Prodigiosi o inutili? Necessari ad una agricoltura moderna o semplice truffa? Intorno al mondo dei biostimolanti le opinioni contrastanti si sprecano. Per alcuni i biostimolanti sono prodotti in grado di risolvere qualunque problema delle piante, dagli attacchi fungini alla carenza di nutrienti. Per altri si tratta solo di 'acqua fresca', uno spreco di denaro.

Eppure i numeri dicono che il mercato dei biostimolanti è in crescita e anche nella prossima stagione molti agricoltori usciranno dalle rivendite con taniche e sacchetti sotto braccio. E se fino ad oggi i biostimolanti sono stati usati soprattutto in orticoltura, frutticoltura e nel comparto vitivinicolo, il loro impiego si sta espandendo anche ad altre colture.

In questa girandola di opinioni contrastanti c'è il rischio che l'agricoltore si perda e prenda qualche granchio. È bene allora mettere dei punti fermi per spiegare i biostimolanti: cosa sono e non sono, cosa fanno e non fanno.
 

Otto cose da sapere sui biostimolanti

  • I biostimolanti sono prodotti che aiutano la pianta a resistere agli stress abiotici, come il caldo o il freddo eccessivo, la carenza di acqua, la salinità del suolo e così via. Non hanno invece lo scopo di difendere la coltura da stress biotici causati da funghi, batteri, insetti etc. Non sono dunque prodotti per la difesa.
  • I biostimolanti aiutano la pianta ad assorbire meglio i nutrienti, ma non sono dei fertilizzanti in senso stretto (anche se ricadono nella normativa fertilizzanti). Alcuni biostimolant, ad esempio, incrementano lo sviluppo radicale e permettono alla pianta di esplorare porzioni di terreno più ampie. Altri rendono la coltura maggiormente capace di assorbire nutrienti. Ma non apportano direttamente al vegetale elementi nutritivi.
  • I biostimolanti aiutano a migliorare la qualità del prodotto sotto diversi aspetti, da quello tecnologico a quello organolettico. Possono essere ad esempio utilizzati per aumentare la pezzatura, l'uniformità di taglia o di maturazione, la concentrazione di zuccheri o di altri elementi.
  • Non esistono biostimolanti buoni per tutti gli usi. Oggi è presente una grande varietà di biostimolanti, ognuno dei quali è sviluppato per una specifico scopo (migliorare la nutrizione, aiutare la pianta a superare una tipologia di stress abiotico, etc...). Nella scelta del biostimolante occorre dunque sempre prestare attenzione al beneficio specifico che si vuole conseguire.
  • L'utilizzo dei biostimolanti non è sempre remunerativo. In ogni situazione l'agricoltore deve valutare bene i benefici e confrontarli con i costi. La maggioranza degli agricoltori impiega i biostimolanti sulle colture da reddito, proprio perché gli effetti positivi sono meglio valorizzati dal mercato.
  • I biostimolanti sono spesso prodotti 'delicati', la cui applicazione deve seguire attentamente le indicazioni riportate in etichetta. L'efficacia di un biostimolante è infatti influenzata da molti fattori sia intrinsechi alla pianta (lo stadio fenologico, la varietà, lo stato di nutrizione, etc.) sie estrinsechi (il tipo di terreno, la temperatura di applicazione, la radiazione solare, etc.).
  • I biostimolanti possono contenere sostanze, spesso estratte dalle piante, ma anche microrganismi.
  • Secondo i dati forniti dall'Ebic (European biostimulants industry council) i biostimolanti sono in grado di migliorare del 5-25% l'assorbimento e l'uso dei nutrienti e fino al 15% le caratteristiche intrinseche del prodotto (calibro, colore, maturazione, resistenza agli urti).


Facciamo il punto a Fieragricola

Per chi fosse interessato ad approfondire il tema, il 31 gennaio prossimo si terrà nell'ambito di Fieragricola il convegno Focus Biostimolanti2 in cui si analizzeranno le potenzialità di questi prodotti.


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