Emettere, ma anche assorbire. O sequestrare, a seconda delle preferenze. Non che sia una novità apprendere come l'agricoltura sia l'unica attività umana che assorbe CO2 dall'atmosfera oltre che a emetterne. Un bilancio che spesso è volutamente trascurato dalle compagini pseudo ecologiste, ma che conti alla mano non solo è fatto oggettivo, bensì anche solido.

Ora, a confermare come siano le tecniche colturali le vere chiavi di volta nella sostenibilità ambientale agricola, è giunta una ricerca canadese pubblicata nell'ottobre 2021 sulla rivista Sustainability e prodotta dai ricercatori del Department of Agricultural and Resource Economics, University of Saskatchewan.

"Correlating genetically modified crops, glyphosate use and increased carbon sequestration", questo è il titolo dello studio, incentrato sulla valutazione delle influenze di un mix specifico di scelte agronomiche, ovvero la semina conservativa (minime lavorazioni o semina su sodo), l'uso di erbicidi e l'adozione di colture biotecnologiche

In Canada gli Ogm sono infatti ammessi e hanno colonizzato una fetta significativa del coltivato totale. Analizzando quindi i dati degli ultimi trent'anni nel Saskatchewan, provincia del Canada Occidentale, sono state ricavate informazioni alquanto interessanti.

Già dall'abstract del lavoro canadese si evince come all'inizio degli anni '90 le lavorazioni del terreno fossero la forma principale di controllo delle erbe infestanti, con i tentativi di realizzare pratiche di minima o nulla lavorazione destinati a fallire nel lungo periodo.

Nel presente, invece, le cose si sono letteralmente ribaltate, con il controllo delle erbe infestanti delegato ai diserbanti e le lavorazioni del terreno praticamente scomparse. Questa transizione culturale e agronomica nella gestione del territorio ha indotto i ricercatori canadesi a stimare il sequestro del carbonio atmosferico, sotto forma di CO2, per come si è modificato nel tempo.

Stando ai risultati della ricerca, le pratiche agricole sarebbero infatti passate in trent'anni da emettitrici nette di carbonio a sequestratrici nette. Tale evidenza ha dimostrato indirettamente i benefici dell'abbinamento delle tecniche conservative all'adozione di diserbanti e Ogm, ammessi questi nel Paese d'Oltreoceano.

Soprattutto glifosate sarebbe stato lo strumento che più di altri avrebbe consentito tale transizione, permettendo l'aumento del sequestro del carbonio nel suolo per come è stato osservato. Il minor disturbo del terreno ha permesso infatti di preservare al meglio la quota di sostanza organica presente in esso, diminuendo drasticamente il contatto con l'aria.

Solo relativamente al colza resistente a glifosate, ne sarebbero stati coltivati con tecnica conservativa 3,3 milioni di ettari, ottenendo un aumento nel sequestro del carbonio atmosferico pari a 436mila tonnellate in soli dieci anni rispetto alle precedenti pratiche agricole. In 22 anni (1996-2018) di adozione del colza gm, resistente all'erbicida, il Canada avrebbe sequestrato 2,51 milioni di tonnellate di CO2. Un risultato che già di per sé dovrebbe indurre a serie meditazioni i molti detrattori dell'agricoltura cosiddetta "intensiva".

Non a caso, diversi test comparativi sono stati realizzati anche in Italia, nei campi di frumento delle Marche, e in Germania, nei campi sperimentali di Horsch, azienda che da decenni offre soluzioni per le minime lavorazioni e la semina su sodo. Nel primo caso, nei campi di grano coltivati a sodo vi sarebbe fino al triplo della sostanza organica rispetto a quelli lavorati convenzionalmente. Nel secondo caso, si sarebbe osservato un raddoppio delle popolazioni di lombrichi passando dal lavorato alle minime, con un ulteriore raddoppio passando dalle minime alla semina su sodo.

Il tutto anche senza Ogm, ma pur sempre con l'ausilio della chimica agraria, glifosate in primis. Sarà forse per questo che i ricercatori canadesi hanno concluso il proprio abstract affermando che "[...] i paesi che vietano le colture geneticamente modificate e stanno promulgando leggi che limitano l'uso di glifosate stanno implementando politiche che le prove svolte nelle aziende agricole canadesi indicano che non contribuiranno ad aumentare la sostenibilità agricola".

Anzi, si aggiunge, contribuiranno a peggiorarla, non dovendo assumere atteggiamenti diplomatici come quelli cui sono stati chiamati i ricercatori dell'Università del Saskatchewan.