Un evento che ormai inizia a stare stretto nei panni già indossati nelle edizioni precedenti, vista la crescita continua in termini di contenuti, relatori e numero di associati che desiderano prendere parte ai Forum di medicina vegetale, giunti ormai alla 29° edizione.

L’incontro, tenutosi a Bari il 12 dicembre presso il Nicolaus Hotel, ha reso protagonista un binomio i cui due componenti sono stati spesso visti erroneamente l’uno opposto all’altro, proponendo infatti il titolo "Agrofarmaci e sicurezza alimentare - Evoluzione del nuovo contesto normativo europeo". Perché la sicurezza alimentare e ambientale, piaccia o meno, passa anche e soprattutto dalla fitoiatria.
 
Patrocinato dall'assessorato alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia e organizzato da Arptra con il supporto di AntesiaLametaEurope Direct PugliaCentro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura "Basile Caramia"Aipp, il Il 29° Forum di medicina vegetale ha visto anche la collaborazione di Image Line.

Strutturato come tradizione sulla base di tre differenti sessioni, il Forum ha esordito con un tema normativo emergente di sicuro interesse per il comparto, ovvero quello degli interferenti endocrini. Tale argomento è attualmente in fase di definizione a livello europeo e rischia, se mal gestito, di impattare i mezzi di difesa in modo al momento non quantificabile, ma sicuramente spiacevole.
A parlare di tali aspetti è stato per primo Alberto Mantovani, dirigente di ricerca dell'Istituto superiore di Sanità, seguito da Monica Garbarino e Ilaria Malerba, di Federchimica-Agrofarma, le quali hanno ribadito l’importanza di un approccio razionale alla definizione dei criteri di identificazione di tali sostanze, al fine di evitare inutili bandi e demonizzazioni di prodotti senza i quali si potrebbero aprire varchi preoccupanti nelle strategie di difesa delle colture, anche in ottica resistenze.
 
Scarica le presentazioni di Alberto Mantovani e di Garbarino/Malerba

 

Monica Garbarino di Federchimica ai Forum di medicina vegetale di Bari, anno 2017
Monica Garbarino di Federchimica ai Forum di medicina vegetale di Bari, anno 2017

A seguire, sempre in tema di normative, Pasquale Falzarano del Mipaaf ha condiviso lo stato di avanzamento e di attuazione del Pan, il Piano d’azione nazionale, diretta applicazione in Italia della Direttiva “Uso sostenibile” degli agrofarmaci. Un processo di profonda rivoluzione dell’approccio tecnico e gestionale dei prodotti fitosanitari che obbligherà il comparto a una altrettanto profonda evoluzione della professionalità degli operatori dell’intera filiera, da quella distributiva agli applicatori.
 
Scarica la presentazione di Pasquale Falzarano
 
A concludere la prima sessione Antonio Pascale, scrittore, saggista, ispettore Mipaaf, con l'intervento "Da Pinocchio a MasterChef. Dalla fame all'abbondanza. La storia dell'agricoltura in tre foto di famiglia". In modo teatrale e coinvolgente, Pascale ha ripercorso la storia dell’agricoltura da quando la produzione di cibo abbondante e sano era una chimera, all’attuale società dell’opulenza, spesso dimentica della vita infame delle generazioni precedenti. Un monito a chi, soprattutto, guarda al passato come soluzione dei problemi futuri.
 
Scarica la presentazione di Antonio Pascale

La seconda sessione, moderata come la precedente da Cristiano Spadoni di Image Line, è stata come d’uso dedicata alle comunicazioni delle società agrochimiche. Quasi venti diversi aggiornamenti tecnici relativi a erbicidi, fungicidi, insetticidi e fitoregolatori di nuova o comunque recente immissione sul mercato. 
Scarica le presentazioni della seconda sessione
 
