Un tempo si credeva che gli ulivi se la potessero cavare da soli davanti a qualsiasi situazione.
Non c'è acqua? Pazienza, l'olivo ha radici profonde. Il terreno è poco fertile? Non importa, produce lo stesso. Ci sono parassiti? Nulla, di olive se ne formano comunque tante e l'olio in qualche modo si fa. È il come, però, che è sempre rimasto con poche risposte, perché non è solo la quantità che si può ottenere curando meglio le piante, bensì anche la qualità. Il tutto, a dispetto di chi sostiene che l'olio viene più buono se si tengono le piante a stecchetto.

Tre sono di fatto i benefici che una corretta nutrizione può portare all'olivicoltore. Il primo, intuitivamente, è l'aumento delle rese e la loro qualità intrinseca quanto a pregi dell'olio. Se si vogliono spuntare prezzi interessanti, anche l'olio deve esserlo parimenti.

Il secondo obiettivo è garantire stabilità a tale produzione. Ciò si può ottenere mantenendo le piante equilibrate nel tempo, senza né forzarle, né limitarle. In tal modo si possono mitigare anche i fenomeni di alternanza produttiva che amplificano negli anni anche altri problemi nelle tasche dei produttori.

Per ottenere tutto ciò, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non servono fiumi di concimi. In realtà basta mirare in modo accorto le fasi fenologiche più delicate e somministrare al momento giusto i fertilizzanti fogliari migliori.

Una prima fase delicata è l'emissione delle cosiddette "mignole", ovvero le infiorescenze dell'olivo. È infatti in questo momento, tipicamente primaverile, che si pongono le basi per la produttività finale degli oliveti. Dalla ripresa vegetativa è quindi utile somministrare formulati che contengano sì azoto, ma anche elementi come zolfo e magnesio. Bene anche la presenza di sostanze come le betaine, le quali svolgono un'azione anti-stress in caso di primavere poco clementi. Poi, durante la fioritura, sono soprattutto i microelementi a giocare un ruolo fondamentale per la fertilità, necessitando questa di zinco e boro, meglio se prontamente assimilabili. In tal modo si aumenta il numero di fiori fecondi e se ne riduce la cascola post-fecondazione.

Durante la crescita delle drupe vanno poi bene anche i biostimolanti o comunque i fertilizzanti fogliari a base di amminoacidi, atti a supportare ed esaltare il metabolismo primario delle piante.

Ma i giochi non finiscono in autunno con la raccolta, dato che anche dopo all'olivo servono attenzioni particolari. La lignificazione dei tessuti e la differenziazione delle gemme nuove necessitano di un supporto nutrizionale anch'esse, sempre basato su microelementi e aminoacidi. Ciò andrà a favore anche del risveglio primaverile successivo, minimizzando appunto il fenomeno dell'alternanza.  

Se tutti questi passaggi saranno portati avanti al meglio, magari curando di pari passo la coltura anche da patogeni e parassiti, si potranno ottenere ottime produzioni, stabili nel tempo e capaci di spuntare sul mercato prezzi adeguati.

A tutto il resto pensa l'abilità del potatore.