"I pesticidi fanno venire il cancro", una frase che si può leggere spesso soprattutto sui social network, ove a confrontarsi su un tema così delicato come il cancro sono sovente persone che sanno dal poco al nulla sia delle malattie di cui parla, sia delle loro cause. Soprattutto, nulla sanno dei differenti profili tossicologici dei prodotti impiegati in agricoltura. Perché sono tanti, tutti diversi.

Quindi: che gli agrofarmaci (tutti) facciano venire il cancro (generico) è falso, è vero, oppure dipende?
Come si suol dire, andiamo per ordine.
In questa puntata si riassumerà l'abc di quanto serve sapere per avere un minimo di consapevolezza di cosa si parla quando si discetta di tumori. Nella prossima puntata, invece, si discuterà di come si opera in laboratorio per stimare i potenziali cancerogeni di molecole, agenti fisici e biologici. Perché non è mica detto che qualcosa risultato cancerogeno in laboratorio poi lo sia anche nella vita reale. Una differenza che spesso è stata strumentalmente omessa per meglio allarmare la popolazione con ricerche prive di senso dal punto di vista del rischio per l'uomo.
 

Nemici da sempre

L'umanità convive (molto male) con i tumori dalla notte dei tempi. A un certo punto della vita qualche cellula ai nostri occhi "impazzisce" e inizia a moltiplicarsi senza morire più come fanno tutte le altre. Di cancri se ne conoscono molteplici, tanto che risulta inopportuno trattarli come un unico male. Vi sono infatti mesoteliomi, come quelli provocati dall'amianto, ma anche mielomi, tumori tipici della terza età che colpiscono le plasmacellule, linfomi, a carico del sistema linfatico, carcinomi, neoplasie maligne che originano da tessuti epiteliali, gliomi, al cervello, osteosarcomi, tumori maligni rari alle ossa, melanomi, alla pelle, leucemie (sono diverse), ovvero le proliferazioni incontrollate nel sangue delle cellule staminali.

Come si vede, parlare di "tumori" è tutt'altro che facile, dato che non solo differiscono molto fra loro per tipologia, ma anche quanto a organi bersaglio. In Italia si stima che circa mille persone al giorno si sentano diagnosticare uno dei tanti mali in questione. Una cifra che mette sicuramente paura. Si stima anche che nel corso della vita un uomo su due e una donna su tre andranno incontro a tale mesta esperienza. E a volte va bene così, perché chi non ci arriva è forse perché è già finito suo malgrado dentro a statistiche di mortalità differenti. Infine, non tutti i tumori incidono allo stesso modo sulle statistiche: quasi la metà dei casi di tumore diagnosticati derivano da soli quattro di essi: mammella, colon-retto, polmone e prostata. Diagnosi però non implica morte, è sempre bene ricordarlo, perché le percentuali di guarigione sono in continua ascesa, come pure le aspettative di vita.
 

Numeri e percentuali

Secondo l'Istat, di tumori maligni muoiono circa 170 mila persone l'anno, per lo meno questo è il dato riportato per l'anno 2013. Considerando che il tasso medio di mortalità complessiva è di circa 600 mila persone l'anno (1,01% medio, max 1,33% in Liguria, min 0,87% in Trentino/AA), significa che più o meno il 28% delle morti italiane sarebbe causato dai vari tumori maligni.

Questi, anno 2014, inciderebbero per esempio sulla mortalità in ragione del 5,6% quando a carico di trachea, bronchi e polmoni; per il 3,1% a colon, retto e ano. Poi seno (2,1%), pancreas (1,9%), fegato (1,7%) e stomaco (1,6%). Si scende quindi intorno all'1% con leucemie e tumori alla vescica, le prime con l'1%, i secondi con 0,9%, con un valore uguale ai linfomi seguiti dai tumori al cervello (0,7%).

Messi tutti insieme, i tumori agli organi interni adibiti all'assorbimento e alla digestione del cibo ammontano all'8,3% del totale della mortalità complessiva. E questo considerando solo la "Top 25" delle cause di morte.

Valore molto più basso rispetto al 34,6% della somma composta dalle patologie a carico del cuore e dell'apparato circolatorio in genere, come le ischemie cerebrali, per esempio. Grave pure il numero dei morti per setticemia: 7.636 nel 2014, con un'incidenza pari all'1,3% sui decessi totali. E morire di un'infezione nel Terzo Millennio, in un Paese ritenuto civile, dovrebbe fare riflettere molto attentamente.

