La bocciatura da parte del Comitato Paff della Commissione europea del Chlorpyrifos e del Chlorpyrifos-Metile era nell'aria ma è una nuova tegola che piomba sulla testa dei frutticoltori italiani, i due principi attivi infatti sono ampiamente utilizzati contro la cimice asiatica che, come si sa, quest'anno ha causato danni per milioni di euro. Si va verso il bando quindi dei due fosforganici. Già la difesa chimica, come gli agricoltori ben sanno, da sola non è risolutiva, sempre più, per la prossima stagione, sarà quindi necessario mettere in atto una strategia che coinvolga tutti i mezzi a disposizione in modo da accerchiare, letteralmente, l'avversità.

Di H. halys non si poteva non parlare a Futurpera (28-30 novembre scorsi), dal momento che proprio la pericoltura è stata fra i comparti più colpiti dalla cimice nel 2019. Durante il World pear forum, che ha visto la partecipazione dei maggiori esperti di H. Halys in Italia, si è cercato di fare il punto della situazione e di definire le strategie per la stagione a venire, sperando di poter contare, dalla primavera, su un alleato come T. japonicus. L'antagonista alieno è già presente sul territorio italiano ma, senza il buon fine della procedura burocratica in corso, non potrà essere lanciato.

A chiarire la complessità di un nemico come la cimice asiatica è stato Luca Casoli, direttore dei Consorzi fitosanitari di Modena e Reggio Emilia: "L'elemento fondamentale - ha detto - è che nessuna delle soluzioni possibili è risolutiva. Ci vuole una strategia integrata e territoriale. La specie infatti non è solo all'interno dei pereti, ma è anche fuori, questa caratteristica avrà un ruolo importante per la moltiplicazione degli antagonisti e per raggiungere un equilibrio. E' il nostro punto di forza. In frutteto bisognerà procedere con una strategia diretta e una indiretta. Ogni frutticoltore ha la propria esperienza, e sappiamo che i risultati sono diversi da contesto a contesto. Abbiamo un certo numero di insetticidi da utilizzare nei tempi giusti e nella dislocazione corretta all'interno del frutteto, il monitoraggio che da anni viene attuato darà supporto per prendere le decisioni. L'azienda però dovrà completare il monitoraggio, andrà valutato il contesto del singolo appezzamento. Vanno poi valorizzati gli antagonisti autoctoni ed eventualmente introdotti gli esotici. Da un lato quindi la strategia di controllo nel frutteto con la chimica e con gli altri mezzi a disposizione (le reti per esempio), dall'altro un controllo indiretto con il raggiungimento di un equilibrio ambientale al di fuori del frutteto".

La chimica mostra dei limiti per motivazioni rese chiare durante il convegno: H. halys si sposta da una coltura all'altra, gli insetticidi a disposizione funzionano per contatto e hanno una persistenza limitata nel tempo, sono inoltre non specifici: "Tante tecniche a basso impatto sviluppate nel tempo hanno trovato una limitazione nella diffusione della cimice asiatica e ora abbiamo problemi di disequilibrio per questioni di selettività delle sostanze", un'annotazione detta a malincuore ancora da Casoli e che sta a significare che la non selettività delle sostanze e la necessità di trattare a più riprese per limitare gli attacchi stanno mettendo a repentaglio un equilibrio che si era raggiunto negli anni. Ciò va a discapito di insetti "buoni" che aiutavano nella difesa delle colture anche da altre avversità.

In un mare di negatività e scoramento, palpabili durante il convegno, due le note positive: Lara Maistrello (Unimore) ha spiegato che si sta lavorando (con la Fondazione Mach) sul meccanismo di corteggiamento fra maschi e femmine di H. halys, in modo da sfruttarlo nella lotta all'insetto. Per accoppiarsi, maschi e femmine della cimice asiatica, comunicato tramite vibrazioni, segnali che sono stati decifrati dei ricercatori per costruire trappole; Luciana Tavella (Disafa Unito) ha invece annunciato che, già dalla prossima stagione, si può pensare di utilizzare battericidi contro la cimice asiatica, in particolare sono state fatte sperimentazioni, anche in campo, con un buon successo, sulle uova dell'insetto.

I battericidi funzionerebbero esclusivamente sulle uova, impedendo lo sviluppo di H. halys: "La ricerca è di Alberto Alma (Disafa Unito) e sta dando buoni risultati, abbiamo anche i primi test in campo. La femmina - ha raccontato ad AgroNotizie Luciana Tavella - depone lasciando batteri sulle uova, questi sono fondamentali per la vita della prole. Noi distribuiamo sostanze batteriostatiche e battericide sulla vegetazione, in questo modo i batteri vengono eliminati e la cimice non può svilupparsi. L'ulteriore buona notizia è che queste sostanze, già a disposizione, non vanno a interferire con i parassitoidi oofagi di cui tanto si sta parlando".