Quando tra dieci anni gli agricoltori dovranno difendere le proprie colture quali strumenti avranno a disposizione? Se oggi sono gli agrofarmaci di sintesi il pilastro su cui si basa la difesa, in futuro la cassetta degli attrezzi sarà probabilmente più varia. O è almeno questo il messaggio arrivato dal World Agri-Tech Innovation Summit, l'evento (di cui AgroNotizie è partner) che ogni anno raccoglie a Londra e a San Francisco startup, aziende e ricercatori per immaginare il futuro dell'agricoltura.

Ci sono alcune tendenze generali che stanno favorendo una diversificazione delle soluzioni per la difesa. Prima di tutto il legislatore e il consumatore moderno che chiedono una riduzione dell'uso di prodotti chimici in agricoltura in una ottica di maggiore sostenibilità. A questo si devono aggiungere una diminuzione dei principi attivi disponibili e una difficoltà nel mettere a punto molecole nuove. A completare il quadro c'è il problema delle resistenze sviluppate da insetti, microrganismi e malerbe che creano non pochi grattacapi agli agricoltori.
 

Le soluzioni di origine biologica

Le parole d'ordine che giungono dal World Agri-Tech sono dunque biopesticide, bioherbicide, biostimulants e in generale 'prodotti di origine biologica'. Un settore in divenire con una legislazione ancora non definita e nessun 'leader di mercato'. Ma a guardare gli investitori che finanziano le nascenti aziende è evidente che c'è un interesse concreto delle multinazionali dell'agrochimica per questo settore.

Sul palco del World Agri-tech di Londra è ad esempio salita Provivi, una azienda statunitense che sta sviluppando metodi innovativi di produzione di feromoni per difendere le colture. I feromoni, già da tempo utilizzati in agricoltura, sono quei segnali chimici prodotti dagli insetti per comunicare tra di loro e Provivi ha messo a punto una tecnologia per abbattere i costi di produzione e permettere l'uso di queste molecole anche su colture estensive. I feronomi sono efficaci e non lasciano residui, è il messaggio lasciato da Pedro Coelho, ceo dell'azienda.

Vestaron Corporation è invece una azienda che prende spunto dai veleni prodotti da alcuni animali, come ragni, meduse e scorpioni, per isolare molecole insetticide da moltiplicare poi in laboratorio per arrivare a formulati commercializzabili. Solo due esempi rappresentativi di un settore in fermento.
 
Uno dei momenti di discussione del panel intitolato 'Advancing bio-based alternatives into next generation crop protection platforms'
Uno dei momenti di discussione del panel intitolato 'Advancing bio-based alternatives into next generation crop protection platforms'


Il potere dei microrganismi

Dei 2,1 miliardi di dollari investiti lo scorso anno nell'innovazione in ambito agricolo, ben il 33% è stato allocato alla difesa delle colture (Fonte: Finistere Ventures). Un settore in particolare che ha richiamato l'attenzione degli investitori è quello dedicato allo sfruttamento del microbiota, la comunità di microrganismi che vive sopra e all'interno delle piante e che è indispensabile alla vita della coltura.

Una delle aziende salite sul palco è stata la statunitense Agrinos che ha sviluppato diversi prodotti basati proprio sull'utilizzo dei microrganismi per supportare le piante nell'assimilare meglio i nutrienti e difendersi dagli stress abiotici e biotici.

In questo senso i biostimolanti giocano un ruolo fondamentale. Sono prodotti che aiutano le piante a rafforzare le proprie difese nei confronti di quegli elementi di stress che potrebbero comprometterne la produttività se non la sopravvivenza stessa.
 

Il potenziale delle Nbt

Tropic Biosciences è invece una startup francese che sfrutta le New breeding techniques (di cui abbiamo parlato varie volte su AgroNotizie) per migliorare le colture sotto vari punti di vista. Hanno ad esempio messo a punto una pianta di caffè naturalmente senza caffeina e oggi stanno lavorando alla grande sfida di rendere resistente il banano Cavendish al Tropical Race 4, la malattia fungina che potrebbe spazzare via la produzione mondiale di banane come accaduto negli anni Cinquanta con la Gros Michel.

Come abbiamo scritto in questo articolo in relazione al progetto Biotech del Crea le New breeding techniques hanno il potenziale di rendere resistenti le colture a patogeni e insetti, ma anche agli stress abiotici, come la siccità, il caldo o la salinità dell'acqua, che oggi a causa dei cambiamenti cimatici sono condizioni sempre più frequenti.
 

Un cambio di approccio da parte dell'agricoltore

Le tecnologie a cui si sta lavorando sono moltissime, ma richiedono un nuovo approccio alla difesa da parte dell'agricoltore: da curativo a preventivo. Oggi l'operatore diserba quando vede le infestanti, tratta quando vede i segni di un attacco fungino o gli insetti sulle foglie. Irriga quando constata i primi segni di stress idrico.

I prodotti di origine biologica hanno invece un approccio preventivo e integrato. Sono prodotti che devono essere utilizzati prima che si verifichi il problema e all'interno di una strategia che preveda anche altri elementi a difesa delle colture. Inoltre, a dispetto dei prodotti chimici di sintesi, quelli biologici hanno una efficacia meno prevedibile, che varia molto dal contesto ambientale in cui vengono utilizzati.

Perché le soluzioni di origine biologica entrino davvero in azienda serve che gli agricoltori abbraccino questo nuovo paradigma, è il messaggio che hanno condiviso tutti i relatori. Ma è anche necessario che l'efficacia e il prezzo sia coniugabile con la sostenibilità economica dell'azienda.

World Agri-Tech London 2019

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