I fertilizzanti rappresentano un costo importante per le aziende agricole, soprattutto se non si ha accesso a reflui zootecnici. Secondo uno studio pubblicato dalla Commissione europea nel vecchio continente circa la metà dei fertilizzanti è impiegata sui cereali (26% sul frumento, 25% su mais, sorgo e altri), il 16% su foraggio e l'11% su semi oleaginosi. Mentre non vengono date informazioni su frutticoltura e orticoltura, settori in cui l'Italia è leader in Europa.

Il valore del mercato dei fertilizzanti nel 2017 si è attestato sui 17 miliardi di euro (Francia, Germania e Gran Bretagna cubano il 40% del mercato). Il loro consumo si è stabilizzato negli ultimi anni e oggi quello più impiegato è l'azoto, che nelle sue varie forme rappresenta circa il 60% dei consumi, mentre fosforo e potassio si spartiscono il restante 40% in parti uguali.

Quello che forse in pochi sanno è che il prezzo dei fertilizzanti è strettamente legato alle quotazioni dei prodotti energetici ed in particolar modo del gas naturale. Per avere una idea dei volumi in gioco basti pensare che il 3-5% dell'intero consumo globale di metano è assorbito dalla produzione di fertilizzanti azotati e il costo della componente energia è rappresentato dal 60 all'80% del costo di produzione.
 
Prezzo dei fertilizzanti e del gas metano a confronto
Prezzo dei fertilizzanti e del gas metano a confronto

E dunque gli agricoltori sono in balìa delle fluttuazioni del prezzo del gas. Ad esempio nel 2008 si è verificato un aumento delle quotazioni del metano che ha spinto al rialzo in maniera consistente il costo dei fertilizzanti. Il prezzo dell'urea è raddoppiato nel giro di due anni (il fosfato diammonico è triplicato) per poi tornare a livelli normali una volta che il costo del gas si è sgonfiato. Basta guardare al grafico presente qui sotto per capire come paesi esportatori di gas naturale, come la Russia, sono anche avvantaggiati nella produzione di concimi azotati e per questo l'Unione europea applica dei dazi doganali.
 
Il prezzo del gas fatto dall'azienda di stato russa Gazprom in Europa e Russia
Il prezzo del gas fatto dall'azienda di stato russa Gazprom in Europa e Russia

Fosforo e potassio sono invece elementi estratti da minerali che provengono principalmente dal Nord Africa e dalla Russia. In questo caso l'impatto della componente energetica è molto più basso e oltre ai costi di lavorazione delle materie prime pesano i costi logistici e le eventuali tensioni commerciali con questi paesi.
 

Ue grande importatrice da Est Europa e Nord Africa

Il 90% dei fertilizzanti utilizzati nelle campagne europee è prodotto a livello nazionale, anche se l'Ue è importatrice netta delle materie prime con i quali sono prodotti. In generale Russia e Nord Africa rappresentano i maggiori partner commerciali dell'Ue.

Storicamente i fertilizzanti azotati sono stati quelli più scambiati tra l'Ue e i paesi terzi. Dal 2015 più di 3 milioni di tonnellate vengono importate ogni anno. E quando al calcolo viene inclusa l'ammoniaca, il livello delle importazioni di prodotti a base di azoto raggiunge le 6 milioni di tonnellate annue. I fertilizzanti fosfatici sono i meno scambiati, circa 1 milione di tonnellate all'anno, mentre le importazioni di fertilizzanti potassici cubano circa 2 milioni di tonnellate.
 
Il bilancio tra import ed export di fertilizzanti dell'Ue
Il bilancio tra import ed export di fertilizzanti dell'Ue

I principali paesi produttori di fertilizzanti azotati vicino all'Ue si trovano in Nord Africa (Egitto e Algeria) e in Europa orientale (Bielorussia, Russia e Ucraina). Le importazioni comunitarie di fertilizzanti a base di nitrati provengono principalmente da Russia, Egitto e Algeria. Fino al 2017 la Russia era il nostro principale fornitore di ammoniaca, ma le esportazioni dell'Algeria sono aumentate ed oggi Algeri ha superato Mosca in classifica.

I prodotti a base di fosfato provengono principalmente dal Marocco (il 22% delle importazioni totali), mentre quelle di cloruro di potassio dalla Russia e dalla Bielorussia (circa il 70% delle importazioni totali Ue). Se fino al 2015 la Norvegia (paese non Ue, è bene ricordarlo) era il principale fornitore di composti NPK dell'Unione, dal 2015 è stata surclassata dalla Russia.