tra i dati più rilevanti, si evidenzia l'aumento dello sviluppo di biostimolanti funzionali a specifici target vegeto-produttivi, qualitativi e soprattutto di resistenza agli stress abiotici.
 

Le proposte delle aziende

Italpollina: dopo aver compiuto 50 anni nel 2020, evolve in Hello Nature con l'obiettivo di esprimere i propri valori legati allo sviluppo sostenibile. I prodotti biostimolanti presentati sono Aquamin, che deriva dall'idrolisi enzimatica di proteine vegetali e Atriva 500 a base di funghi micorrizici, batteri della rizosfera e peptidi vegetali.

Upl: il corretto ed equilibrato stato nutrizionale delle piante rappresenta il presupposto fondamentale per un'efficiente difesa della coltura e per l'ottimizzazione della resa e della qualità produttiva. A questo scopo, grazie all'azienda Goëmar producono biostimolanti a partire da Ascophyllum nodosum e promuovono un catalogo interamente dedicato alle soluzioni per la biostimolazione e per la nutrizione speciale.

Fertenia: presenta tre prodotti (Grand Fertì, Tequil e Assorb) a base di estratti vegetali in grado di stimolare lo sviluppo radicale e avvantaggiare la pianta durante un attacco da nematodi o funghi terricoli.

P. Aichem: propone la linea Pepton, biostimolanti a base di idrolizzati proteici, caratterizzati da un'elevata quantità di amminoacidi liberi in forma levogiro, che li rende prontamente disponibili per la pianta.

Cifo: commercializza prodotti appartenenti ad ogni categoria di biostimolante. In particolare consiglia la sinergia tra i due prodotti Block L (a base di estratti di alghe) e Block Sinergy (a base di micorrize e batteri della rizosfera) per stimolare lo sviluppo dell'apparato radicale e sopperire più facilmente agli attacchi degli organismi tellurici.


Per continuare ad approfondire i temi dell'incontro, scarica le presentazioni a questo link e guarda il video della giornata
 



Biostimolanti conference 2021