Vi è una patologia dei cereali che colpisce soprattutto nel Nord Europa, scendendo come areale significativo fino all'Italia centrale. Una patologia che nelle annate giuste per lei, e sbagliate per i cereali, può causare perdite di produzione fino a picchi del 50%. Mediamente, se mal controllata, il danno si attesta intorno al 20%. È la Septoria, malattia che affligge gli apparati fogliari del grano impattandone la capacità fotosintetica. Quando ciò avviene a danno della foglia bandiera, soprattutto, le perdite di produzione divengono visibili a occhio nudo.

Circa la qualità no, lì saranno i mulini a mettersi le mani nei capelli, dovendo fare i conti con un tasso di proteine del tutto insufficiente, per esempio, a produrre paste di qualità. Il periodo d'infezione è infatti compreso fra inizio levata e spigatura, quando si realizza il massimo accumulo di sostanza secca. Basti pensare che spiga e prime due foglie concorrono per il 95% dell'accumulo di sostanza secca, quindi si devono preservare al meglio. Pur esistendo varietà di grano resistenti a Septoria, queste sono molto più comuni nei frumenti teneri che nei duri, i quali patiscono della scarsità di varietà resistenti mostrandosi per il 90% dal mediamente al molto sensibile. Irrinunciabile quindi la difesa fitosanitaria tramite appositi fungicidi.
 
Nel corso degli anni si sono quindi avvicendati prodotti facenti parte di diverse famiglie chimiche. C'è però un problema: nulla è per sempre, specialmente in fitoiatria. Ogni famiglia di molecole dura infatti in funzione di quanto i tecnici siano stati bravi ad avvicendarle fra loro, al fine di minimizzare lo sviluppo di fenomeni di resistenza.

Questi sono infatti apparsi in Europa dai primi anni '60, a carico della famiglia dei fungicidi benzimidazolici. Alcuni casi di cali di efficacia si sono evidenziati anche a carico di alcune strobilurine ed SDHI, come pure evidenze di stanchezza pare siano emerse in alcuni areali anche a carico di alcuni triazoli. Fra questi è tebuconazolo che pare al momento assicurare ancora di ottimi livelli di efficacia, specialmente quando miscelato con clorotalonil. Questo fungicida offre infatti un'elevata persistenza antifungina, contando anche su un meccanismo d'azione multisito che sbarra la strada a popolazioni resistenti del patogeno. Membro della famiglia chimica degli isoftalonitrili, è stato infatti classifica dal Frac nel gruppo M5, ideale quindi per essere utilizzato in alternanza e, soprattutto, in miscela con altri fungicidi anti-septoria.
 

Due campioni targati Sipcam

Proprio per coprire ogni possibile esigenza agronomica locale, Sipcam Italia ha sviluppato due differenti soluzioni, ovvero  Clortosip 500 SC e Netor, entrambi formulati come sospensioni concentrate. Il primo contiene solo clorotalonil in ragione del 50%, mentre Netor offre una miscela pronta di clorotalonil e tebuconazolo in ragione rispettivamente di 166 e 60 g/L. Nel proprio portfolio Sipcam Italia presenta anche Tebusip 46, contenente 46 g/L di tebuconazolo e pertanto utilizzabile in miscela con Clortosip 500 SC o altri fungicidi aventi meccanismi d'azione differenti.
 

Posizionamento tecnico di Netor su cereali, in funzione della patologia da controllare
Posizionamento tecnico di Netor su cereali, in funzione della patologia da controllare
 
Qualsiasi sia la soluzione prescelta, questa va applicata contro Septoria da inizio levata a spigatura, offrendo grazie a tebuconazolo anche un ottimo controllo di Fusarium quando applicato all'inizio dell'emissione delle antere. La dose consigliata di impiego di Netor è pari a 4 L/ha, assicurando il massimo controllo delle differenti patologie e contribuendo in modo sostanziale alla lotta alle resistenze.

Scarica la presentazione tecnica di Netor e Clortosip