Infine, la terza sessione, moderata da Lorenzo Tosi di Terra e Vita e dedicata ai "Casi fitopatologici rilevanti nell'olivicoltura dell'Italia meridionale". Sono stati infatti trattati temi di estrema importanza per l’agricoltura pugliese, in special modo per la coltura dell’olivo. Agostino Santomauro, dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, ha infatti approfondito gli aspetti della gestione filosanitaria dell'olivo e le strategie d'intervento adottate nell’ambito della protezione integrata (scarica la presentazione), mentre Franco Nigro, del Disspa - Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ha condiviso con la platea le più recenti acquisizioni circa i patogeni tellurici che affliggono gli uliveti pugliesi (scarica la presentazione). Sempre l’olivo al centro anche del terzo intervento, quello di Luigi Catalano e Lorenzo Laghezza, di Agrimeca-Grape and Fruit Consulting, i quali hanno esposto le problematiche fitosanitarie che si possono palesare negli oliveti ad alta densità d'impianto (scarica la presentazione).
 
Tema alquanto scottante in Puglia quello trattato poi dal quarto relatore, ovvero Francesco Porcelli, del Disspa - Università degli Studi di Bari Aldo Moro, toccando gli aspetti della gestione integrata di Philaenus spumarius (la temuta “sputacchina”) quale fondamentale strumento per fermare l'avanzata di Xylella fastidiosa, l’agente patogeno causa del disseccamento degli ulivi (scarica la presentazione).
Ultima, ma non ultima, la vite, con Enrico de Lillo e Rocco Addante, del Disspa - Università degli Studi di Bari Aldo Moro, che hanno condiviso i dati circa la maggiore frequenza di ritrovamenti negli areali pugliesi di fillossera ed erinosi (scarica le presentazioni di de Lillo e di Addante).

Come d’uso, la chiusura del Forum affidata a Giuseppe Laccone, presidente onorario di Arptra.
 

Antonio Pascale ai Forum di medicina vegetale di Bari, anno 2017 
Antonio Pascale ai Forum di medicina vegetale di Bari, anno 2017


Pericolo o rischio: questo il dilemma

 
Salute e ambiente, sperando di non dimenticare la fitoiatria. Questo in sostanza l’auspicio che si ricava dall’ascolto delle prime tre presentazioni della giornata, ovvero quelle sul tema degli “interferenti endocrini”. Sono considerate tali tutte le sostanze che inducano alterazioni nei sistemi ormonali del corpo umano, alterazioni che possono poi esitare in problemi sanitari misurabili. Per esempio l’infertilità, oppure le alterazioni della tiroide e di altre ghiandole coinvolte in importanti processi di regolazione e sviluppo dell’organismo.
 
Il primo problema nasce proprio su cosa si debba intendere per effetto. Secondo un approccio che pare sia maggioritario e istituzionalizzato, sarebbe da considerarsi di per sé interferente endocrino ogni molecola che mostri alterare in qualche modo un qualche ormone. Secondo altre posizioni, a quanto pare minoritarie nell'ambito sui processi decisionali, l’interferente endocrino sarebbe tale invece solo se quelle alterazioni conducano a un effetto nocivo misurabile. Anche lo zucchero, si sa, alza i livelli di insulina, ma mica per questo si può considerare un "interferente endocrino". Le due contrapposte anime della discussione si sono incontrate ieri, 13 dicembre, ad Amsterdam per discutere proprio di tali aspetti.

Di pari importanza la differenza fra “rischi” e “pericoli”, ovvero un tema che affligge da sempre il comparto agrofarmacologico. Già in passato si cono viste demonizzare molecole solo per dei “pericoli intrinseci” che non corrispondono però a rischi reali per la popolazione. Uno su tutti, glifosate. Grave sarebbe quindi approcciare il tema degli interferenti endocrini secondo il criterio di “pericolo” anziché di quello di “rischio”. 
 
Su tale punto si teme che nei prossimi mesi si combatterà una battaglia molto accesa, perché entro il 31 gennaio 2018 si esaurirà il processo di consultazione aperto a livello europeo, dopodiché, forse per maggio, potrebbero essere tracciate le regole atte a stabilire cosa sia interferente endocrino e cosa no. Come pure si potrà sapere in base a quali criteri le molecole potranno essere ancora utilizzate, oppure se verranno bandite.
 
