L'erba del vicino è sempre più verde, si suol dire. E ciò provoca invidia nel vicino ai cui occhi la sua, di erba, pare meno rigogliosa. Tutto ciò viene però a cadere quando si tratti di marciapiedi, strade, piazzali e superfici accessorie delle città. Qui, se l'erba diventa rigogliosa partono invece proteste e lamentele verso le amministrazioni pubbliche, ritenute responsabili di tali proliferazioni indesiderate.

Ciò è però vero solo in parte, perché onestamente alle suddette amministrazioni pubbliche è stato tolto da un paio d'anni l'alleato più efficace per l'eliminazione economica e rapida delle infestanti urbane, ovvero glifosate.

A seguito del suo inserimento nel Gruppo 2A della Iarc, l'erbicida è infatti caduto in disgrazia presso media, popolazione e relative amministrazioni. A poco sono valsi i pareri opposti di ogni Autorità mondiale di regolamentazione, quelle cioè che valutano i rischi per l'uomo. E così, coerentemente con tale percezione negativa, sono partiti i bandi di glifosate dalle città, reputate le prime a dover essere preservate da questo supposto agente cancerogeno.

La prima fu Genova, la quale bandì glifosate senza neanche attendere le decisioni del Pan, con risultati non certo entusiasmanti. Poi seguirono tutte le altre, generando situazioni di oggettiva difficoltà a carico delle aziende municipalizzate responsabili proprio della manutenzione del verde. E su tali criticità si è esposta in prima persona Amia di Verona, la quale ha organizzato due convegni sul tema, uno nel 2017, l'altro nel 2018. Nel corso di tali occasioni di confronto sono anche state esposte le analisi dei costi a carico della collettività dovuti al bando di glifosate dalle città. Un bel salto di 5-6 volte, indipendentemente dai metodi utilizzati, chimici, fisici o meccanici.

Meglio infine sorvolare sulle municipalità che abbiano avuto la poco brillante idea di affidarsi all'acido acetico come soluzione alternativa, visto che questa sostanza non è nemmeno registrata come erbicida e quindi ogni suo uso come tale è del tutto illegale.
 

Roma caput mundi, anche per le infestanti

Fra le città che sembrano patire maggiormente l'assenza di glifosate dalle pompe a spalla dei manutentori del verde pare esservi Roma, città di vaste estensioni e di complessa giacitura e conformazione. Qui, in soli due anni di divieto la situazione pare ormai aver causato diversi malumori nella popolazione la quale, dotata ormai di smartphone, è divenuta reporter non retribuita di tale condizione degradata.

Nella pagina Facebook "Roma fa schifo" (ognuno sui social sceglie il nome che più gli aggrada), sono state infatti caricate diverse fotografie e filmati, accompagnate da commenti tutt'altro che lusinghieri. Molto gentilmente, i gestori della pagina hanno autorizzato l'uso di tali materiali, di seguito riportati. Per comprendere meglio le conseguenze di una scelta forse troppo intempestiva, ovvero quella del bando di glifosate dalle aree urbane, tali documenti si prestano meglio di ogni possibile parola.

Forse servirà a nulla, visto che da certe decisioni prettamente politiche difficilmente si torna indietro, cascasse il mondo. Ma almeno resti a futura memoria cosa può succedere quando si assecondino più le crociate ideologiche delle reali necessità dell'agricoltura e perfino delle aree abitate.


Infestazione delle strade e dei marciapiedi romani (Autore: Roma fa schifo)

Infestazione delle strade e dei marciapiedi romani (Autore: Roma fa schifo)

 
Guarda il filmato (Autore: Roma fa schifo):