L'agricoltura moderna è caratterizzata dalla monocoltura intensiva su larga scala in cui l'agricoltore si avvale di agrofarmaci e fertilizzanti di sintesi e attrezzature meccaniche. Si tratta di un modello che ha sicuramente molti pregi, come la possibilità di produrre grandi quantità di cibo a basso costo, ma che tuttavia presenta anche qualche aspetto negativo, come l'impiego elevato di input che genera un impatto ambientale talvolta pesante.

Nella ricerca di una alternativa a questo modello alcuni ricercatori del Crea, ispirandosi ai principi dell'agroecologia, si sono chiesti se fosse possibile sfruttare le sinergie tra diverse specie animali e vegetali per ottenere produzioni più sostenibili sia sotto il profilo ambientale che economico. Ne è nato il progetto "Olivo, asparago selvatico, pollo rustico" (finanziato dal Psr della Regione Umbria).

"Presso l'azienda olivicola Bachetoni abbiamo realizzato un campo sperimentale consociando alla coltivazione dell'olivo quella dell'asparago selvatico e l'allevamento di polli. Tre attività che non entrano assolutamente in competizione tra di loro, ma che anzi si giovano della coesistenza in uno stesso appezzamento", spiega Adolfo Rosati, ricercatore del Crea olivicoltura di Spoleto, ente che insieme al Parco tecnologico agroalimentare dell'Umbria e all'Università di Perugia ha animato il progetto.

Perché avete scelto queste tre specie?
"Nei nostri areali l'asparago selvatico cresce spontaneamente negli oliveti. È una specie che apprezza l'ombra prodotta dalla chioma degli olivi e non disturba in modo percepibile la crescita degli alberi. Abbiamo dunque pensato di associare le due coltivazioni in modo da permettere all'agricoltore di avere due differenti fonti di reddito".

E per quanto riguarda il pollo?
"Abbiamo introdotto il pollo nell'oliveto in quanto è in grado di espletare un'azione diserbante. Razzolando il terreno in cerca di cibo e calpestando la flora spontanea è in grado infatti di mantenere il suolo libero dalle malerbe, evitando dunque all'agricoltore di diserbare con prodotti chimici o in maniera meccanica".
 

Come avviene la gestione dei polli all'interno dell'oliveto?
"Il terreno deve essere recintato per evitare che predatori selvatici si cibino dei polli e deve essere previsto un ricovero dove i volatili possano ripararsi durante la notte. Per il resto i polli sono liberi di muoversi in diverse zone dell'oliveto, poste a rotazione, alla ricerca di cibo e grazie a questa attività viene assicurato un controllo della flora spontanea".

I polli trovano in maniera autonoma il cibo di cui hanno bisogno?
"No, nell'oliveto trovano piante e insetti che coprono il loro fabbisogno per una percentuale variabile tra il 15 e il 30%. Il resto deve essere integrato con del mangime. Ma le deiezioni dei polli, che negli allevamenti sono considerate spesso un problema, all'interno dell'oliveto fungono da concime per le piante e sono in grado di coprire l'intero fabbisogno di azoto, fosforo, potassio e della maggior parte degli altri elementi".

Quanti polli sono necessari per diserbare un ettaro di oliveto?
"Durante l'anno sono necessari circa 2mila polli. La prassi che abbiamo identificato grazie alle prove di campo prevede di inserire mille esemplari nell'oliveto all'inizio della primavera, quando le piogge abbondanti e le temperature miti spingono la crescita delle malerbe. Nell'arco di tre mesi i polli crescono, garantendo il diserbo del terreno, e quando sono pronti per essere macellati è ormai arrivata l'estate e con essa si blocca anche l'attività della flora spontanea. Altri mille polli vengono poi inseriti tra la fine dell'estate e l'autunno, quando il ritorno delle piogge e le temperature più basse riattivano la flora spontanea. E' bene dividere l'oliveto in vari settori per gestire meglio il pascolo e l'intensità del diserbo: occorre infatti un elevato carico di animali per ottenere un diserbo efficace, ma il pascolo va interrotto appena raggiunto il grado di diserbo voluto, per evitare un inutile compattamento del terreno ed altri danni, come eccesso di deiezioni, erosione, etc. Quando ricresce l'erba, si torna a far pascolare i polli".

