Che un terreno col 3% di sostanza organica sia meglio di uno con lo 0,8% è cosa risaputa. Che l’agricoltura intensiva stia progressivamente erodendo la quota di sostanza organica dei suoli altrettanto.

Da più parti si moltiplicano quindi le mozioni per invertire la rotta e far tornare alla terra quella sostanza organica che le colture hanno depauperato. E il tutto, ovviamente, va fatto in fretta. Peccato che circa tale impellenza, non sempre del tutto motivata, onestamente, il comparto normativo non paia particolarmente preoccupato.

Basti pensare quanto a lungo sia rimasta in anticamera la proposta di una nuova regolamentazione europea sui concimi che includesse finalmente anche quelli organici. La 2003/2003, infatti, è parsa fin troppo a lungo un fortino dei soli concimi minerali. La sua revisione è iniziata nel 2012 salvo subire subito una battuta di arresto già nel 2104, in quanto non contemplata dalla programmazione della Commissione europea. Complice il disinteresse dei Paesi centro e nord-europei, il tema dei concimi organici è rimasto quindi in un’ansa del grande fiume della normativa comunitaria.

Nel 2016 questo stallo parrebbe finito, vedendo riprendere finalmente il lavoro del Fertilizer working group. L’anno in corso era stato prenotato per stendere una prima bozza, sperando di ottenere una normativa di prima battuta entro il 2017, al massimo per l’inizio del 2018. Inoltre, gli esperti prevedono che ci vorranno da uno a due anni perché questa entri a pieno regime. E così si arriverebbe quindi al 2019-2020.
 
Il passo, comunque, non sarà da poco, basti pensare agli aspetti legati all’Iva al 4% per quei prodotti che oggi sono gravati del 10 o 22%. Fra questi molti biostimolanti.
 
Ora, a quanto pare il mondo tecnico pare abbastanza coeso nel convenire circa l’utilità di tale aggiornamento normativo. Anche in funzione dei risvolti ambientali e “mediatici” circolanti, viste le pressioni di matrice ambientalista che gravano sempre più sulle pratiche agricole, concimazioni incluse. 
 
Si spera quindi che i tempi sopra citati possano accorciarsi, magari sensibilmente. Come pure si spera che possa giungere presto un regolamento europeo che includa tutte le differenti forme di fertilizzanti. Ciò renderebbe inutile, per esempio, il principio del mutuo riconoscimento fra i Paesi interni alla Ue, facilitando anche il filtro con quelli extra-continentali. L’agricoltura punta infatti sempre più verso forme di gestione eco-compatibili. Non sempre tale spinta viene però assecondata per tempi e modi dai normatori.

Un’asincronia che alla fin fine pagano i produttori, la cui competitività viene spesso citata, ma troppe volte solo a parole.