Molto spesso, anche fra gli addetti ai lavori, si deve segnalare una certa confusione sulla differenza esistente tra le diverse tipologie di mezzi tecnici utilizzati per la fertilizzazione delle colture.
Di conseguenza, anche le scelte sulle dosi, sulle modalità d’uso ed i periodi di distribuzione (es. concimazioni primaverili o autunnali; di base o di copertura) per una utilizzazione razionale delle specifiche caratteristiche agronomiche dei fertilizzanti, risultano spesso inadeguate.

Questa affermazione, che è in genere tanto più vera quanto maggiore è il grado di intensivizzazione dei sistemi colturali, trova frequentemente riscontro nei sistemi colturali ortivi specializzati, che fanno ampio ricorso ai fertilizzanti.

Il termine “fertilizzante” è un termine generico che comprende tutti i mezzi tecnici che vengono utilizzati in agricoltura per migliorare, nel loro complesso, le condizioni di crescita e sviluppo delle colture.
All’interno del gruppo dei fertilizzanti si possono individuare le categorie di “concime” e di “ammendante”.
I primi sono sostanze, naturali o sintetiche, minerali od organiche, idonee a fornire alle colture l’elemento o gli elementi chimici della fertilità a queste necessarie per lo svolgimento del loro ciclo vegetativo e produttivo, secondo le forme e le solubilità prescritte dalla legge (D.Lgs. n. 75 del 29-04-2010).
Gli ammendanti, che non considereremo nella presente trattazione, sono definiti come sostanze naturali o sintetiche, minerali od organiche, capaci di modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno.



I concimi organici e loro impiego in orticoltura

Una tipologia particolare di concimi è quella dei concimi organici, e cioè quell’insieme di prodotti formati da composti organici del carbonio di origine animale oppure vegetale, legati chimicamente in forma organica ad elementi principali della fertilità (generalmente azoto oppure fosforo).
Dal punto di vista normativo si definiscono concimi organici tutti i prodotti che contengono carbonio organico di origine biologica, la cui percentuale  deve essere dichiarata in etichetta.

I concimi organici hanno una concentrazione di elementi nutrivi che può variare, in linea di massima da 3-4% fino ad un massimo di 13-20% (come somma degli elementi nutritivi principali) e le dosi di impiego sono nell’ordine di qualche t ha-1. Sono queste quantità troppo esigue per influenzare il contenuto di sostanza organica di un suolo, specialmente se l’impiego di concimi organici non è sistematico.
La principale caratteristica dei concimi organici risiede nella loro capacità di rilasciare con gradualità, a seguito del processo di mineralizzazione, gli elementi nutritivi.
Questa gradualità di rilascio fa si che la disponibilità degli elementi nutritivi nel suolo possa essere, talvolta, più compatibile con le esigenze delle colture.
Inoltre, al contrario di quanto avviene con l’uso dei concimi minerali e/o di sintesi, generalmente ad elevata solubilità, a seguito dell’impiego di concimi organici non si osservano, nel terreno, “picchi” di concentrazione delle forme inorganiche solubili dell’azoto (ammonio e, soprattutto, nitrato) e quindi potenzialmente dilavabili. Conseguentemente, anche i rischi ambientali sono fortemente ridotti.



Fagiolino 'mangiatutto' fertilizzato con concimi organici


Altro vantaggio risiede nel fatto che tutti i concimi organici, essendo costituiti da matrici complesse di origine biologica, contengono sempre, anche se in misura molto diversa tra di loro, gli elementi secondari e i microelementi della fertilità. Il loro impiego pertanto consente una più equilibrata nutrizione delle piante e contribuisce al contenimento o all’eliminazione dei fenomeni di forte carenza di uno specifico elemento tra tutti quelli indispensabili per la crescita e la produzione delle colture.
Gli elementi nutritivi contenuti nei concimi organici si rendono disponibili solo a seguito del processo di mineralizzazione. Tale processo avviene con diversa velocità in relazione alle caratteristiche dei fertilizzanti e, naturalmente, grandi differenze si osserveranno in funzione della fertilità biologica del terreno, della stagione di coltivazione, dell’andamento climatico, ecc.

Quanto sopra esposto implica che la distribuzione dei concimi organici debba avvenire in leggero anticipo alla semina o alla messa a dimora della coltura.

E’ necessario considerare con grande attenzione la possibilità di impiego dei concimi organici nelle ortive, specie quando queste hanno cicli brevi e alte esigenze azotate. In queste circostanze, concimi organici resistenti all’azione mineralizzante del terreno potrebbero non mettere a disposizione della coltura gli elementi nutritivi nei tempi opportuni, ritardandone eccessivamente il rilascio.
Meno difficoltoso sarà l’impiego dei concimi organici per le ortive a ciclo più lungo, che vengono sarchiate o che sviluppano il loro ciclo nella stagione primaverile estiva, quando la mineralizzazione nel terreno è più veloce.

Molto spesso in orticoltura trovano favorevole impiego i concimi organici fluidi (idrolizzati proteici di origine animale, borlande) che posso essere distribuiti, mediante la tecnica della fertirrigazione, anche a coltura in atto, consentendo interventi di copertura. Questa tecnica trova la sua giustificazione anche nel fatto che gli idrolizzati proteici e le borlande mineralizzano nel terreno piuttosto velocemente e quindi forniscono alla coltura l’N (e il K, nel caso delle borlande) in modo relativamente pronto.


Considerazioni conclusive

L’utilizzo dei concimi organici può fornire vantaggi in termini di riduzione di rischi ambientali connessi alle attività di produzione e contribuire, nel lungo periodo, all’aumento della qualità dei suoli.
Tuttavia, solo considerando un uso integrato delle differenti tipologie di fertilizzanti - unitamente alla consapevolezza che tutte le scelte che il tecnico o l’agricoltore sono chiamati a fare in questo ambito possono avere un impatto su altri aspetti della tecnica colturale (es. gestione delle infestanti, gestione delle malattie e dei parassiti) - risulta possibile mettere a punto itinerari tecnici di fertilizzazione organica capaci di raggiungere i risultati produttivi, sia in termini quantitativi che qualitativi, capaci di assicurare il successo economico della coltivazione.



A cura di Stefano Canali, Alessandra Trinchera, Elvira Rea