C'è un nuovo alleato da aggiungere all'arsenale contro la cimice asiatica, insetto esotico che, ricordiamo, nel 2019 ha messo a dura prova i frutticoltori, in particolare nel Nord Italia dove ci sono state aziende che hanno perso oltre il 90% del raccolto. In questo periodo dell'anno le cimici svernanti stanno riprendendo la loro attività e presto torneranno a ovideporre. In breve quindi la prima generazione 2020 di H. halys sarà operativa.

Alla comparsa delle prime forme giovanili si può intervenire con Alsystin, prodotto registrato da Bayer nel 2019 per il controllo di H. halys, (negli anni precedenti era già a disposizione, ma registrato per altre avversità).

Alsystin, a base di Triflumuron (principio attivo facente parte del gruppo Igr: Insect growth regulators), è un inibitore della sintesi della chitina: "Queste sostanze - spiega Antonio Masetti, ricercatore del Distal dell'Università di Bologna che ha condotto per anni le prove di efficacia in laboratorio - interferiscono con la costituzione della cuticola e gli insetti solitamente muoiono fra una muta e l'altra". Dal 2016 in avanti infatti l'Università di Bologna ha condotto prove con Alsystin contro H. halys, prima in laboratorio e poi, nel 2018 e 2019, anche a pieno campo. La tempistica di utilizzo è fondamentale dal momento che Alsystin è efficace sulle forme giovanili di cimice asiatica.

I risultati di laboratorio hanno dimostrato che le forme giovanili, esposte per diverso tempo ai residui di Triflumuron, muoiono con una frequenza che aumenta all'aumentare dell'esposizione al prodotto. Con una esposizione di ventuno giorni, per esempio, muore circa l'80% degli individui. "Abbiamo verificato l'attività di Alsystin con diversi esperimenti, esponendo gli insetti con diversi metodi. Poi abbiamo fatto analisi legate alla sua persistenza. In laboratorio abbiamo verificato che anche residui invecchiati fino a ventuno giorni dall'ultimo trattamento, mantenevano la loro attività su stadi giovanili di cimice". Triflumuron, principio attivo di Alsystin, può quindi dare un contributo al controllo delle popolazioni di H. halys con una persistenza di azione maggiore di molti altri prodotti.
 

Il contenuto del video si riferisce ad un prodotto revocato in data 16/04/2021
Videointervista realizzata prima della diffusione di Covid-19

"Gli insetticidi fin qui comunemente utilizzati - ci ha raccontato Edison Pasqualini, ricercatore del Distal di Bologna, che ha coordinato e seguito gli esperimenti in laboratorio e in campo - pur restando per il momento indispensabili nella lotta all'insetto, in generale hanno diverse pesanti criticità. Una di queste è la persistenza, appunto. Una persistenza ridotta costringe l'agricoltore a frequenti trattamenti con prodotti poco selettivi per le specie utili e quindi con grave compromissione della difesa integrata. Alsystin fa parte degli insetticidi del gruppo degli Igr di cui è nota la persistenza e una pronunciata selettività. Il prodotto è infatti selettivo sulla maggior parte degli insetti utili presenti nei nostri frutteti".

Nel 2018 e 2019 sono stati condotti esperimenti in pieno campo. In particolare, nel 2019, Alsystin è stato messo alla prova in quattordici frutteti, fra Emilia Romagna e Veneto. In Emilia Romagna lo scorso anno questa specie ha provocato danni ingenti su pero, melo, kiwi, su pesche e nettarine (H. halys è altamente polifaga, si nutre di oltre 170 specie coltivate, ma anche di molte altre piante spontanee). L'impianto sperimentale prevedeva di aggiungere uno o due trattamenti di Alsystin agli insetticidi già utilizzati in ogni azienda (strategia aziendale a discrezione dei singoli coltivatori).

I risultati li riassume proprio Edison Pasqualini: "In campo il prodotto ha dato notevole soddisfazione. Il risultato è stato misurato in termini di danni sul raccolto (% di frutti con punture da cimice) e abbiamo dimostrato che, in termini di produzione assoluta, negli appezzamenti trattati con Alsystin i danni si sono ridotti mediamente di circa dieci punti percentuali (da 20,7 a 11,3). Possiamo pertanto anche affermare che Alsystin ha sostanzialmente dimezzato i danni. Va poi tenuto conto che i campionamenti sono stati fatti alla raccolta, in media cinquantadue giorni dopo l'ultimo trattamento, dato che potrebbe essere interpretato come una conferma della sua notevole persistenza anche in campo".
 

Il contenuto del video si riferisce ad un prodotto revocato in data 16/04/2021
Videointervista realizzata prima della diffusione di Covid-19

La stagione 2020 è alle porte consapevoli che la difesa contro H. halys va impostata utilizzando tutti i mezzi disponibili: dalle barriere fisiche a tecniche agronomiche e biotecnologiche, ecc. in attesa che i nemici naturali (indigeni o provenienti dalle aree di origine della cimice, allevati e rilasciati secondo tecniche e tattiche allo studio) riportino in equilibrio il sistema. Per quanto riguarda la difesa chimica, Alsystin è un nuovo prodotto sul quale poter contare, ma quando va distribuito?

A rispondere è sempre Edison Pasqualini: "Dal mio punto di vista, in generale, non farei trattamenti specifici per la cimice ad aprile o maggio perché questa specie è imprevedibile e può presentarsi nel frutteto con incursioni scalari, parziali o solo momentanee e rendere pertanto sostanzialmente inoffensivi i prodotti, fra l'altro dotati in genere di un breve periodo di attività e applicati in un momento molto delicato della stagione per quanto concerne le specie utili e il loro ruolo in quel momento. Suggerirei pertanto un trattamento con Alsystin a giugno a cominciare dalla comparsa degli stadi giovanili (quindi in presenza di una popolazione già insediata nel frutteto), poi procederei con strategie canoniche, riservandomi la possibilità di fare eventualmente un secondo trattamento con Alsystin ad un mese circa di distanza quando H. halys potrebbe diventare più aggressiva sia per le minori colture a disposizione (e già raccolte) e un maggior numero di insetti in circolazione".


Il contenuto del video si riferisce ad un prodotto revocato in data 16/04/2021
Videointervista realizzata prima della diffusione di Covid-19