Può allarmare le autorità una sostanza uguale a quella prodotta dagli organismi vegetali e, quando usata come fitoregolatore, presente nell'ambiente alle stesse concentrazioni di quella sintetizzata dalle piante? Con le attuali regole, se applicate pedissequamente, certamente sì! Stiamo parlando delle Gibberelline, o meglio dell'acido gibberellico (GA3), il celebre fitoregolatore che ha preso il nome dal fungo patogeno Gibberella fujikuroi (forma perfetta di Fusarium moniliforme) da cui è stato estratto da ricercatori giapponesi per la prima volta nei lontani anni '30.
 

Gibberelline perturbatori endocrini? Non possiamo escluderlo!

E' la sintesi di quanto affermato dallo stato relatore Slovenia nel suo report di valutazione del dossier della GA3 quando ha dovuto compilare la relativa casella a pagina 161 del primo volume del documento. La linea guida sui perturbatori endocrini, stilata congiuntamente dall'Efsa e dall'Echa, richiede infatti moltissime informazioni per valutare la capacità della sostanza in esame di interferire col sistema endocrino, dati che in teoria potrebbero essere ricavati dagli studi effettuati in precedenza per verificare gli effetti su riproduzione e cancerogenesi, ma che spesso non hanno tutti i requisiti richiesti, perché impostati con obiettivi diversi.
 

Tranquilli, il rinnovo non è a rischio, però...

Speriamo che questo che non possiamo definire altro che un malinteso convinca la Commissione Ue a chiedere alle due costosissime agenzie Echa ed Efsa di rivedere i criteri della linea guida alla luce dei problemi incontrati durante la sua applicazione. Non è nemmeno escluso che la stessa Efsa commenti questo aspetto accettando di derogare dalla sua "creatura" evitando di esporsi alle critiche secondo le quali tutti gli organismi vegetali che producono gibberelline sarebbero quindi da considerare potenziali perturbatori endocrini. Nel frattempo lo stato relatore è stato costretto a non proporre la GA3 come sostanza a basso rischio, cosa che, se confermata, metterebbe ancora una volta a repentaglio la credibilità dell'intera architettura valutatoria europea.
 

E il resto? Tutto ok

Per quanto riguarda gli altri aspetti, nessuna criticità al riguardo, a parte un'altra "perla", frutto ancora una volta di un'applicazione pedissequa della norma: da una parte si conferma che per la GA3 non è necessaria la fissazione di limiti massimi nelle derrate alimentari (confermando indirettamente che la criticità relativa alle proprietà di perturbatore endocrino in realtà non esiste) e la sua presenza nel cosiddetto "allegato IV" del regolamento 396/2005 sui residui, ma dall'altra parte si chiede di fissare un intervallo di sicurezza di 14 giorni perché nelle prove residui non era presente il campionamento immediatamente dopo l'ultimo trattamento. Dato che ormai tutti sanno che il tempo di carenza serve a far diminuire i residui nelle derrate alimentari per rispettarne il limite massimo, fissare un intervallo di sicurezza per rispettare un limite che non c'è appare abbastanza ozioso, a meno che non sia necessario per motivi agronomici (mah?).
 

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