Che glifosate nulla facesse al microbioma intestinale lo si è già dimostrato in varie sedi, visto che l'assunzione dell'erbicida con la dieta stalla qualche milione di volte al di sotto della dose che potrebbe avere un minimo effetto sui nostri batteri intestinali.
Analogamente - e per le medesime ragioni - vanno respinte anche le accuse mosse all'erbicida di sequestrare preziosi minerali nel nostro lume intestinale tramite la sua azione cosiddetta "chelante". Glifosate è infatti molecola polare, potenzialmente appetibile quindi agli occhi "chimici" di alcuni cationi come calcio, magnesio, ferro, manganese, zinco, potassio e sodio. Da qui l'idea bizzarra che glifosate potesse depauperare la disponibilità di tali elementi minerali influendo negativamente sulla salute.

Sempre la dose fa però il veleno, in tal caso il chelante. Da quanto emerso da molteplici studi in merito, un essere umano può ingerire da 2-3 a 10-15 microgrammi al giorno di glifosate, con il valore massimo da intendersi come estremamente sporadico e quello minimo largamente maggioritario. Vediamo ora quanti cationi entrano dalla bocca nel medesimo lasso temporale.

In un'acqua minerale in bottiglia, per esempio la Levissima naturale, sono dichiarati 19,9 milligrammi per litro di calcio, 2,1 di sodio, 1,7 di magnesio e 1,6 di potassio, più altri minerali contenuti in tracce di livello inferiore. E si ricorda che per fare un milligrammo ci vogliono mille microgrammi. In termini di residuo fisso, osservando le diverse etichette di acque minerali in commercio, si spazia da un minimo di 72,5 mg/L a un massimo di 1.463. Praticamente, in quest'ultimo caso è come assumere una bustina di sali per usi sportivi. Infine, la maggior parte delle acque in commercio contiene alcune centinaia di milligrammi per litro di residuo fisso, cioè quello che resta una volta evaporata tutta l'acqua.

Quindi, bevendo anche solo un litro di acqua al giorno si assumono elementi minerali in ragione di qualche centinaio di migliaia di volte in più dell'eventuale ingestione di glifosate. In alcuni casi, si supera il milione di volte. Quindi, se anche si realizzasse la cosiddetta azione chelante, questa sottrarrebbe una parte irrisoria dei cationi disponibili nell'intestino, trascinandoli con sé nelle feci, e risultando perciò del tutto indifferente dal punto di vista alimentare e sanitario.

E questo con la sola acqua. Ma in un giorno un cittadino ingerisce anche cibo: consultando le tabelle del Crea in soli 100 millilitri di latte vi sono 120 milligrammi di calcio, 150 di potassio, 93 di fosforo, 12 di magnesio, 0,38 di zinco (380 microgrammi) e 0,1 di ferro (100 microgrammi). In 100 grammi di pasta di semola troviamo 192 milligrammi di potassio, 189 di fosforo, 51 di magnesio, 22 di calcio, 1,4 di ferro (1.400 microgrammi) e 1,15 di zinco (1.150 microgrammi). Se poi si mangiano 100 grammi di carne bovina si assumono 291 milligrammi di potassio, 180 di fosforo, 17 di magnesio, 10 di calcio, 4,5 di zinco e 1,3 di ferro. E via discorrendo, considerando poi l'apporto da frutta e verdura, estremamente variabile da alimento ad alimento.

Consultando le tabelle del Crea si comprende cioè quanto alto sia l'introito di elementi minerali con la dieta, entrando nell'ordine dei diversi grammi al giorno, tutto compreso. Tradotto in microgrammi fa svariati milioni. Pensare che pochi microgrammi giornalieri di glifosate, a voler esagerare, possano spostare l'assunzione intestinale di tali elementi è come illudersi di far diventare vino l'acqua di una piscina olimpionica inserendovi col contagocce una stilla di lambrusco.

Ovviamente, se la reazione del cittadino è "Sì, ho capito, ma io glifosate non ce lo voglio lo stesso", diventa inutile spiegare a cosa servono gli agrofarmaci in generale e glifosate in particolare. Ed è un peccato, perché significa che non si sono comprese le dinamiche produttive che fanno sì che tutti possano riempire i propri piatti con tutto il cibo desiderato. Minerali inclusi.