Ciò che si mangia e si beve appare comunque molto importante nella salvaguardia della salute. Difficile però stabilire trend inequivocabili – tranne che per pochissimi tumori – dato che l'invecchiamento della popolazione maschera i dati. I tumori sono infatti più caratteristici della terza età, quindi invecchiando la popolazione anche l'incidenza tumorale cresce senza che vi siano in effetti specifiche cause scatenanti alla base. Ciò però dà adito talvolta alla seconda frase più comune in tal senso: "I cancri stanno aumentando".
A volte è vero – e una spiegazione magari c'è – a volte no, rivelandosi cioè solo una percezione fuorviante, spesso dovuta al vivere in piccole comunità in cui basta che qualcuno si ammali di cancro per far pensare ai concittadini che ci sia qualcosa che non va intorno a loro.
Per esempio, in una paesino di 600 abitanti, risulterebbe di fatto normale che 1-2 di essi muoiano ogni anno per tumore, qualche anno zero, qualche anno tre, senza che ciò sia indice di cause particolari e misteriose. Men che meno si può parlare di crescite esponenziali di cancro passando da un caso a tre o a quattro. Solo analizzando i dati nel lungo periodo si può comprendere qualcosa, specialmente in comunità ridotte quanto a popolazione. Il resto è solo chiacchiera dannosa.

Anche dove parrebbe che gli aumenti non siano spiegabili con l'invecchiamento, comunque, stabilire correlazioni affidabili non è affatto un gioco da ragazzi. Men che meno da attivisti di paese.
 

Incidenza e prevalenza

Per esprimere la diffusione dei tumori nella popolazione si utilizzano fondamentalmente due differenti valori, ovvero l'incidenza e la prevalenza. La prima indica il numero di nuovi casi l'anno ogni 100mila abitanti. Dire quindi che un tumore ha incidenza 120, significa che ogni anno su 100 mila persone 120 si ammalano di quello specifico tumore.

La prevalenza invece tiene conto anche della durata delle malattie. Risulta quindi sia dalla frequenza con cui i tumori si sono manifestati, sia dalla variabile tempo. Per esempio, si può avere per il medesimo tumore un'incidenza pari a 120 ma una prevalenza pari a 950, perché in quest'ultimo numero sono incluse tutte le diagnosi per quel tipo di tumore nell'arco degli ultimi anni (NB: diagnosi, non morte). Quindi, bisogna fare molta attenzione quando alcuni soggetti particolarmente attivi in certi territori, come in Val d'Adige o in provincia di Treviso, spaventano la popolazione con dei numeri roboanti che fanno pensare a una vera e propria esplosione di casi: a volte stanno solo presentando i numeri relativi alla prevalenza, non all'incidenza.

Al momento, per esempio, vi sono in Italia oltre tre milioni di persone a cui sono stati diagnosticati vari tipi di tumori negli ultimi anni. In pratica, il 5% della popolazione "vivente" sa bene di cosa si sta parlando. Dubitate quindi sempre delle percentuali a due cifre che ogni tanto compaiono su web o negli incontri con la cittadinanza: vi sono ottime ragioni di credere siano stati abbondantemente alterati o gonfiati, giocando appunto su tempi e percentuali. Quando non addirittura inventati di sana pianta.
 

I fattori di rischio

Tranne che in pochi e specifici casi, è molto difficile correlare l'insorgenza di un tumore con un unico fattore scatenante. Anche secondo la Iarc, l'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, allo sviluppo dei tumori concorrono molteplici cause, altrimenti chiamati "fattori di rischio".

Il primo, come detto, è l'età. Più si invecchia, più è facile sviluppare tumori. Un altro importante fattore è la familiarità, ovvero quel legame poco virtuoso che può unire generazioni successive, tutte accomunate da simile predisposizione a certi tipi di cancro. Fra questi, vi sono i tumori a seno, ovaio e prostata. Se volete quindi sapere quanto siete "geneticamente" a rischio, guardate ai vostri genitori, zii e nonni.

Mentre però su età e genetica nulla si può fare, sugli stili di vita è possibile invece fare molto. Per esempio il fumo rappresenta il fattore di rischio più impattante, con l'Organizzazione mondiale della sanità che gli attribuisce circa un terzo di tutti i tumori mondiali e il 15% delle morti complessive sul Pianeta. Chi avesse particolare paura di morire di tumore, se fuma dovrebbe quindi interrogarsi molto seriamente sul valore che dà alla propria stessa vita. Perché prima di reclamare comportamenti virtuosi da parte degli altri, sarebbe cosa buona e onesta morigerare le proprie stesse abitudini.

Altro fattore predisponente è l'alcol, con un uomo su dieci e una donna su trenta che si ritiene sviluppino tumori in Europa a causa di questa molecola di consumo comune. Non a caso, si era già scritto circa l'impossibilità di registrare le bevande alcoliche come agrofarmaci, data la loro palese pericolosità per la salute.

Bene anche controllare il peso, perché l'obesità è un altro importante fattore di rischio. Non a caso è sull'alimentazione che si stanno concentrando molti degli sforzi delle Autorità internazionali per educare la popolazione a uno stile alimentare più sobrio, meno carnivoro, meno calorico e più ricco di frutta e verdura.

Volete però mitigare gli effetti di un'alimentazione un po' eccessiva, in quanto golosi? Muovetevi. Nel senso, non siate sedentari. La sedentarietà è infatti l'altra faccia della medaglia del sovrappeso. Un organismo attivo fisicamente mostra meno probabilità di sviluppare tumori di uno sedentario. Magari evitando però il moto in spiaggia nelle ore più calde della giornata, perché pure i raggi UV del sole hanno un discreto potere cancerogeno.

Fatto salvo che quindi i primi passi da compiere contro i tumori ricadono tutti in casa propria, vediamo altri fattori predisponenti che con le abitudini personali poco hanno a che fare.
 

L'ambiente esterno: non sempre amico

Quello che ci circonda è comunque importante per la salvaguardia della salute, anche dal cancro. Per esempio, l'esposizione prolungata al particolato sottile (PM10) e ultrasottile (PM2,5), può incidere significativamente, anche sui tumori. E il particolato non è prodotto solo dalle automobili, bensì anche da riscaldamenti a legna o pellet. Cioè quelli molto in voga nei paesi di campagna.

Neanche la chimica è sempre amica: benzene, solventi, cloruro di vinile, diossine, idrocarburi policiclici aromatici (derivati dalla combustione incompleta della sostanza organica), possono giocare sul lungo periodo pessimi scherzi in caso di esposizione continuativa e sensibile, ovviamente. E a questi andrebbe aggiunto il Radon, elemento radioattivo emanato spontaneamente dalle mura domestiche. E sì: anche alcune sostanze contenute nei cosiddetti "pesticidi". Non a caso, massima attenzione deve essere posta soprattutto sugli operatori professionali, i quali troppe volte li manipolano in modo alquanto disinvolto.

Degli agenti fisici si è già parlato per i raggi UV, ma anche le radiazioni (X e gamma) sono ovviamente in lista 1 della Iarc: i sicuramente cancerogeni.

Infine, occhio pure agli agenti patogeni. I virus dell'epatite B e C possono amplificare il rischio di tumori al fegato, mentre il papilloma virus (HPV) incide significativamente sui tumori alla cervice uterina, ma anche su altri che colpiscono le mucose, anche nei maschi. Il virus di Epstein Barr, agente della mononucleosi, in Africa causa il linfoma di Burkitt. Infine, il virus dell'HIV e l'Herpes virus 8 possono indurre un'immunosoppressione che può favorire il sarcoma di Kaposi. Oltre ai virus, ci sono anche i batteri: l'Helycobacter pylori può incidere su alcune forme di tumore dello stomaco.

Una cosa è però bene precisare: quando si legge che il tal fattore "X" aumenterebbe del 20% la probabilità di sviluppare il tumore "Y", non significa che avete quella probabilità di averlo, il tumore. Significa che se l'incidenza di quel cancro è del 2%, esponendovi a quell'agente potenzialmente tumorale la percentuale sale al 2,4%. Cioè il 20% in più del 2% medio.
 

Conclusioni

Come visto, l'argomento cancro è uno dei più complessi che si possa affrontare. La natura stessa, se vogliamo, ha voluto che il nostro organismo potesse svilupparne prima o poi uno. Vivere in eterno non è infatti ipotesi contemplata. Di certo, l'aumento dell'età media della popolazione, il cambio nelle abitudini alimentari e negli stili di vita hanno giocato un ruolo notevole sulle statistiche.

Se quindi avrete la fortuna (o la prudenza) di scampare agli incidenti di vario genere. Se anche mitigate i rischi di malattie cardio vascolari tenendo sotto controllo il peso, evitando di fumare e di vivere sulle circonvallazioni delle grandi città. Se anche condurrete una vita sportiva, sana, "igienica" e analcolica, rassegnatevi: la natura non vi permetterà di campare per sempre.

E prima o poi busserà comunque alla vostra porta. Perché la visione della natura amica e benevola è solo uno stereotipo fallace, figlio della società moderna che con la natura, appunto, ha perso ogni legame.
 
"La tossicologia spiegata semplice" è la serie di articoli con cui AgroNotizie intende fornire ai propri lettori una chiave di lettura delle notizie allarmanti sul mondo agricolo in generale e su quello fitoiatrico in particolare.

Perché la tossicologia, in fondo, è più semplice da comprendere di quanto sembri.