La pubblicazione dell’agenda ufficiale dell’ultima riunione del 2019 dello Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed Section Phytopharmaceuticals (soprannominato dagli addetti ai lavori con l’acronimo SCoPAFF) ha riservato alcune sorprese rispetto a quanto avevamo anticipato nel nostro precedente pezzo: vediamo quali.
 

Tiofanato-metile: dov’è finito?

La molecola, data per spacciata sino alla scorsa riunione, è “scomparsa dagli schermi radar” in quanto la sconfessione della classificazione proposta dall’Efsa da parte dell’Echa, (Mutageno 1B, che avrebbe portato dritto al mancato rinnovo, mentre l'Echa ha approvato Mutageno 2) ha probabilmente riaperto la discussione sul dossier dell’ultimo benzimidazolico e non saremmo sorpresi di vedere un cambiamento nella proposta della commissione, che adesso ha un argomento decisivo in meno per proporre il bando del prodotto. Sarà sufficiente?
 

Clorpirifos e Clorpirifos-metile

Nessuna sorpresa per i due importantissimi fosforganici, utilizzatissimi contro la cimice asiatica: la proposta di non rinnovo dell’approvazione Ue da parte della commissione è confermata per entrambe le sostanze. C’era rimasto un ultimo dubbio sull’effettiva estrapolabilità degli effetti indesiderati che sembrano condannare il clorpirifos e il clorpirifos metile, ma l’aggiornamento dell’Efsa, appena pubblicato sul proprio portale, ha confermato quanto affermato in luglio dalla stessa agenzia di Parma, condannando entrambe le molecole. A questo punto solo una rivolta da parte degli Stati membri potrebbe rallentare il processo. Non è successo per il dimetoato, ancora considerato indispensabile per l’olivo in sud Europa e per i cereali nel centro, chissà se succederà in questo caso? Se anche il parere degli Stati membri non fermerà la Commissione non resta che l’azione legale, anche se negli ultimi tempi si è rivelata utile solo per prolungare i tempi ma non risolutiva, anche perché in questo caso non è prevista la prescrizione.
 

Metalaxil-M

Confermata anche la votazione della proposta di rinnovo del celebre antiperonosporico sistemico, diventato famoso anche per essere coinvolto in una delle rarissime cause legali che hanno fatto annullare una decisione comunitaria di revoca di una sostanza attiva (se non ricordiamo male è rimasta l’unica). La sostanza attiva riammessa per vie legali è ovviamente il Metalaxil, il “papà” racemico del metalaxil-m, il cui supporto è stato ritirato dal notificante principale non appena aveva avuto conferma che il prodotto nuovo – il metalaxil-m appunto – sarebbe stato approvato. Il notificante alternativo non si è dato per vinto e tramite vie legali ha chiesto e ottenuto di annullare la “non iscrizione” del metalaxil nell’allegato 1 della direttiva 91/414, assieme al tempo per produrre gli studi che erano venuti a mancare per via del ritiro del notificante principale. Gli studi sono stati poi presentati e la tanto attesa “iscrizione in allegato 1” è giunta con la direttiva 2010/28/EU. Tornando al Metalaxil-m, la meritata proposta di rinnovo giunge a oltre quattro anni dalla pubblicazione dell’Efsa conclusion, avvenuta a marzo del 2015, in cui il notificante ha pazientemente chiarito tutti gli “Issues that could not be finalized” e risolto le “Critical areas of concern” che stavano per mettere a repentaglio il rinnovo della sostanza attiva.
 

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