Prosegue su AgroNotizie la rubrica dedicata a migliorare la conoscenza delle pratiche di uso sicuro e sostenibile degli agrofarmaci, obiettivo dell'iniziativa Bayer AgriCampus.

 

Per un uso consapevole degli agrofarmaci

 

Abbandonati i trattamenti insetticidi a calendario, i frutticoltori hanno ormai da tempo adottato i principi della difesa integrata. Un approccio che prevede di effettuare i trattamenti solamente in caso la presenza in campo dell'insetto nocivo sia accertata e la popolazione stimata sia in grado di arrecare un danno economico rilevante, superiore al costo del trattamento stesso.

 

Questo nuovo paradigma è stato promosso per avere una gestione più razionale della difesa insetticida, con risvolti positivi sia a livello economico che ambientale. Elemento centrale della difesa integrata in frutteto è la trappola, intesa come strumento grazie al quale è possibile accertare e valutare la consistenza della popolazione di un insetto target in campo.

 

Conosci il tuo nemico per poterlo (ab)battere

"Le trappole sono fondamentali per determinare la presenza dell'insetto in campo e conoscere la dinamica spazio temporale della popolazione", spiega Michele Preti, ricercatore di Astra - Innovazione e Sviluppo, che incontriamo durante Macfrut 2022, a margine di un evento dedicato all'argomento.

 

 

"La trappola è un sistema passivo di campionamento che oggi può essere usato in strategia con sistemi attivi, come il monitoraggio visivo degli insetti in campo, e modelli previsionali (i cosiddetti Dss, Decision Support System, Ndr) al fine di determinare con un buon grado di affidabilità la presenza e consistenza delle infestazioni in campo".

 

Il monitoraggio delle trappole e le indicazioni sulle soglie di intervento presenti nei Disciplinari di Produzione Integrata redatti dalle regioni, permettono all'agricoltore di decidere quando e se intervenire. In questo modo si tratta solo se il danno stimabile è superiore al costo del trattamento stesso.

 

Si fa presto a dire trappole

Con il termine trappola in realtà si fa riferimento ad un gran numero di strumenti differenti che sono stati sviluppati nel corso degli anni per sfruttare la biologia e l'etologia dell'insetto da monitorare e adattarsi all'ambiente.

 

Le trappole possono essere classificate in base al meccanismo di attrazione dell'insetto (che può essere ad esempio uno stimolo chimico, quindi un odore, oppure uno stimolo visivo, cioè uno specifico colore). Le tipologie di trappola più comunemente impiegate sono: a feromone, ad attrattivo alimentare e cromotropiche.

 

"Le prime contengono al loro interno dei diffusori di feromoni, molecole di sintesi con un ruolo di comunicazione intraspecifica (tra insetti della stessa specie) che attirano l'insetto che poi viene catturato attraverso un foglio colloso o un altro meccanismo", sottolinea Preti.

 

Il codlemone è ad esempio il feromone sessuale che attira il maschio di carpocapsa (Cydia pomonella), l'insetto chiave in melicoltura. Mentre feromoni di aggregazione sono usati per attirare gli adulti e le forme giovanili di cimice asiatica (Halyomorpha halys) che vengono richiamati in un raggio di circa 6-8 metri dal diffusore.

 

Differenti tipologie di mosche intrappolate sulla colla in una trappola cromotropica gialla e a feromone

Differenti tipologie di mosche intrappolate sulla colla in una trappola cromotropica gialla e a feromone
(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Le trappole a feromone hanno il pregio di essere estremamente selettive, essendo specie specifiche, mentre le trappole cromotropiche, attirando l'insetto grazie al proprio colore, sono invece aspecifiche. Il blu attrae ad esempio i tripidi, mentre il giallo diversi ditteri e alcuni imenotteri, siano essi specie nocive, innocue o addirittura utili (ad esempio i parassitoidi).

 

Le trappole ad attrattivo alimentare (cairomonali) possono essere più o meno selettive, attirando gli insetti, imitando l'odore di un alimento, e hanno il grande pregio di intercettare sia i maschi che le femmine. Per la mosca dell'olivo (Bactrocera oleae) si usano ad esempio proteine idrolizzate, mentre per la carpocapsa si usa un composto che profuma di pera matura (il pear ester).

