Se non fosse stato per l'Halyomorpha halys, nel 2020 e nel 2021 si sono registrati 2 anni di apparente tregua nella difesa delle colture dai fitofagi. Questo è quanto emerso nella sessione sulle "avversità animali" delle Giornate Fitopatologiche 2022 che si sono tenute a Bologna, presso Fico, tra il 21 e il 24 giugno, ed a cui hanno partecipato tecnici dell'industria, dei servizi fitosanitari regionali e dei centri di saggio, nonché ricercatori e docenti del mondo accademico.

 

Oltre ad una sintesi su quelle che sono state le principali caratteristiche dell'ultimo biennio, nel corso della sessione sono stati condotti alcuni approfondimenti sui fitofagi che hanno creato i maggiori problemi; da evidenziare quindi un intervento sull'Halyomorpha Halys, a cura di Lara Maistrello, professoressa presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, e tre approfondimenti: uno sulla Popillia japonica, a cura di Giovanni Bosio, tecnico entomologia presso la Regione Piemonte, uno sugli elateridi, a cura di Lorenzo Furlan di Veneto Agricoltura, e l'ultimo sullo scafoideo, a cura di Nicola Mori, professore presso l'Università degli Studi di Verona.


Il ritorno preoccupante della cimice asiatica

Nel suo intervento, Lara Maistrello ha segnalato che l'Halyomorpha halys ha mostrato un rallentamento nel 2020, mentre nel 2021 è ricomparsa in modo preoccupante sulla coltura del pero, che è stata ancora la più colpita, e, in alcune aree, del melo e dell'actinidia; meno problemi invece sulle drupacee, con alcune criticità solo sulle varietà più tardive del pesco.

 

La H. halys si sta, peraltro, ulteriormente diffondendo nelle regioni del Centro Sud, con segnalazioni anche in aree non coltivate della Calabria.

 

In quest'ultimo periodo si stanno osservando con preoccupazione i problemi che il fitofago sta provocando sulla coltura dell'olivo, mentre viene seguita sempre con attenzione la diffusione sulla vite, su cui comunque, per il momento, non si registrano problemi.

 

Da evidenziare come continuino a intensificarsi programmi di ricerca che studiano il comportamento del fitofago. Inoltre continuano intensamente le verifiche per capire l'attività dei prodotti fitosanitari disponibili per la difesa e si stanno perfezionando soluzioni per i monitoraggi e l'attuazione di reti di monitoraggio che consentono di mettere a disposizione delle aziende agricole informazioni tempestive sulla diffusione del fitofago.

 

Infine, la relatrice ha evidenziato che nell'ultimo biennio, sotto il coordinamento del Crea - Centro di Ricerca Difesa e Certificazione, si è concretizzata l'attuazione di un vasto programma di lotta biologica attraverso la diffusione del Trissolcus mitsukurii. Questo si sta progressivamente insediando nel territorio nazionale e va ad integrare l'attività di controllo naturale che negli ultimi anni si è concretizzata con la crescente diffusione del Trissolcus japonicus e dell'indigeno Anastatus bifasciatus.


Difesa integrata per gli elateridi

Per quel che riguarda gli elateridi, nel corso del suo intervento Lorenzo Furlan ha illustrato un quadro preciso e puntuale sulla loro diffusione. Ha presentato una esauriente relazione basata su elementi scientifici pubblicati su varie riviste, su come sia possibile applicare in modo soddisfacente soluzioni di difesa integrata in grado di contrastarli efficacemente riducendo allo stesso tempo l'impiego di prodotti fitosanitari.

 

Nello specifico, ha evidenziato che anche in colture particolarmente critiche, come quella della patata, le soluzioni di difesa integrata (semine anticipata, raccolte anticipate, impiego di cultivar resistenti, rotazioni con leguminose, soia in particolare) sono le uniche in grado di contenere gli elateridi, anche in considerazione della limitata efficacia dei prodotti fitosanitari disponibili.

 

In sede di conclusioni il relatore ha peraltro evidenziato come sia mortificato dal fatto che le soluzioni di difesa integrata messe a punto e proposte in vari contesti siano ancora scarsamente seguite ed applicate da parte degli agricoltori.


Popillia japonica continua a diffondersi

In costante incremento l'area in cui si sta diffondendo la Popillia japonica. Come precisato da Giovanni Bosio, sono circa 7-10 chilometri i nuovi territori che vengono annualmente infestati da questo pericoloso fitofago. Ormai ha infestato 1092 comuni in Piemonte, Lombardia, Valle D'Aosta ed Emilia Romagna, con altri 583 comuni considerati aree cuscinetto, nelle quali vengono intensificati i controlli ed i monitoraggi.

 

Molte le colture interessate, ma per il momento i trattamenti con piretroidi, fino a 3-4 all'anno nelle aree più infestate, hanno consentito di limitare i danni nelle aree produttive.


Scaphoideus titanus: aumentano i giorni di presenza nei vigneti

In forte ripresa le preoccupazioni per la diffusione dello scafoideo, pericoloso vettore della flavescenza dorata della vite. Nel suo intervento Nicola Mori ha parlato dei monitoraggi regionali che hanno evidenziato, negli ultimi anni, una costante crescita dello scafoideo.

 

La problematica, che non interessa solo le aree tradizionalmente infestate, è stata favorita dalla revoca di alcuni prodotti particolarmente attivi contro questa avversità (clorpirifos metile e clorpirifos etile) e da importanti modifiche nel comportamento degli adulti del fitofago che sembrano aver allungato la loro presenza nei vigneti. Da dati pubblicati è stato infatti osservato che la longevità degli adulti è passata dai 30-40 giorni stimati negli anni '70, ai 50-70 giorni stimati negli ultimi anni.


Tutte le relazioni sono state molto interessanti ed hanno portato l'attenzione sulle principali criticità rilevate negli ultimi anni.

 

Per chi non fosse stato presente alle Giornate Fitopatologiche è possibile ritrovare nel sito tutte le presentazioni illustrate. Quanto prima nello stesso sito sarà possibile ritrovare la registrazione completa delle relazioni presentate e l'intervista a tutti i relatori.