Lo scorso 11 aprile la Commissione Ue ha messo a disposizione sul proprio portale una proposta per migliorare la trasparenza e la sostenibilità della modalità in cui viene valutato il rischio alimentare, in diretta risposta all’iniziativa contro il glifosate, firmata da oltre un milione di cittadini europei (di cui 71.000 italiani e ben 663.000 tedeschi). L’iniziativa aveva tacciato la Commissione e l’Efsa di aver rinnovato l’approvazione Ue del più celebre erbicida basandosi principalmente su studi prodotti dall’industria, quindi non indipendenti per definizione, e di non aver tenuto in adeguata considerazione i pareri di altre agenzie, in primis lo Iarc anche se sull’opinione di quest’ultima e l’operato di alcuni suoi esperti sono stati sollevati non pochi interrogativi.

Tra le azioni previste dalla riforma segnaliamo:
  • Istituzione di un registro comunitario degli studi scientifici utilizzati a supporto di un’autorizzazione in cui l’Efsa è coinvolta nella valutazione (Ogm, prodotti fitosanitari, additivi alimentari, nuovi cibi, materiali a contatto coi cibi, enzimi, eccetera). Chiunque intraprende uno studio dovrà notificarlo all’Efsa in modo che all’atto della valutazione del dossier possa verificare che esso contenga tutti gli studi commissionati, senza esclusione alcuna.
  • Consultazione pubblica per gli studi che i notificanti intendono presentare per il rinnovo di un’approvazione Ue.
  • Possibilità per la Commissione di chiedere all’Efsa di far effettuare studi di verifica delle informazioni presentate dal notificante, qualora ci fossero degli elementi poco chiari.
Il dettaglio della procedura, che verrà testata a partire dal 2020 per andare a regime nel 2022, prevede anche la possibilità per i notificanti di chiedere l’oscuramento di informazioni confidenziali che metterebbero a repentaglio la proprietà intellettuale. In pratica l’intero dossier verrà reso pubblico (attualmente vengono condivisi solo i riassunti), ad eccezione delle parti confidenziali.

A prima vista questa proposta sembra piuttosto sfidante, visti gli attuali ritardi accumulati dalle procedure di rinnovo dei prodotti fitosanitari, anche se la discussione pubblica degli studi in fase molto precoce dovrebbe prevenire eventuali contestazioni nella fase finale dell’approvazione, che sono le responsabili della maggior parte dei rinvii. Speriamo che anche gli studi cosiddetti “indipendenti” vengano anch’essi passati al vaglio per la loro accuratezza scientifica.


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