E nei mesi in cui i polli non sono presenti che cosa succede al terreno dell'oliveto?
"Durante l'inverno le temperature rigide renderebbero difficile la vita agli animali. Durante l'estate, a causa delle temperature elevate, la crescita dei polli sarebbe altrettanto difficile. Inoltre è bene mantenere dei periodi di inattività in modo da evitare problematiche sanitarie come la proliferazione di parassiti o l'insorgere di malattie a carico dei volatili".

Torniamo agli asparagi, come si inserisce questa coltura all'interno dell'oliveto?
"La pianta di asparago selvatico viene prodotta in serra per poi essere trapiantata in campo tra un olivo e l'altro. Qui gli asparagi trovano il loro ambiente ideale per crescere e, se piantati con criterio, tenendo in considerazione il parco macchine aziendale, non creano problemi all'agricoltore quando deve entrare in campo. Il trapianto dell'asparago avviene in autunno e la raccolta dei turioni ad inizio della primavera".

I polli non arrecano danni agli asparagi?
"E' bene inserire i polli a partire dal secondo anno dal trapianto dell'asparago, che è una pianta perenne, proprio per evitare che le piccole piante vengano disturbate dagli animali. A partire dal secondo anno invece le due colture possono coesistere. Anzi, il pollo abbiamo visto è solito cercare cibo attorno alle piante di asparago senza tuttavia danneggiarle in quanto spinose e non appetibili. E' bene tuttavia non avere polli al pascolo durante la raccolta degli asparagi, quindi il primo ciclo di polli va introdotto subito dopo il termine della raccolta".

Nell'oliveto troviamo due colture e una specie animale. Come ci si deve comportare nell'utilizzo di agrofarmaci?
"L'impiego di prodotti per la difesa può essere un problema nelle aziende convenzionali, mentre in quelle in regime di biologico lo è meno, in quanto ad esempio i prodotti a base di rame sono registrati anche su asparago. Tuttavia si tratta di una tematica da approfondire, anche in relazione alla difesa dalla mosca dell'olivo".
 
In quale modo si tutelano gli animali durante l'irrorazione?
"Se si utilizzano prodotti con un tempo di rientro nullo per gli animali non ci sono criticità in quanto possono tornare immediatamente nell'oliveto dopo il trattamento. Altrimenti gli animali vanno tenuti fuori per un lasso di tempo variabile a seconda del prodotto".

In definitiva quali sono gli aspetti positivi della consociazione olivo-asparago-pollo?
"Tra gli aspetti positivi c'è sicuramente il fatto che l'agricoltore ha a disposizione tre diverse tipologie di prodotti e quindi si ha una diversificazione del reddito. Inoltre attività cruciali per l'olivicoltura, quali il diserbo e la concimazione, vengono garantite dall'azione dei polli e dunque è assicurato un risparmio economico notevole.  Infine, evitando la concimazione e il diserbo, viene fortemente ridotto l'impatto ambientale dell'olivicoltura".

Quali sono invece gli aspetti negativi?
"Riguardano principalmente la gestione dell'oliveto che è più complessa sia dal punto di vista agronomico che burocratico. In particolare, la presenza di allevamenti necessita di controllo e gestione quotidiana e comporta un grado di difficoltà superiore in termini di vendita e trasformazione del prodotto. C'è poi spesso un ostacolo di natura culturale che frena molti agricoltori dall'innovare".

Ci può fare un esempio di ostacolo burocratico?
"Senza entrare in tecnicismi basti pensare alla macellazione dei polli. Ogni regione ha le sue norme, ma in generale per numeri così elevati si prevede il ricorso ad un macello. Tuttavia una azienda con poche migliaia di polli l'anno può trovare insostenibili i costi di macellazione e può avere difficoltà a vendere sul mercato la sua produzione".

Come se ne esce?
"Anche in questo caso è la consociazione a generare valore. La soluzione è mettere in campo collaborazioni tra aziende differenti. Ad esempio chi alleva polli potrebbe offrire il servizio di diserbo agli olivicoltori. In questo modo si raggiungerebbe l'economia di scala sufficiente e si aprirebbero sinergie e nuove fonti di guadagno".

Questo articolo fa parte delle collezioni: