In Italia le colture fuori suolo interessano una superficie di più di 800 ettari, di questi, una parte sono destinati alla coltivazione di colture floricole, la maggior parte alla coltivazione di orticole.

Il territorio siciliano, in particolare, la zona costiera del ragusano individuata comunemente come 'fascia trasformata', in ambito nazionale, è sicuramente l'ambiente più vocato alla coltivazione orticola in ambiente protetto ed è qui che si rilevano le esperienze più significative nell'applicazione della tecnica del fuori suolo.

In tale zona sono presenti grosse aziende che hanno investito in sistemi fuori suolo con o senza substrato, ma anche aziende di piccole e medie dimensioni che hanno cominciato, seppur su modeste superfici, a sperimentare la tecnica della coltivazione su substrato.

Tra i substrati più utilizzati vi sono lana di roccia, fibra di cocco e perlite. 

Lana di roccia e perlite trovano largo impiego in tutte quelle aziende che hanno deciso di realizzare grossi investimenti per l'ammodernamento strutturale e di dotarsi di una alta tecnologia dal punto di vista degli impianti, riuscendo così a soddisfare le esigenze complesse della coltivazione su tale substrato.

La fibra di cocco trova un impiego maggiore anche in aziende di dimensioni ridotte, laddove le tecnologie impiantistiche e strutturali restano più o meno quelle della coltivazione su suolo ma che con piccoli accorgimenti possono essere vantaggiosamente utilizzate anche per soddisfare le esigenze delle colture allevate su tale substrato. Da notare inoltre che la gestione complessiva della coltivazione su fibra di cocco si dimostra più simile a quella del suolo, rispetto a quella su perlite e lana di roccia, quindi gli agricoltori preferiscono confrontarsi, in questo primo approccio, con questo tipo di substrato. La fibra di cocco permette anche dei risparmi di acqua e concime, se paragonata ai substrati 'industriali' in virtù di un minor numero di turni irrigui giornalieri e tollera meglio eventuali scompensi idrici o valori anomali di EC e pH.

Colture fuori suolo: i vantaggi

Numerosi sono i vantaggi competitivi delle colture fuori suolo rispetto a quelle tradizionali su terreno. Ricordiamoli brevemente.

  1. Migliore controllo delle condizioni fitosanitarie e possibilità di monosuccessione
  2. Migliore controllo della nutrizione minerale. 
  3. Recupero di aree marginali. 
  4. Incremento delle rese e migliore qualità dei prodotti.
  5. Riduzione dei tempi morti dovuti ai trattamenti geodisinfestanti.

Esperienza 'in campo'

L'attività tecnica svolta nella zona ha permesso di venire a contatto con diverse realtà produttive e conseguentemente con le diverse scelte gestionali operate dagli agricoltori.

A supporto di quanto detto, si riporta di seguito l'esperienza svolta presso 3 aziende che per la prima volta si accostavano alla coltivazione senza suolo. Diversi gli aspetti presi in considerazione tra questi sicuramente i più importanti sono stati la gestione irrigua e della soluzione nutritiva.

 

La Gestione Irrigua

La frequenza, la durata e l'orario di somministrazione delle irrigazioni, assumono un ruolo predominante nel determinare la fornitura di acqua ed il ricambio degli elementi nutritivi in prossimità della radice, non solo ma agendo su di essi è possibile anche modificare l'EC e l'umidità del substrato e quindi di indirizzare lo sviluppo della pianta in senso vegetativo o generativo.

In ordine a quanto rilevato nelle 3 aziende di cui sopra e come anche si evince dalla tabella 1, si vuole mostrare l'eterogeneità della gestione idrica che si ha nelle diverse aziende.

 

Tabella 1 - Quantità* di soluzione nutritiva somministrata ad una pianta in una giornata (litri)

 

 

LP

FS

CF

fdc

suolo

fdc + 40%

fdc

suolo

fdc

torba

suolo

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

l/p/gg

Med.

4,3

1,8

2,8

1,7

1

3

2,7

1,4

Min.

3,9

1,4

2,4

1,5

0,9

2,2

1,9

1

Max

4,4

2

4

2,4

1,1

3,9

3,6

1,8

 

Abbreviazioni: l/p/gg = litri/pianta/giornata; fdc = fibra di cocco

*Tali dati fanno riferimento al periodo primaverile - estivo.