 

Trappole per il monitoraggio e la cattura massale

Le trappole possono essere utilizzate per monitorare la presenza di una specie all'interno di un ambiente. Le trappole a feromone-cairomone specifiche per la Popillia japonica vengono ad esempio impiegate per sapere quando questo coleottero si presenta in un nuovo territorio. Un altro esempio riguarda la piralide del mais (Ostrinia nubilalis), i cui voli vengono monitorati attentamente dai maiscoltori per stabilire quando intervenire, se con un insetticida o con il rilascio di insetti parassitoidi.

 

Già, perché le trappole ci danno una indicazione indiretta sulla presenza dell'insetto. "Sta poi all'agricoltore o al tecnico decidere se e come intervenire", sottolinea Preti. Di solito infatti vengono catturati i maschi adulti, ma spesso la difesa ha come target le uova oppure le larve.

 

Inoltre le trappole rilevano il volo che va poi interpretato alla luce delle conoscenze sull'avversità e sulla coltura, come nel caso della tignoletta della vite (Lobesia botrana), la cui prima generazione è innocua e non necessita di trattamenti, mentre sono le successive quelle che possono creare danni.

 

Ma le trappole, impiegate in campo in numero elevato, possono essere usate anche per la cattura massale. "In altre parole si tenta di mantenere bassa la pressione di un fitofago in campo catturando il maggior numero possibile di esemplari, maschi e femmine", spiega Silvano Locardi, Grower and Channel manager Fruit and Grapes di Bayer Crop Science Italia. Società che ha a catalogo quattro differenti trappole: Decis® Trap Olivo (Bactrocera oleae), Decis® Trap Frutta (Ceratitis spp.), Decis® Trap Noce (Rhagoletis completa) e Decis® Trap Ciliegio (Rhagoletis cerasi). Quattro tipologie di trappole che possono essere usate sia per il monitoraggio che per la cattura massale delle mosche dell'olivo, della frutta, del noce e del ciliegio.

 

Le trappole per la cattura massale degli insetti nocivi

La trappola di questa tipologia è composta da un involucro di plastica di colore giallo, per attirare gli insetti, all'interno del quale è posto un attrattivo alimentare e uno a feromoni. In questo modo è possibile catturare sia i maschi che le femmine. Il coperchio, trasparente, è spennellato invece di deltametrina. Quando l'insetto entra nella trappola e viene a contatto con l'insetticida muore, cadendo sul fondo.

 

"Per chi opera in difesa integrata le trappole possono essere usate per monitorare i voli ed intervenire poi con un insetticida. Mentre per chi opera in biologico l'uso più comune è quello della cattura massale, visto che ci sono poche sostanze attive ammesse", sottolinea Locardi.

 

Per avere una buona efficacia l'importante è essere preventivi, sistemando le trappole in campo prima dell'inizio dei voli o del periodo di suscettibilità della coltura. Inoltre, occorre usare la giusta quantità di dispositivi, evitando di sottodimensionare la densità.

 

Decis® Trap di Bayer

Decis® Trap di Bayer

(Fonte foto: Bayer)

 

"Per le nostre trappole un numero corretto è 75 ad ettaro per la cattura massale e uno, tre per il monitoraggio", spiega Locardi. "Il periodo di funzionamento è di circa 180 giorni e questo consente di coprire tutto il periodo di suscettibilità dei frutti, siano essi olive o ciliegie".

 

Essenziale poi il corretto posizionamento, e cioè in quale area del campo e in quale zona dell'albero devono essere appese. Parametri che dipendono da diversi fattori, come la posizione del frutteto, l'esposizione, l'insetto target o la direzione del vento dominante.

 

Per la mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi), ad esempio, la trappola deve essere posizionata all'interno della chioma, all'ombra, mentre per la mosca dell'olivo i dispositivi vanno appesi esternamente, ad un'altezza di 1,4-1,8 metri da terra, sul lato più assolato.

 

Le trappole, le migliori amiche dell'agricoltore (e dell'ambiente)

L'utilizzo delle trappole è di fondamentale importanza in frutticoltura, sia perché permette di monitorare l'andamento della popolazione bersaglio, intervenendo solo quando strettamente necessario; sia perché con la cattura massale si effettua una difesa efficace senza immettere nell'ambiente prodotti fitosanitari.

 

L'agricoltore è nelle condizioni quindi di avere una produzione soddisfacente, razionalizzando l'uso degli insetticidi e diminuendo la sua impronta ambientale. Per questo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.

 


 

Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line è partner e su AgroNotizie ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo

Appuntamento a giugno per la nuova puntata di Bayer AgriCampus dedicata alla corretta irrorazione contro la flavescenza dorata




 

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