L’Efsa è stata fondata nel 2002 con la missione istituzionale, chiaramente enunciata nella sua denominazione (Autorità europea per la sicurezza alimentare), di tutelare la sicurezza alimentare nell’Unione europea e per evitare il ripetersi delle crisi alimentari della fine degli anni ‘90, molte delle quali vedevano come protagonista proprio la diossina.
Tutte le altre attività in cui la vediamo coinvolta e che spesso commentiamo e frequentemente contestiamo, sono state sviluppate successivamente a quella originaria, sia per completare la filiera, sia per l’allargamento dei compiti istituzionali. La sua opinione sulla pericolosità degli attuali livelli di diossine nei cibi, recentemente pubblicata sul proprio portale, ricade quindi nei compiti istituzionali “della prima ora” e, contando sull’esperienza di sedici anni di attività ininterrotta, gode di un’autorevolezza superiore a quanto abbiamo visto in altri casi.
 

Abbiamo inventato anche la diossina?

Oltre alla radio, al telefono, al microchip e al motore a scoppio, abbiamo inventato anche la diossina? Ovviamente no, ma è nel disastro di Seveso del 10 luglio 1976 che la diossina (e la cloracne, un'eruzione cutanea dovuta all'esposizione) giungono prepotentemente alla ribalta dei media, con conseguenze non solo per la popolazione esposta al contaminante, ma per tutta la normativa mondiale di settore.
 

Diossina, diossine

Più che di una singola sostanza, parliamo di una famiglia di sostanze, di cui sono noti circa 200 composti stabili, di cui i più pericolosi e tristemente noti al grande pubblico annoveriamo quelli clorurati, caratterizzati da notevole persistenza ambientale e tossicità nei confronti dell’uomo e degli animali a sangue caldo.
La tossicità dei vari composti appartenenti al gruppo delle diossine varia molto: quello più tossico è il TCDD (2,3,7,8-tetrachlorodibenzo-p-dioxin), che nella scala dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2005 è il riferimento cui è stato attribuito indice 1, mentre ci sono altre diossine dieci volte meno tossiche (2,3,7,8-subst. Cl6DD), altre cento volte meno tossiche (es. 2,3,7,8-subst. Cl6DF) e altre oltre tremila volte meno (Cl8DF). Nelle valutazioni vengono presi in considerazione anche composti quali i difenili policlorurati con struttura simile alle diossine (DL-PCBs: dioxin-like polychlorinated biphenyls).
 

Come si formano?

Le diossine si formano principalmente durante la combustione a basse temperature di materiale organico in presenza di cloro, sia inorganico che proveniente da composti organici clorurati, come ad esempio il Pvc. Si possono quindi formare negli impianti di incenerimento rifiuti mal gestiti, così come nelle combustioni a bassa temperatura in barbecue, stufe e camini, ma anche nel fumo di sigaretta, nelle tristemente note accensioni di rifiuti più o meno spontanee, oltre che nelle... cremazioni. Non sempre serve la combustione per formare diossine: in processi chimici che utilizzano il cloro (ad esempio sbiancatura della carta e tessuti, ma anche nella sintesi del noto erbicida 2,4-D) errori nella gestione della temperatura possono causarne la formazione.
 

Cosa ha scoperto l’Efsa?

L’agenzia di Parma ha rivalutato gli studi disponibili sulla tossicità di diossine e DL-PCBs nei confronti dell’uomo e degli animali, tenendo conto degli effetti acuti e cronici, e ne ha confrontato i risultati con i dati di esposizione attraverso la dieta.
L’analisi condotta sugli effetti riscontrati sull’uomo ha evidenziato un impatto sulla qualità del seme umano a quantità superiori a 7 pg (picogrammi) di TEQ (tossicità equivalenti: ad esempio 7 pg di TCDD, corrispondenti a 70 di 2,3,7,8-subst. Cl6DD, in funzione delle differenti tossicità relative), per grammo di grasso nel sangue prelevato in soggetti all’età di 9 anni. Mediante elaborazioni statistiche che lasciamo agli appassionati, l’Efsa ha stimato che la quantità massima giornaliera di diossine e assimilati non deve superare 0.25 pg TEQ per kg di peso corporeo, arrotondate a 2 pg per settimana. Gli studi campionari analizzati dall’Efsa hanno invece evidenziato uno sforamento generalizzato di questi valori: in adolescenti, adulti, anziani e molto anziani l’esposizione andava da 2.1 a 10.5, e da 5.3 a 30.4 pg per settimana, fino a oltre quindici volte il massimo consentito.
 

Ci dobbiamo preoccupare?

Come tutte le indagini dell’Efsa, esse sono condotte secondo criteri molto conservativi, tuttavia un pensierino rivolto a quei comportamenti atti a ridurre l’esposizione alle diossine, che ricordiamo si accumulano nei grassi e si formano in presenza delle combustioni a bassa temperatura, noi lo faremmo.
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

  • Knutsen, Helle Katrine, Jan Alexander, Lars Barregård, Margherita Bignami, Beat Brüschweiler, Sandra Ceccatelli, Bruce Cottrill, et al. "Risk for animal and human health related to the presence of dioxins and dioxin-like PCBs in feed and food". Efsa Journal 16, n. 11 (20-11-2018): e05333. https://doi.org/10.2903/j.Efsa.2018.5333.
  • "Diossine". Wikipedia, 6 dicembre 2018.
  • "Disastro di Seveso". Wikipedia, 6 dicembre 2018.