La vite è sempre rimasta ai margini del miglioramento genetico che invece ha rivoluzionato profondamente tutte le altre colture di peso per il made in Italy. Questo per ragioni prettamente tecniche, legate alla biologia e alla genetica della vite, ma anche culturali, visto che è diffusa una certa venerazione dei vitigni autoctoni propagati in purezza.

Qualcosa però sta cambiando. Sono infatti oggi disponibili diverse varietà di vitigni resistenti ottenuti grazie ad incroci tra la vite europea e quella americana o asiatica. Vitigni che sono immuni ad alcuni patogeni, come peronospora e oidio, e che si avvicinano come caratteristiche tecnologiche ed organolettiche al vitigno progenitore "nobile".


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Ci sono poi i vitigni ottenuti grazie alle Tea, le Tecnologie di Evoluzione Assistita, che sfruttando le potenzialità delle nuove tecniche di manipolazione genetica sono in grado di inserire geni di resistenza (o spegnere quelli di suscettibilità) in modo da rendere resistenti i vitigni della tradizione. Non si avrebbe così, ad esempio, un vitigno resistente che ricorda il Sangiovese, ma si avrebbe sostanzialmente un clone resistente.


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Sostenibilità ambientale ed impatto dei fungicidi nella viticoltura europea

 

Di questi argomenti si è discusso durante un webinar organizzato dall'Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentari dal titolo "Nuovi modelli di viticoltura alla luce delle moderne tecnologie genetiche e delle politiche europee", a cui hanno partecipato Paolo De Castro, eurodeputato membro della Commissione per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Parlamento Europeo, Attilio Scienza, professore dell'Università degli Studi di Milano, Michele Morgante, professore presso l'Istituto di Genomica Applicata dell'Università di Udine, Mario Pezzotti, responsabile del Centro Ricerca Innovazione della Fondazione E. Mach, e Stefano Vaccari, direttore generale del Crea.


I vitigni resistenti in 13 punti

Dalla discussione possono essere estrapolati alcuni punti fermi.

  • I consumatori e l'Unione Europea chiedono che la viticoltura sia più sostenibile e faccia un minor uso di agrofarmaci. Basti pensare che nonostante la superficie vitata rappresenti solo il 3,3% della Sau europea, assorbe il 65% di tutti i fungicidi usati in Europa. La sostenibilità passa dunque da un minor uso di agrofarmaci che può essere ottenuto tramite l'uso di vitigni resistenti.
  • In Italia sono state registrate differenti varietà resistenti, ottenute da incrocio tra vite europea e vite americana (le cosiddette viti Piwi). Questi vitigni hanno una diffusione estremamente limitata, neppure 2mila ettari (su oltre 666mila del vigneto Italia), e sono localizzati nel Nord Est e in Emilia Romagna.

 

Vitigni resistenti ammessi alla coltivazione in ambito regionale

 

  • Poiché nate da incrocio, le viti Piwi possiedono alcuni dei tratti tipici dei vitigni "nobili" da cui discendono, ma non sono certo cloni. Occorre dunque studiare la loro adattabilità nei differenti areali italiani e sviluppare nuove conoscenze e tecniche di vinificazione per valorizzarli. Possono rappresentare dunque la base di nuovi vini, i "best seller" del made in Italy del futuro.
  • Esistono però anche vitigni resistenti (come quelli di Glera sviluppati dai Vivai Rauscedo, che presto dovrebbero entrare nel Registro Nazionale) che invece potrebbero in futuro essere utilizzati all'interno di vini a denominazione protetta, come il Prosecco, per rendere la viticoltura meno impattante sul territorio.
  • Le viti Piwi, grazie ad una decisione Ue, possono essere inserite nei Disciplinari di Produzione, ma occorre che le regioni ne autorizzino l'uso e che i Disciplinari siano modificati. La burocrazia è dunque un ostacolo alla loro diffusione.
  • Serve poi un continuo lavoro di ricerca, per mettere a punto nuovi vitigni Piwi e studiarne le potenzialità negli areali di produzione (zonazione). Occorre sviluppare l'enologia varietale e sensibilizzare i viticoltori e i consumatori sull'esistenza e il valore di questa produzione.
  • Secondo Attilio Scienza le caratteristiche ideali di un vitigno resistente sono: possedere un profilo aromatico e polifenolico di qualità comparabile con quello dei genitori "nobili", coniugare tradizione e innovazione (sottolineando la discendenza del vitigno resistente dal parentale nobile), esprimere buone attitudini agronomiche e avere una resistenza forte che permetta di abbattere sensibilmente il numero di trattamenti.

 

In sintesi: Quali sono le richieste alla ricerca ed alla comunicazione?

 

  • La cisgenesi e il genome editing sono nuove tecniche di manipolazione genetica (le Tea) che permettono di rendere resistenti i vitigni simbolo del made in Italy. La cisgenesi può trasferire uno o più geni di resistenza tra due specie sessualmente compatibili (quindi ad esempio vite europea e vite americana). Mentre il genome editing (alias Crispr-Cas9) permette di silenziare specifici geni, ad esempio quelli di suscettibilità ad un patogeno.
  • Le Tea permetterebbero di avere cloni resistenti dei vitigni della tradizione. Si potrebbe dunque continuare a produrre Prosecco, Barolo o Chianti senza modificare i Disciplinari e al contempo usando meno fungicidi.
  • Oggi le Tea ricadono sotto la legislazione degli Ogm, nonostante ricalchino meccanismi naturali e diano origine a varietà ottenibili anche attraverso incroci tradizionali. Ad oggi la Commissione Ue sta lavorando ad un Disegno di Legge che regoli questo settore (nuovo rispetto alla legislazione sugli Ogm di venti anni fa).
  • Mentre si aspettano i tempi di Bruxelles, in Italia è stata depositata una proposta di legge che mira a consentire la sperimentazione in campo di queste nuove varietà, oggi non possibile visto che per ragioni politiche l'Italia ha adottato una legislazione più restrittiva rispetto a quella Ue.
  • Serve un lavoro di comunicazione per rendere gli agricoltori, ma soprattutto i consumatori, consci dell'enorme potenziale dei vitigni ottenuti tramite le Tea. Il rischio è che a fronte della disponibilità di varietà resistenti il consumatore le rifiuti perché considerate "nuovi Ogm".
  • In tanti Paesi del mondo le Tea non sono assimilate agli Ogm. Alimenti derivanti da piante modificate con le Tea non sono distinguibili da quelli "naturali" e non sarebbero quindi bloccabili alle dogane.

 

Regolamentazione: si possono coltivare?

 

Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione nel quarto punto dell'elenco puntato del paragrafo "I vitigni resistenti in 13 punti"