La tracheofusariosi è una delle malattie che impattano maggiormente sulle coltivazioni di lattuga in Italia. È causata da un fungo, Fusarium oxysporum f. sp lactucae, che sopravvive nel terreno e penetra nei fasci vascolari dell'ospite attraverso le radici causando ingenti danni alle produzioni. Le piante malate, a seconda della gravità dell'infezione, presentano crescita stentata, clorosi delle foglie e appassimenti. Una volta sezionati al colletto, i cespi mostrano imbrunimenti e arrossamenti vascolari.

Se non controllato debitamente, questo fungo è in grado di apportare danni importanti, anche totali, alle coltivazioni con conseguente perdita di reddito da parte dell'agricoltore.
 

La biologia di Fusarium oxysporum

Le numerose varietà di lattuga presenti in Italia sono coltivate principalmente sotto serra, in monocoltura. Condizione questa che facilita enormemente la diffusione del patogeno. Ambienti con temperatura costante, apporto idrico elevato e presenza quasi ininterrotta di piante ospiti favoriscono infatti il moltiplicarsi del micete.

Fusarium oxysporum è diffuso in tutta la penisola e sopravvive nel terreno sotto forma di clamidospore anche per anni. Quando le condizioni ambientali sono favorevoli (temperatura 24-28°C e umidità elevata) le spore germinano e il patogeno penetra nelle radici delle piante attraverso lesioni accidentali oppure attraverso i punti di emissione delle radici secondarie.

Il fungo colonizza i vasi vascolari espandendosi nell'ospite. Come forma di reazione la lattuga produce delle gomme al fine di bloccare l'avanzata del micete, ma che in realtà causano l'ostruzione dei vasi linfatici. Col progredire dell'infezione l'acquisizione di acqua e nutrienti da parte della pianta si riduce, sicché i primi sintomi della tracheofusariosi cominciano ad essere visibili sulle foglie basali, che si afflosciano e ingialliscono. Successivamente l'intera pianta mostra crescita stentata, avvizzisce e dissecca.

"Fusarium oxysporum f.sp. lactucae è un fungo difficile da controllare in quanto riesce a sopravvivere nel suolo per anni, anche grazie alle sue strutture di conservazione, e una volta che ha infettato una pianta è difficile da debellare", spiega ad AgroNotizie Catello Pane, ricercatore del Crea-Centro di ricerca orticoltura e florovivaismo. "Per questo l'unica strategia di difesa efficace è quella preventiva, che punti ad abbattere il potenziale di inoculo nel suolo attraverso la messa in campo di molteplici strumenti e prediligendo un approccio integrato".
 

Strategia di difesa da fusariosi

L'arma più efficace di difesa è stata per lungo tempo la fumigazione con prodotti a base di bromuro di metile, sostanza attiva anche nel controllo di altre patologie telluriche e dei nematodi. Il bando deciso da parte dell'Unione europea nei confronti di questo agrofarmaco (che ha effetti negativi sullo strato di ozono), ha tuttavia spinto agricoltori e tecnici a ricercare forme alternative di difesa.

"La prima cosa da fare è puntare al raggiungimento di un equilibrio all'interno del suolo, in modo da creare un ambiente salutare per la crescita delle piante. L'approccio agroecologico prevede l'uso di microrganismi antagonisti, come ad esempio funghi del genere Trichoderma o batteri del genere Pseudomonas, i quali avendo sia una azione di antibiosi (inibiscono la crescita del fungo) che di parassitismo diretto, riducono la presenza del patogeno", sottolinea Pane. "Inoltre i microrganismi antagonisti colonizzano la rizosfera delle piante di lattuga, formano una vera e propria barriera biologica che impedisce poi al Fusarium di penetrare all'interno dei tessuti vegetali competendo per i siti di infezione".
 

La disinfezione del suolo

Ottimi risultati si possono inoltre raggiungere abbinando la tecnica della solarizzazione con quella della biofumigazione. La prima prevede di coprire il suolo durante i mesi più caldi (luglio e agosto) con film plastici che lascino passare la radiazione solare e impediscano al calore di disperdersi. Grazie all'impiego dell'irrigazione il calore viene fatto penetrare nei primi strati di suolo andando a devitalizzare i microrganismi termolabili.

"Il limite di questa tecnica è legato al fatto che è necessario intervenire per un periodo di almeno venticinque-trenta giorni, determinando uno stop delle coltivazioni, non sempre compatibile con i bilanci aziendali", sottolinea Pane. "Inoltre, la solarizzazione interessa lo strato più superficiale del suolo e con le successive lavorazioni del terreno si rischia di riportare in superficie i propagoli del fungo presenti negli strati più profondi. Per questo è consigliabile un'integrazione sinergica con altri sistemi di controllo sostenibile".

Per aumentare l'efficacia della solarizzazione è utile, prima di stendere i film plastici, incorporare nel terreno prodotti biofumiganti pelletatti, come quelli a base di Brassicaceae (come spieghiamo in questo articolo), che liberano isotiocianati, dei gas ad azione antimicrobica in grado di sinergizzare con il trattamento.

Inoltre è possibile inoculare ceppi batterici antagonisti resistenti al calore (come Bacillus), in grado di colonizzare il suolo nel corso della solarizzazione evitando che si formi quel pericoloso 'vuoto biologico' prodotto dalla sterilizzazione e impedendo quindi il propagarsi di microrganismi patogeni o comunque non-desiderabili.

Ove consentito è anche possibile fumigare il terreno con agrofarmaci registrati a base di Metam sodio e Metam potassio, sostanze attive ad azione fumigante che rilasciano un gas (metil-isotiocianato di sodio o di potassio) in grado di devitalizzare il Fusarium oxysporum (oltre che altri microrganismi e nematodi).
 

Approcci innovativi alla difesa

Ci sono poi due approcci innovativi alla difesa della lattuga dal Fusarium: la sterilizzazione anaerobica e l'uso di compost soppressivi. La sterilizzazione anaerobica (di cui parleremo approfonditamente in un successivo articolo) abbina alle proprietà antimicrobiche di sostanze organiche incorporate nel terreno la copertura del suolo effettuata per creare un ambiente privo di ossigeno.

"Il compost soppressivo si ottiene invece dalla valorizzazione di scarti agricoli e contiene sostanza organica stabile ricca di comunità microbiche sviluppatesi nella fase di compostaggio che svolgono funzioni antagoniste. Comunità che una volta aggiunte al suolo contrastano lo sviluppo dei funghi patogeni", sottolinea Pane. "Inoltre durante il processo di compostaggio si formano particolari composti chimici che possono avere un'azione fungicida e quindi concorrere all'azione soppressiva".

In letteratura viene poi spesso citata la sterilizzazione del terreno attraverso l'uso del vapore. Si tratta tuttavia di una tecnica che, sebbene efficace, è molto poco diffusa in quanto richiede l'impiego di macchinari particolari e l'ingente utilizzo di combustibili fossili il cui costo non è conciliabile con la redditività dell'azienda.