Il floating system (dal termine inglese to float, galleggiare) è una tecnica di coltivazione idroponica innovativa.

Si tratta di un sistema di produzione in mezzo liquido statico in cui le piante sono allevate in pannelli di polistirolo provvisti di fessure che vengono riempiti con modesti quantitativi di substrato inerte (vermiculite, perlite etc.) o in contenitori alveolati (numero e dimensione degli alveoli variano a seconda della specie coltivata), galleggianti in vasche impermeabilizzate di 30-40 cm di profondità, riempite con soluzione nutritiva. 

L’impiego del floating system, inizialmente messo a punto per la produzione del tabacco, si è sviluppato rapidamente al livello mondiale su altre specie ortive da taglio (lattughino, spinacio, cicoria, valerianella), da cespo (lattughe, scarola, radicchio), da radice (ravanello) ed aromatiche (basilico, rucola, erba cipollina, prezzemolo, menta, salvia, aneto, borragine). 

Questo sistema di coltivazione senza suolo si è dimostrato particolarmente indicato per la coltivazione di ortaggi per la IV gamma, perché é economico (per costi di realizzazione e di gestione assai contenuti), è capace di assicurare livelli produttivi elevati e consente di ottenere un prodotto caratterizzato da buone caratteristiche qualitative, pulito e privo di residui di terreno. 

Questa tecnica è stata valorizzata anche dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), che l’ha portata all’attenzione internazionale mediante l’esposizione di piccole unità di coltivazione, di livello domestico, al World Food Summit del 2002 a Roma. L’idea consiste nella promozione, nell’ambito del progetto Food for the Cities, della coltivazione di ortaggi in piccole unità sufficienti a conseguire l’obiettivo di garan tire la disponibilità quotidiana di ortaggi freschi, sani e ad alto valore nutrizionale per il consumo familiare e per offrire una minima fonte di reddito proveniente dalla vendita nel vicinato (www. fao. org/fcit/upa_en. asp). 

Nella coltivazione in floating system, oltre ai parametri di pro duzione, accrescimento e qualità, è stata valutata anche la possibilità di migliorare il valore nutrizionale mediante tecniche di arricchimento del prodotto con sostanze nutritive “amiche della salute” (ferro, selenio, acidi grassi w–3). Questo rappresenta un aspetto di qualità degli ortaggi da foglia destinati alla IV gamma ancora poco esplorato. 

La capacità di accumulo di microelementi negli ortaggi è senza dubbio minore che in altri alimenti (patata, cereali), ma ottenere un incremento consistente del contenuto di alcuni minerali è comunque vantaggioso, soprattutto se si confronta la biodisponibilità degli elementi apportati dai vegetali rispetto agli integratori minerali. 

Una serie di prove sperimentali condotte in serra presso l’Azienda sperimentale “La Noria” dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA) del CNR di Bari, ha riguardato 4 specie: spinacio, lattuga mini-romana, valerianella e portulaca, allevate in floating system, applicando trattamenti finalizzati all’arricchimento del prodotto edule alla raccolta. 

In particolare, in spinacio e lattuga mini-romana sono stati applicati, rispettivamente, 40 e 60 mg/L di Fe+3 da ammonio ferro citrato (AFC), confrontati con la soluzione nutritiva (SN) di controllo contenente 2 mg/L di Fe+3; in valerianella sono stati somministrati 0 e 3 mg/L di Se da Na2SeO4; in portulaca sono stati applicati tre rapporti NH4:NO3 (0: 100, 50: 50, 100: 0) nella SN per verificarne l’influenza sull’accumulo di acido ?-linolenico nei germogli. 

Nelle foglie di lattuga il ferro è aumentato da 3, 2 a 4, 3 mg/100 g di p. f. , e la produzione è aumentata del 18% con la sommini strazione di ferro, raggiungendo 3, 7 kg/m2. Nello spinacio, a fronte di una produzione media di 1, 8 kg/m2, è stata rilevata la varia zione del ferro accumulato nelle foglie (lamina+piccioli) del 30% fino al valore di 2 mg/100 g p. f. 

L’applicazione di AFC alla SN non ha determinato la comparsa di sintomi di tossicità nelle piante nonostante il trattamento sia durato 11 e 28 giorni, rispettivamente in lattuga e spinacio. 

La valerianella ha prodotto in media 3 kg/m2, l’accumulo di selenio nelle foglie è stato di ben 31 volte rispetto al testimone non trattato, raggiungendo il valore di 193 mg/100 g di p. f. Per quanto riguarda la portulaca, tra i rapporti NH4:NO3 studiati, le risposte più interessanti d’arricchimento in acido ?-linolenico nei germogli sono stati osservati con la somministrazione di N-NH4 nella SN (130 mg/100 g di p. f. ) rispetto alla nutrizione esclusivamente nitrica (69 mg). 

Ma i migliori risultati produttivi sono stati ottenuti quando l’azoto è stato distribuito in forma esclusivamente nitrica (9, 2 vs. 8, 1 kg/m2 della forma ammoniacale). 

Nel complesso, il contenuto di ferro di 4, 3 mg/100 g di p. f. della lattuga corrisponde al 30% dell’RDA indicata per il ferro, mentre sarebbe necessario ridurre l’accumulo di selenio in valeria nella poiché il suo contenuto è risultato quasi 3 volte il valore dell’RDA. 

Solo per l’acido a-linolenico il contenuto determinato in portulaca, sul germoglio intero e non sulle sole foglie, rappresenta il 10% della quantità indicata dall’RDA, che però si riferisce ad acidi grassi w-3 in genere. 

Nell’ambito di un programma di incentivazione dei consumi di ortaggi, considerati come alimenti ricchi di microelementi e sostanze protettive della salute umana, l’offerta di un prodotto arricchito rappresenterebbe un ulteriore incentivo al consumo. Tanto più se si considera la maggiore biodisponibilità di tali elementi quando provengono da fonti vegetali e la minore densità energetica degli ortaggi. 

L’incentivo al consumo di ortaggi arricchiti sarebbe ancora più elevato se le loro proprietà fossero evidenziate da un’etichetta nutrizionale. La possibilità di presentare sul mercato un ortaggio con etichetta nutrizionale è legata al suo confezionamento, analogamente a patate e cipolle o ad ortaggi di IV gamma.

Micro giardini in floating system allestiti presso l’ingresso del palazzo FAO in occasione del vertice mondiale sull’alimentazione (Roma,10-13 giugno 2002) 

 

Monia Charfeddine (monia.charfeddine@entecra.it) - Unità di ricerca per i sistemi colturali degli ambienti caldo-aridi - CRA, Bari
Maria Gonnella (maria.gonnella@ispa.cnr.it) - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari - CNR, Bari
Giulia Conversa (giulia.conversa@agr.uniba.it) - Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali, Chimica e Difesa Vegetale - Università di Foggia
Pietro Santamaria (santamap@agr.uniba.it) - Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali - Università di Bari

 

 

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