Un punto non da poco se poi la valutazione di tali molecole seguisse l’affilato e periglioso concetto di cut-off, ovvero il “dentro-fuori”, senza magari compiere appunto alcuna valutazione dei rischi reali.
A seconda di come verranno scritte le regole, si rischia infatti di veder condannare molecole utili in quanto incluse nella lista degli interferenti endocrini, anche se di fatto l’esposizione ad esse da parte dell’uomo fosse ampiamente inferiore alle soglie di rischio. Soglie che andrebbero però fissate secondo criteri che ancora oggi sono anch’essi in fase di discussione. Scellerata sarebbe per esempio la creazione di “classi”. Un approccio che si è già rivelato aberrante in tema di cancerogenicità, con uno Iarc che ha posto nello stesso Gruppo 1, dei sicuramente cancerogeni, l’amianto come i salumi, aprendo la via alle già viste criminalizzazioni schizofreniche
 
Sui prodotti fitosanitari grava perciò un “rischio” ulteriore, cioè quello di essere falcidiati in modo, questo sì, pericoloso, in quanto potrebbero sparire sostanze attive di per sé non rischiose per la salute nei fatti, ma considerate tali in base a valutazioni che con l’esposizione oggettiva nulla hanno a che fare.
 
Altro tema fondamentale, il concetto di sostituzione. Vi sono molecole sostituibili con altre che svolgono le medesime azioni, ma altre no. Eliminarle senza che vi siano sostituti validi, quindi, aprirebbe solo dei varchi nei programmi di difesa delle colture. Varchi che esiterebbero in cali produttivi di tipo quali-quantitativo non quantificabili nel presente. Per non parlare degli aggravi di tipo economico per le aziende agricole, le quali già oggi sono per gran parte ai limiti della stessa sopravvivenza imprenditoriale.
 
Inoltre, un tema che quasi sempre passa sottotraccia, purtroppo: quello delle resistenze. Ogni molecola che viene bandita apre una porticina a qualche malerba o parassita, perché le molecole rimaste devono essere usate in modo reiterato, anche per coprire il buco tecnico generatosi. Ciò innesca un processo perverso per il quale meno molecole ci sono, più se ne deve adoperare di quelle rimaste.
Un avvitamento molto pericoloso, perché si parla di “biodiversità”, ma ci si dimentica quasi sempre di ricordare l’indispensabile “chemo-diversità”, ovvero la possibilità di utilizzare sostanze attive con meccanismi di azione molto differenti fra loro.
 
Anche su tale fronte potrebbe quindi impattare pesantemente l’approccio agli interferenti endocrini, se questo fosse irrazionale e lacunoso in termini di visione d’insieme e di lungo periodo. Le regole in corso di definizione sarà quindi bene che tengano in conto ogni possibile difetto, lacuna, buco, entro il quale può inciampare la difesa fitosanitaria nel suo insieme. Perché a fronte di una popolazione cresciuta di 15 centimetri in un secolo e mezzo, come pure che ha visto raddoppiare le proprie aspettative di vita in tale lasso di tempo, sarebbe abbastanza irrazionale tagliare proprio quei rami sui quali tutti stanno comodamente seduti. Perché fra gli “interferenti endocrini” dimenticati, negletti e sottovalutati, c’è sicuramente la fame. Quella che generava pellagra e rachitismo, anche in assenza di sostanze chimiche. Ovvero quelle il cui bilancio economico, sociale e sanitario, per ora, appare decisamente positivo.
 
Sebbene si possa sempre migliorare, sarebbe perciò auspicabile che il processo virtuoso di evoluzione degli agrofarmaci avvenisse ricordando che la chimica al momento a disposizione è proprio quella che ha permesso alle nuove generazioni di vivere molto meglio e molto più a lungo di quelle precedenti, cioè quelle per le quali l'unico principio di precauzione adottato era quello di non farsi falciare un piede dal mietitore che gli lavorava affianco.

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