Le superfici destinate a soia in Italia sono in aumento vista la richiesta crescente di mercato, in cerca di prodotto italiano, le buone quotazioni e il declino di altre colture, come il mais. Tuttavia gli agricoltori che seminano questa leguminosa devono fare i conti con diverse problematicità, tra cui la gestione della flora spontanea.

La strategia più comune di diserbo su soia prevede l'applicazione di erbicidi in post-emergenza in due fasi successive, distanziate di una decina di giorni. La prima applicazione è volta a controllare le foglie larghe, mentre la seconda ha come target le graminacee. C'è anche l'eventualità che sia necessario un trattamento in pre-emergenza per controllare malerbe resistenti agli erbicidi di post-emergenza, come ad esempio l'amaranto resistente ad ALS (acetolattato-sintasi).

Tra le infestanti più comuni troviamo Portulaca oleracea, Panicum dichotomiflorum, Solanum nigrum, Amaranthus retroflexus ed Echinochloa crus-galli 
Tra le infestanti più comuni troviamo Portulaca oleracea (in foto), Panicum dichotomiflorum, Solanum nigrum, Amaranthus retroflexus ed Echinochloa crus-galli

Una parcella non diserbata
Una parcella non diserbata

Il problema è che le sostanze attive oggi sul mercato destinate al diserbo in post-emergenza (ad esempio propaquizafop, imazamox e tifensulfuron) sono scarsamente selettive e dunque riducono la vitalità della pianta.

Danni da diserbo su soia
Danni da diserbo su soia

"La soia è una coltura che notoriamente è suscettibile agli stress da diserbo. Abbiamo quindi voluto testare l'utilizzo di biostimolanti, in associazione con i trattamenti erbicidi, per misurare la capacità di recupero della soia", speiga ad AgroNotizie Daniele Villa, presidente di Agricola 2000, il centro di saggio che insieme all'Università degli studi di Milano ha dato vita al Campo demo biostimolanti 2020. Un momento di incontro tra agricoltori, tecnici e ricercatori per condividere esperienze e toccare con mano le soluzioni oggi sul mercato.
 


Le tesi di Campo demo biostimolanti 2020

Il Campo demo biostimolanti 2020 è stato approntato a Liscate (Milano) dove sono state realizzate 35 parcelle, in tre repliche, ognuna delle quali è stata suddivisa in due. Da una parte il solo trattamento erbicida, effettuato in due momenti, nella maggioranza dei casi il 15 giugno allo stadio di una-due foglie e il 25 giugno, a quattro-cinque foglie. Nella seconda parte è stato effettuato il trattamento erbicida con l'aggiunta di un biostimolante fornito da una delle numerose aziende che hanno partecipato al progetto.

Si noti la maggiore biomassa sulla metà parcella di destra, quella trattata con i biostimolanti
Si noti la maggiore biomassa sulla mezza parcella di destra, quella trattata con i biostimolanti

Campo demo biostimolanti ha poi previsto una serie di parcelle dove si sono testate strategie di diserbo messe a punto dal team del professor Antonio Ferrante, dell'Università degli studi di Milano. "Dai primi rilievi effettuati possiamo dire che i biostimolanti hanno permesso un pronto recupero della soia che poi valuteremo alla raccolta andando a comparare le produzioni di seme sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo", speiga ad AgroNotizie Ferrante. Oltre all'accoppiata diserbo-biostimolante è stato testato anche il solo impiego di biostimolanti, per quantificare gli effetti sulla produzione.
 

Le analisi in campo e in post-raccolta sapranno quantificare l'effetto 'recovery' dei vari prodotti biostimolanti, ma anche ad occhio nudo è stato possibile rilevare un 'gradino' tra la mezza parcella solo diserbata e quella che ha visto l'impiego di biostimolanti. Inoltre, saggiando la rizosfera di alcune piante, si è osservato un apparato radicale più sviluppato nelle piante trattate con biostimolanti.

Una tesi ha catalizzato l'attenzione dei numerosi tecnici che hanno visitato il campo (rispettando il distanziamento sociale). La parcella 16 ha visto infatti l'applicazione di tutte e tre le molecole erbicide (tifensulfuron-metile, imazamox e propaquizafop-p etile) in un unico intervento alla quarta-quinta foglia. La coltura ha subito uno stress importante, ma l'effetto del biostimolante le ha permesso comunque di ripartire velocemente nello sviluppo vegetativo.
 
La metà di parcella trattata solamente con i prodotti erbicidi in un'unica applicazione
La mezza parcella trattata solamente con i prodotti erbicidi in un'unica applicazione
 

Se a fine stagione le rese confermeranno la bontà delle produzioni, questa tesi potrebbe aprire la strada ad una nuova strategia di diserbo: un solo trattamento erbicida abbinato ad un trattamento biostimolante.

La metà di parcella trattata con i biostimolanti
La mezza parcella trattata con i biostimolanti


I biostimolanti, cosa sono (e non sono)

La parola biostimolante è ormai entrata nel gergo degli agricoltori, ma intorno a questa nuova classe di prodotti c'è ancora un po' di incertezza. "I biostimolanti sono prodotti che aiutano la pianta a superare gli stress abiotici, ad assimilare meglio i nutrienti e a migliorare le caratteristiche del prodotto", spiega ad AgroNotizie Lorenzo Gallo, presidente del Gruppo concimi specialistici di Assofertilizzanti, che ha visitato il Campo demo biostimolanti.
 

I biositmolanti non sono quindi fertilizzanti nel senso stretto del termine (anche se ricadono nella normativa fertilizzanti), in quanto non apportano sostanze nutritive alla pianta. Non sono prodotti per la difesa, in quanto non hanno alcun effetto contro funghi, batteri o insetti. Sono prodotti ottenuti da piante, animali o a base di microrganismi che stimolano una risposta precisa nella pianta (sviluppo dell'apparato radicale, accumulo di zuccheri, etc.). Non sono tuttavia selettivi. E infatti uno degli obiettivi del Campo demo biostimolanti è proprio quello di saggiare anche l'effetto stimolante che questi prodotti hanno sulle malerbe oggetto del diserbo.

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