Anche se si ostinano a chiamarlo glifosato, alla fine l’hanno veramente rinnovato!
A parte la rima, il rinnovo dell’approvazione dell’erbicida più contestato del pianeta è ora un regolamento UE (il 2017/2324 del 12 dicembre 2017) direttamente applicabile in tutti e 28 gli Stati dell’Unione. Dimenticando per un attimo la polemica politica, la valutazione scientifica della documentazione presentata a supporto del rinnovo dell’approvazione dell’erbicida ha lasciato numerosi punti aperti che dovranno essere chiariti a livello di Stato membro: dalla protezione delle acque sotterranee nelle zone vulnerabili, all’esposizione degli operatori e degli utenti non professionali, al rischio per uccelli, mammiferi e piante non bersaglio, al rischio per la biodiversità1 di vertebrati e artropodi.

Gli Stati membri dovranno anche vigilare più che mai sugli utilizzi impropri (traducendo la dicitura “la conformità degli impieghi pre-raccolto alle buone pratiche agricole”).

Segnaliamo anche la necessità di tenere sotto controllo due impurezze rilevanti mai prese in seria considerazione prima: la formaldeide (quella sì con problemi di cancerogenicità e non solo – vedi l’infocard dell’ECHA) e l’N-nitroso-glifosato, che non devono superare il livello di 1 mg/kg di glifosate tecnico. Ora come non mai sono le impurezze che fanno la differenza: qui la famosa legge 80:20 di Pareto (l’80% degli effetti è legato al 20% delle cause) può essere rivisitata come 99,99:0,01 (il 99,99% degli effetti indesiderati di un prodotto è spesso dovuto a impurezze che sono lo 0,01% del totale).

In questi cinque anni il glifosate continuerà a essere un sorvegliato speciale, in quanto godrà di corsie preferenziali nella valutazione dei suoi effetti indesiderati, che abbiamo visto necessitare ancora di approfondimenti.

Sarà sufficiente la dicitura “possono essere autorizzati gli usi come erbicida” a scongiurarne l’utilizzo per accelerare la maturazione dei cereali, pratica che sembra tanto danneggiare i nostri produttori di grano duro? Finché il limite massimo di residui di glifosate nella granella di frumento sarà 10 mg/kg, “sarà più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago...”.
Attualmente anche questa ennesima patata bollente è in carico all’Efsa, che l’8 luglio 2008 era stata incaricata dalla commissione Ue (question number: EFSA-Q-2008-561) di effettuare la valutazione del rischio dei residui dell’erbicida sulle derrate alimentari. La scadenza originale era il primo settembre 2009, ma dopo oltre otto anni il lavoro è ancora in corso. La valutazione in corso da parte dell’Efsa, sulla base di informazioni fornite da uno Stato relatore e dagli altri Stati membri, è quella di verificare che gli attuali limiti di residuo non costituiscano un rischio inaccettabile per i consumatori (la stima viene effettuata con il modello denominato Primo, che incrocia i dati dei residui del principio attivo con 26 diete Ue e controlla che l’esposizione cronica e/o acuta non superi la dose giornaliera accettabile – Adi – o quella acuta di riferimento – Arfd) e che per ogni modalità di utilizzo siano disponibili sufficienti prove residui (tipicamente otto per zona UE – nord, sud e serra2 - nel caso di colture maggiori e quattro nel caso di colture minori).

Se nessuno sarà interessato a mantenere l’utilizzo su cereali per anticipare la maturazione, l’Efsa consiglierà di abbassare il limite massimo di residui di glifosate sulla granella di frumento al limite inferiore di determinazione analitica. Questo non potrà influenzare quanto si verifica nel resto del mondo, dove il limite del Codex Alimentarius è triplo (30 mg/kg contro 10) di quanto attualmente in vigore nella Ue. Comunque l’inaspettato rinnovo dell’approvazione del glifosate sicuramente farà tornare l’attenzione su questo aspetto ancora in sospeso e probabilmente ci saranno sorprese anche nel 2018.
 

Cosa succede ora?

La procedura standard prevede che chi intende mantenere in commercio agrofarmaci contenenti glifosate dovrà presentare istanza di rinnovo entro il 15 marzo 2018, corredandola di un dossier per adeguare la documentazione allo stato dell’arte normativo, alle nuove condizioni di autorizzazione della sostanza (ad esempio dovrà dimostrare analiticamente che nel proprio prodotto il livello massimo delle impurezze rilevanti è rispettato) e tenere conto delle numerose criticità emerse in fase di valutazione.
Tutte le ditte interessate (22 nella sola task force glifosate – non c’è solo Monsanto – e molte altre titolari di registrazione) stanno valutando come rientrare dell’investimento che potrebbe durare solo 5 anni…
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

1Così sintetizziamo la frase: “il rischio per la diversità e l'abbondanza dei vertebrati e degli artro­podi terrestri non bersaglio attraverso interazioni trofiche”
2La zona “Sud Europa” comprende i paesi mediterranei, compresa la parte sud della Francia, la Bulgaria il Portogallo. La zona “Nord Europa” comprende i rimanenti paesi, non facendo differenza tra Centro e Nord Europa come previsto dal regolamento 1107/2009 sui prodotti fitosanitari, che fa questa distinzione dal punto di vista amministrativo. Le colture in serra costituiscono invece un’unica zona Ue, in quanto si considera che il microclima serra sia scarsamente influenzato dalla latitudine e che le condizioni siano comparabili in tutta Europa.