 

Leggeri cambiamenti possono essere effettuati giornalmente sulla base dell'osservazione delle condizioni climatiche all'esterno ed all'interno delle strutture. A tale scopo si riportano il valore del quantitativo minimo e massimo di somministrazione che può essere ricondotto alle giornate suddette. In aziende poco attente può succedere che si mantengano gli stessi turni e gli stessi orari per lunghi periodi, anche quando la fase fenologica e le condizioni atmosferiche sono cambiate ed insieme le esigenze della pianta. Il rischio in cui si può incorrere è di non soddisfare i fabbisogni idrici e nutrizionali della pianta, dare acqua quando alla pianta non serve e non darla quando serve, sprecare acqua e concimi qualora si ecceda rispetto alle reali esigenze.

Tutto ciò è spesso imputabile al fatto che gli agricoltori non sono a conoscenza dell'esistenza di strumenti (per ex. il solarimetro, ecc.) che potrebbero essere utilizzati per il controllo e la misurazione di alcuni parametri che sicuramente li sottrarrebbero dal rischio della gestione intuitiva. Altre volte tali strumenti non vengono considerati per via dei costi o semplicemente perché l'azienda non è dotata di nessun dispositivo tecnologico.

La presenza di un consulente tecnico durante le prime fasi di gestione della coltura fuori suolo è molto utile per formare l'agricoltore ed indirizzarlo verso la comprensione dei parametri della gestione irrigua.

 

La Gestione Della Soluzione Nutritiva

La gestione della soluzione nutritiva riguarda soprattutto gli elementi nutritivi che vengono somministrati alla pianta. L'esperienza maturata nella coltivazione su suolo non prepara gli agricoltori alla somministrazione continua e frazionata degli elementi minerali, né tanto meno alla determinazione qualitativa di questi tenendo conto della tipologia di acqua di cui l'azienda dispone. In questa prima fase quindi l'agricoltore manifesta l'esigenza di essere seguito da un tecnico che sappia, in base alla sua tipologia di acqua, alla fase fenologica ed al periodo ciò di cui le piante hanno bisogno. I quantitativi dei concimi vengono calcolati mediante software di calcolo per la composizione di una soluzione nutritiva.

 

La gestione fertirrigua

Da quanto detto si capisce come tanto la gestione idrica tanto quella nutritiva assumono un ruolo fondamentale per il corretto svolgimento della coltivazione sotto serra sia in suolo ma ancora di più in fuori suolo, per tali ragioni le due pratiche vengono svolte insieme attraverso la fertirrigazione.

Una corretta gestione fertirrigua prevede, nelle prime fasi dopo il trapianto, che la pianta sia tenuta per qualche tempo all'asciutto in modo da costringere le radichette a cercare l'acqua. Si stimolano in tal modo una maggiore emissione di radici e il loro allungamento; man mano che la pianta cresce e si modificano le sue esigenze, si cominciano a somministrare turni fertirrigui più consistenti in termini di quantità e più frequenti.

Nella scelta dei quantitativi e dei periodi in cui somministrare la fertirrigazione influiscono: la fase fenologica della coltura (trapianto, accrescimento, produzione) e le condizioni climatiche (temperatura, luce, umidità, ventilazione). 

Un appunto va fatto circa l'importanza della soluzione che non viene 'bevuta' dalla pianta e che viene drenata dai diversi punti di drenaggio della lastra. In base ad essa (verificandone i valori di pH ed EC) è infatti possibile capire quali sono le condizioni in cui si sta sviluppando la pianta. Ad esempio: una EC troppo alta può significare che si sta somministrando soluzione con EC troppo alta o che è insufficiente l'apporto idrico in relazione all'evapotraspirazione del periodo; quanto rilevato ha degli effetti sulla pianta e sulla produzione.

L'agricoltore, quindi, con il supporto del tecnico, deciderà eventuali interventi correttivi in relazione agli obiettivi che si vogliono raggiungere. 

 

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A cura di Alessia Macca e Giovanni Nicotra - Laurus s.r.l. - soci di Antesia

Antesia, l'Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In Agricoltura
I soci di Antesia sono dottori agronomi e forestali, periti agrari, agrotenici, tecnologi alimentari che svolgono assistenza tecnica agronomica a centinaia di produttori agricoli e agroalimentari, svincolati dalla vendita di qualsivoglia prodotto materiale alle aziende agricole. Antesia contribuisce alla formazione dei soci ed al loro continuo aggiornamento, promuovendo il reciproco scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze di campo. Se vuoi conoscere le iniziative di Antesia, vai su www.antesia.it. Se vuoi diventare socio di Antesia, vai su www.antesia.it

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